Dubliners 1914-2014. A Century later Mi piace

“ One by one, they were all becoming shades. Better pass boldly into that other world, in the full glory of some passion, than fade and wither dismally with age”. James Joyce Mi hanno sempre colpito le descrizioni che Joyce fa dei “Dubliners” nel suo romanzo. Così dettagliate, precise, vere e proprie istantanee della città e dei protagonisti che conducono un’esistenza infelice, falliscono e non riescono a trovare il coraggio o la volontà di lasciarsi tutto alle spalle e scappare. Dopo aver riletto “Gente di Dublino”, la rinnovata curiosità che il libro ha acceso in me mi porta nella capitale irlandese. Ero curioso di capire se, esattamente un secolo dopo la prima pubblicazione, si potevano rintracciare nei nuovi Dubliners gli stessi stati d’animo e gli stessi sguardi dei protagonisti dell’opera di Joyce. Mi sono ritrovato immerso in una realtà in cui ho ritrovato incredibili analogie con i personaggi descritti nel romanzo, Il tempo non sembra avere alterato la natura umana e ho avuto l’impressione che le persone incontrate condividessero le stesse emozioni, le stesse aspettative deluse, vivessero le stesse vicende, le stesse condizioni di lucida follia e di abbandono, proiettate per incanto un secolo dopo. Mi è parso di rivedere Eveline nel volto della ragazza dallo sguardo melanconico. Mrs. Kearny nell’elegante sicurezza della signora di buona famiglia, ho incontrato Maria, con il suo senso di inadeguatezza, la sua solitudine e lo sguardo nel vuoto. Al Mulligan’s conversavano amenamente Farrington e i suoi compagni di bevute. Ho intravisto anche Tom Kernan, venditore dai bei modi finché l’alcool non se l’è portato via. Ho incrociato lo sguardo annoiato dalla routine quotidiana del bambino che marina la scuola e lo strano vecchio che egli incontra, dalle maniere un po’ stravaganti. Ho scorto Polly e sua madre e ho riconosciuto la timidezza e le frustrazioni di Thomas Chandler per una vita mai realizzata. E James Duffy con il suo mal di vivere, e ancora il senso di mediocrità che avvolge Gabriel Conroy, ma anche la sua speranza per un cambiamento possibile, con quel suo “go west” che prelude alla morte fisica, oppure a una catartica fuga dalla realtà irlandese, nell’ultimo racconto dell’opera. “Dubliners 1914-2014. A Century Later” 50 ritratti

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