Risultato della ricerca: rito
gaianifabio
...caddi anch'io in tentazione... Foto di rito! e Amen (+Filtro CIR-PL UV)
en.giuliani
Nazaré è una pittoresca località costiera della regione dell’Estremadura, nel Portogallo centrale. Il fascino di Nazaré sta nel suo profondo e indissolubile legame con l’oceano: un mare forte, talvolta impietoso, con onde da record che possono affascinare e al tempo stesso incutere timore. Le immagini più caratteristiche sono le tende colorate in riva alla spiaggia, affascinante contrasto con il blu dell’oceano, le coloratissime barche da pesca e le pescivendole che, come vuole la tradizione, indossano sette gonne. In estate è ancora possibile assistere al rito dell’Arte Xávega, ovvero la pesca con la sciabica: non perdetevi il momento in cui le reti cariche di pesce vengono ritirate dall’acqua e le venditrici fanno eco agli sforzi dei pescatori con le loro urla per attrarre l’attenzione dei clienti.
gaianifabio
Purtroppo ci sono cascato... non ho resistito... Scatto di rito ad Ostuni!
Giulio_Bertocci
Il Kumbh Mela è un pellegrinaggio indù di massa in cui i fedeli si riuniscono per immergersi in un fiume sacro. Circa 80 milioni di persone hanno partecipato al Maha Kumbh Mela, rendendo il rito il più grande raduno mai tenuto al mondo.La storia racconta che i Deva avevano perso la loro forza a causa della maledizione del saggio Durvasa Muni e, volendo riconquistarla, ha chiesto aiuto a Brahm? e Shiva. Quest'ultimo suggerì di rivolgersi a Vishnu. Disse loro di scuotere gli oceani per ottenere l'amrita, l'acqua della vita eterna. Ciò ha richiesto ai deva di essere d'accordo con i loro acerrimi nemici, gli asura, per lavorare insieme, con la promessa di condividere i benefici risultanti. Gli asura accettarono. Tuttavia, quando comparve l'urna (khumba) contenente l'amrita, scoppiò uno scontro tra le due fazioni che impazzì per dodici giorni e dodici notti, equivalenti a dodici anni umani. Si dice che durante la battaglia Vishnu volò via con l'urna dell'amrita perdendo alcune gocce che caddero in quattro punti specifici della terra: Allahabad (Prayag), Haridwar, Ujjain e Nashik.
68summa
Le fracchie a San Marco in Lamis, durante la processione del Venerdì Santo. Un rito antichissimo, si ripete da circa 4 secoli, "la luce delle fracchie per illuminare la Madonna nella ricerca di Gesù". Molto suggestiva
Maricetta
Monte Pellegrino è conosciuto per la più affascinante delle sue storie, L'aver dato ospitalità alla più Illustre nostra concittadina, Rosalia Sinibaldi, vissuta a Palermo durante il Regno di Sicilia di Guglielmo I (detto il Malo), re dei normanni (1120-1166). Una ragazza che scelse l’eremitaggio e che visse parte della sua vita all’interno di una grotta ubicata in cima al monte, oggi luogo di venerazione e dando così inizio al culto di Santa Rosalia, Patrona della Città. Nel 1624, le sue ossa furono portate in processione (per via di una apparizione o di un sogno fatto da un cacciatore che si trovava presso la grotta) per le strade della città, devastata dalla peste che cessò all’indomani del suo passaggio. Da allora, ininterrottamente, Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, attraversa le sue strade per benedire e santificare (si spera) i palermitani. Il rito non è stato mai interrotto, se non dalla seconda guerra mondiale e lo scorso anno (2020) dal Coronavirus. Il 2021, festeggerà il 395mo anno della Vita spirituale della nostra “Santuzza”. Oggi all’interno della grotta sorge un Santuario, devo dire molto suggestivo e interessante e sul punto dove furono ritrovate le sue ossa, è stata edificata una Statua in marmo e ricoperta d’un vestito d’oro
kappona
Il rito quotidiano del tramonto!
sax54
Nominata come villaggio di pescatori nel 769 fu alleata nell\'epoca dei Comuni a Milano, venne distrutta dai comaschi nel 1126. Accolse gli esuli dall\'Isola Comacina, che subì simili sorte nel 1169: venne devastata, il suo castello e le sue chiese distrutte. Il quartiere dove si rifugiarono venne chiamato Insula nova, nome che poi venne esteso all\'intero borgo, che in poco tempo divenne uno dei più ricchi del lago. Ancora oggi ogni anno si celebra l\'esodo dei comacini e l\'accoglienza dei varennesi, il sabato e la domenica della settimana in cui cade il 24 giugno, festa di San Giovanni. Il lago viene illuminato a giorno con migliaia di lumaghitt, lumini galleggianti abbandonati sulle acque, come a ricordare le anime derelitte che navigarono da una sponda all\'altra, scappando dalle proprie case in fiamme. I famosi artigiani chiamati Maestri Comacini sono i discendenti di questa gente. Per quanto faccia parte dell\'arcidiocesi di Milano, Varenna è di rito romano anziché ambrosiano.
antonio.raciti
Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo. Virginia Woolfe
luigi_salatiello
L'incendio del campanile, e' un rito di ringraziamento per la Vergine del Carmelo per i suoi interventi a protezione della citta' contro le scorrerie dei saraceni.
PierGeo
Testo tratto da: www.walkingearth.wordpress.com Milano, 7 del mattino. Il cielo lentamente s’illumina della luce del sole nascente, le cime bergamasche mostrano i loro veli imbiancati come timide spose. Il treno velocemente si riempie delle persone che quotidianamente ripetono il rito del viaggio pendolare dalle loro case al posto di lavoro. Silenziose figure barcollano in cerca di un posto in cui sedere per poi rimanere con occhi bassi o alzarli vagamente per lanciare uno sguardo sospettoso al ragazzo con le cuffie di fronte. Io invece penso ancora a lei. Penso a quello sguardo durato 1/50 di secondo, appena accennato dietro il velo rosso e bianco. Penso a quell’enigmatico sorriso, più nobile di qualunque ricca principessa e più misterioso di qualunque Monna Lisa. A essere sinceri, potrei trovare diversi difetti tecnici in questo scatto: la composizione non strepitosa, il fuoco un po’ debole intorno alla bocca, lo sfondo non omogeneo e altro ancora. Tuttavia non è un caso se ho deciso di iniziare una serie di post dedicati al mio recente viaggio in Etiopia e Dancalia proprio con questa fotografia. Tra tante, meglio di altre rappresenta l’essenza di questa esperienza. La Dancalia non è una terra che si ammira al primo sguardo. L’aria soffocante ricca di polvere e il calore che sale dal terreno arso dal sole impediscono allo sguardo di correre verso i coni vulcanici che appena si intravedono in lontananza. Questa terra ci costringe a faticare per camminare, percorrere i sentieri e le piste accidentate dove sopravvivono solo secchi arbusti, invidiando l’incedere elegante dei dromedari. Ma poi, ecco che si svelano laghi azzurri, vulcani con laghi pulsanti di lava, distese luccicanti di rocce gialle, rosse e verdi. In questa terra vive un popolo che è come lei, schivo, fiero e guerriero. Sono gli afar che percorrono da millenni questo deserto infernale seguendo le stelle per spostarsi da un pozzo all’altro e abbeverare le poche capre che ne garantiscono la sopravvivenza. Per tutto il viaggio avevo cercato di ritrarre queste genti. Gli anziani che con la loro saggezza dirigono le carovane, i giovani guerrieri con i lunghi coltelli e gli immancabili mitragliatori AK-47 Kalashnikov. E le donne, bellissime, eleganti come regine, camminano come sulle nuvole e si nascondono veloci dietro i veli e nelle tende di pelli, attorniate da una miriade di bambini sorridenti. La legge dell’Islam e il costume vietano alle ragazze in età di marito di mostrarsi con facilità e tantomeno di farsi fotografare da qualche bianco in caccia del souvenir della vacanza. Non era questo che cercavo, né tantomeno avrei mai ceduto alla diffusa usanza di pagare per ottenere lo scatto desiderato. No, volevo una foto sincera che scaturisse da un incontro amichevole. Ho visto questa ragazza ad Ahmed-Ela, un villaggio di capanne a pochi chilometri dal confine eritreo. Qui da secoli gli uomini si seccano al sole della Dancalia per estrarre il sale dalla Piana del Sale e guadagnare pochi Birr in cambio degli occhi che si spengono a poco più di trent’anni. Guardavo le carovane che rientravano in città quando ho notato questa ragazza appoggiata a un angolo della baracca in cui viveva con la sua famiglia. Era bellissima, incuriosita dalla nostra presenza e attenta a non farsi fotografare. Mi sono avvicinato “Salam Alekum” le dissi e lei “Alekum Salam”. Non ci speravo, le ho indicato la macchina fotografica e lei, dopo aver controllato che il padre non la vedesse, si è tolta il velo e…click…poi è fuggita, le sorelline alla gonna, la cena da preparare, una vita e due mondi uniti in 1/50 di secondo.
Michele Difrancesco
Un rito, un gesto e sempre grande fair play. Realizzata con NIKON Z6
maria.sal
\"... fra le donne partenopee fiorì l’usanza di adottare un’anima “pezzentella”, ossia senza parenti legali, scegliendone con cura la “capuzzèlla” (il teschio), spolverandola, mettendola al riparo in uno “scaravàttuolo” (una tombìna), coccolandola col “refrìsco” (un rito antico e complicato fatto di preghiere e attenzioni) e dandole un nome.La Pezzentella diventava parte della famiglia; visitata almeno una volta la settimana, a lei ci si confidava e si chiedevano grazie tramite bigliettini lasciati nella capuzzella. Ad esempio, eccone uno che sperava in una vincita al Lotto: Anima bella venitemi in sogno e fatemi sapere come vi chiamate. Fatemi la grazia di farmi uscire la mia serie della cartella Nazionale. Anima bella fatemi questa grazia, a buon rendere… Se però le grazie non arrivavano, l’adottante le teneva il muso iniziando a maneggiarla bruscamente, evitando di spolverarla, ignorandola ostentatamente sino ad arrivare, in casi estremi, a ripudiarla con ignominia, sostituendola con un’altra. Nel 1969 questo genere di culto in odor di superstizione fu proibito dalla Chiesa, ma con scarsi risultati.
plucciola
Le donne del popolo Kayan fin dall’infanzia portano degli anelli d’ottone che, provocando uno slittamento della clavicola, fanno sembrare il loro collo allungato. Questa donna ha 72 anni ed aveva indossato gli anelli per seguire la tradizione. Purtroppo le donne più giovani si sottopongono a questo rito solo per attirare i turisti alle loro bancarelle. ~ ~ The women of the Kayan people have been wearing brass rings since childhood, causing a slippage of the clavicle, making their neck seem stretched. This woman is 72 years old and had worn rings to follow the tradition. Unfortunately, younger women undergo this rite only to attract tourists to their stalls.
carmengiancola
.....è un rito....il suono dell\'acqua sulla farina, le mani che impastano, mentre il suo viso ti guarda e racconta storie lontane....eppure così vicine....e intanto il profumo del ragù che invade la stanza.....ci si prepara ad una festa, quella in cui dopo una settimana di frenesia la famiglia si ritrova insieme nella calma di una domenica di sole....grazie nonna
andreamassetani
foto della torta nunziale del mio primo servizio di matrimonio (rito civile)
Massimo_2015
"E tutto albeggia e tutto tace. Il fine è questo, è questo il cominciar d'un rito? Di tra un silenzio candido di trine parla il mistero in suono di vagito..."G.Pascoli