mh, direi un ottimo risultato! considerando la giornata nuvolosa ed il fissaggio poco diluito è venuta benissimo; la lastra mi sembra molto buona nella sua struttura
con una bella giornata di sole vedrai che si otterranno foto bellissime
alla prossima CIAO!
con una bella giornata di sole vedrai che si otterranno foto bellissime
alla prossima CIAO!
Ciao Mauri.
Cari amici, è arrivato il collodio!
Cari amici, è arrivato il collodio!
Ciao Pietro,
questa mattina c'era un bel sole ed il Velino era completamente innevato. Ho sensibilizzato la seconda lastra iodurata ed ho esposto per 20 minuti, un bel po' considerate le mie precedenti prove e le condizioni di luce. Temevo di aver sovraesposto ed invece l'immagine, nell'acido gallico preparato di fresco, ha messo molto tempo a comparire ed è rimasta leggera. Non l'ho nemmeno immersa nel fissaggio ma l'ho solo risciacquata abbondantemente.
La reticolatura macroscopica delle precedenti lastre è scomparsa, ma l'immagine appare molto irregolare. E la cosa non dipende da una cattiva agitazione. In primo piano c'era una lunga fila di cipressi, ma la lastra li ha riprodotti in modo molto parziale. Colpa dello strato di albumina troppo sottile, visto che dopo averla stesa l'ho fatta scolare? Ho semplicemente seguito la procedura descritta nel testo "Chimie photographique". Forse è passato troppo tempo dalla stesa? Colpa dell'aggiunta di ammoniaca?
E' molto difficile trovare la giusta via e forse è per questo che si è passati al collodio umido (cosa che farò presto anch'io), pur se bisogna preparare la lastra, sensibilizzarla, esporla e svilupparla in meno di un'ora, cosa che costringeva i fotografi a portarsi dietro la camera oscura ed i prodotti chimici. Ma non abbandonerò l'albumina fin quando non otterrò dei risultati sodisfacenti e costanti.
A presto
Enrico
questa mattina c'era un bel sole ed il Velino era completamente innevato. Ho sensibilizzato la seconda lastra iodurata ed ho esposto per 20 minuti, un bel po' considerate le mie precedenti prove e le condizioni di luce. Temevo di aver sovraesposto ed invece l'immagine, nell'acido gallico preparato di fresco, ha messo molto tempo a comparire ed è rimasta leggera. Non l'ho nemmeno immersa nel fissaggio ma l'ho solo risciacquata abbondantemente.
La reticolatura macroscopica delle precedenti lastre è scomparsa, ma l'immagine appare molto irregolare. E la cosa non dipende da una cattiva agitazione. In primo piano c'era una lunga fila di cipressi, ma la lastra li ha riprodotti in modo molto parziale. Colpa dello strato di albumina troppo sottile, visto che dopo averla stesa l'ho fatta scolare? Ho semplicemente seguito la procedura descritta nel testo "Chimie photographique". Forse è passato troppo tempo dalla stesa? Colpa dell'aggiunta di ammoniaca?
E' molto difficile trovare la giusta via e forse è per questo che si è passati al collodio umido (cosa che farò presto anch'io), pur se bisogna preparare la lastra, sensibilizzarla, esporla e svilupparla in meno di un'ora, cosa che costringeva i fotografi a portarsi dietro la camera oscura ed i prodotti chimici. Ma non abbandonerò l'albumina fin quando non otterrò dei risultati sodisfacenti e costanti.
A presto
Enrico
Non sono degli eureka, ma ci siamo vicino.
Direi che anche i risultati con l'albumina stanno costantemente migliorando!
non si notano più screpolature ed eccessivi contrasti
Aspettiamo sorprese
non si notano più screpolature ed eccessivi contrasti
Aspettiamo sorprese
Ciao Enrico! A costo di ripetermi, complimenti per l'ennesimo bel risultato Sono d'accordo quando dici di continuare con l'albumina fino ad ottenere dei risultati soddisfacenti e costanti, penso che sia il modo migliore per affinare la tecnica.
E poi finalmente è arrivato il collodio!
A presto, CIAO
E poi finalmente è arrivato il collodio!
A presto, CIAO
Ciao Danigost, Pietro e Mauri,
grazie della vostra presenza. Ho appena acquistato etere ed alcool per diluire il collodio.
A presto le prime prove. proseguo certamente con l'albumina.
Enrico
grazie della vostra presenza. Ho appena acquistato etere ed alcool per diluire il collodio.
A presto le prime prove. proseguo certamente con l'albumina.
Enrico
Cari amici,
ho trovato e pulito una bottiglietta di piccola capacità dove iniziare a preparare il collodio "fotografico" ed ora è ad asciugare. Intanto ho esposto per 40 minuti una lastra all'albumina. E' vero che il cielo è nuvoloso, ma 40 minuti sono quasi una esposizione per l'annerimento diretto. Ho immerso la lastra nella soluzione di acido gallico, ma è rimasta, anche dopo diversi minuti, senza alcun annerimento visibile. E' strano questo improvviso mancato apparire dell'immagine, dopo una serie di esposizioni riuscite bene se non per quella fastidiosa reticolatura. Mi è venuto allora un dubbio: non è che è la soluzione madre di acido gallico, quella che utilizzo per preparare la soluzione fresca di lavoro, ad aver perso il suo vigore? Il dubbio è fondato, trattandosi di un composto organico e quindi soggetto ad alterarsi, specie se in soluzione acquosa. A dire il vero sono molti mesi che l'ho preparata. Mi sono deciso a rifarla di nuovo a partire dall'acido gallico in polvere. Intanto, visto che dovevo buttarla, l'ho versata nella vaschetta con la lastra. Chissà, ho pensato, che aumentandone la concentrazione non venga fuori qualcosa? In effetti, pur se molto lentamente, qualcosa sta iniziando a venir fuori.
Credo proprio che gli ultimi insuccessi siano dovuti alla perdita di attività della vecchia soluzione. Meno male che ci ho pensato, altrimenti un eventuale insuccesso con il collodio a che lo avrei attribuito?
Vi farò sapere.
Buona luce
Enrico
ho trovato e pulito una bottiglietta di piccola capacità dove iniziare a preparare il collodio "fotografico" ed ora è ad asciugare. Intanto ho esposto per 40 minuti una lastra all'albumina. E' vero che il cielo è nuvoloso, ma 40 minuti sono quasi una esposizione per l'annerimento diretto. Ho immerso la lastra nella soluzione di acido gallico, ma è rimasta, anche dopo diversi minuti, senza alcun annerimento visibile. E' strano questo improvviso mancato apparire dell'immagine, dopo una serie di esposizioni riuscite bene se non per quella fastidiosa reticolatura. Mi è venuto allora un dubbio: non è che è la soluzione madre di acido gallico, quella che utilizzo per preparare la soluzione fresca di lavoro, ad aver perso il suo vigore? Il dubbio è fondato, trattandosi di un composto organico e quindi soggetto ad alterarsi, specie se in soluzione acquosa. A dire il vero sono molti mesi che l'ho preparata. Mi sono deciso a rifarla di nuovo a partire dall'acido gallico in polvere. Intanto, visto che dovevo buttarla, l'ho versata nella vaschetta con la lastra. Chissà, ho pensato, che aumentandone la concentrazione non venga fuori qualcosa? In effetti, pur se molto lentamente, qualcosa sta iniziando a venir fuori.
Credo proprio che gli ultimi insuccessi siano dovuti alla perdita di attività della vecchia soluzione. Meno male che ci ho pensato, altrimenti un eventuale insuccesso con il collodio a che lo avrei attribuito?
Vi farò sapere.
Buona luce
Enrico
Cari amici,
ecco la lastra all'albumina. Si vede che il negativo è leggero e gli annerimenti non sono pieni, credo proprio a causa dello sviluppo esaurito, come ho detto in precedenza. La permanenza nello sviluppo si è protratta per circa un'ora. Tutto questo ha causato anche la visibilità di quei disegni e strie di essiccamento dell'albumina che altrimenti non si sarebbero visti. Unica nota positiva è che l'albumina non si reticola più:
E' il palazzo di fronte casa, già ripreso con esiti migliori, dove si vede l'impalcatura che è servita per i lavori di rifacimento della tinteggiatura della facciata.
Un saluto ed a presto... con il collodio
Enrico
ecco la lastra all'albumina. Si vede che il negativo è leggero e gli annerimenti non sono pieni, credo proprio a causa dello sviluppo esaurito, come ho detto in precedenza. La permanenza nello sviluppo si è protratta per circa un'ora. Tutto questo ha causato anche la visibilità di quei disegni e strie di essiccamento dell'albumina che altrimenti non si sarebbero visti. Unica nota positiva è che l'albumina non si reticola più:
E' il palazzo di fronte casa, già ripreso con esiti migliori, dove si vede l'impalcatura che è servita per i lavori di rifacimento della tinteggiatura della facciata.
Un saluto ed a presto... con il collodio
Enrico
Direi che questo già è un risultato stupefacente; avanti tutta Enrico.
Grazie Marcelus, grazie Zico!
Enrico
Enrico
Cari amici, vi tengo aggiornati.
Ho appena preparato il collodio.
Ho sciolto in mezzo ml di acqua distillata un grammo di ioduro di potassio ed un decigrammo di bromuro di potassio. Ho versato la soluzione nel cilindro graduato, aggiungendovi 20 ml di alcool etilico a 95°. Ho quindi aggiunto 40 ml di etere. Si è formata subito una sospensione lattescente, stratificata al di sopra di quella inferiore che è rimasta limpida. Ho poi aggiunto al tutto 40 ml di collodio al 5%, molto viscoso, versando il tutto in una boccetta di vetro scuro. Ora dovrà riposare per 48 ore.
Ho avuto un po' da fare per eliminare dall'imbuto di vetro e dal cilindro la pellicola di collodio che vi era rimasta aderente. Per ora questi 100 ml di collodio fotografico mi bastano per parecchie esposizioni. In futuro credo che, per evitare di imbrattare la vetreria, segnerò la boccetta a diverse altezze, corrispondenti ai volumi delle diverse sostanze da mescolare.
A presto
Enrico
Ho appena preparato il collodio.
Ho sciolto in mezzo ml di acqua distillata un grammo di ioduro di potassio ed un decigrammo di bromuro di potassio. Ho versato la soluzione nel cilindro graduato, aggiungendovi 20 ml di alcool etilico a 95°. Ho quindi aggiunto 40 ml di etere. Si è formata subito una sospensione lattescente, stratificata al di sopra di quella inferiore che è rimasta limpida. Ho poi aggiunto al tutto 40 ml di collodio al 5%, molto viscoso, versando il tutto in una boccetta di vetro scuro. Ora dovrà riposare per 48 ore.
Ho avuto un po' da fare per eliminare dall'imbuto di vetro e dal cilindro la pellicola di collodio che vi era rimasta aderente. Per ora questi 100 ml di collodio fotografico mi bastano per parecchie esposizioni. In futuro credo che, per evitare di imbrattare la vetreria, segnerò la boccetta a diverse altezze, corrispondenti ai volumi delle diverse sostanze da mescolare.
A presto
Enrico
Grande! vedo che i lavori fervono più che mai L'ultima esposizione non è niente male, chissa come sarebbe stata se la soluzione di acido gallico non si fosse "indebolita"..............praticamente perfetta, o quasi!
Ormai sei diventato un professionista sono ansioso di vedere in azione il collodio
Ciao!
Ormai sei diventato un professionista sono ansioso di vedere in azione il collodio
Ciao!
Ti seguo sempre con attenzione Enrico, e adesso attendo curioso la prova con il collodio.
Al prossimo eureka!
Al prossimo eureka!
Fortuna che ti è venuto in mente che sarebbe potuto essere l'acido gallico.
Direi che ti stai stabilizzando con i risultati.
Aspettimo il collodio, ma anche l'albumina vedo che dà dei buoni risultati.
Direi che ti stai stabilizzando con i risultati.
Aspettimo il collodio, ma anche l'albumina vedo che dà dei buoni risultati.
Ciao amici,
grazie per la vostra presenza.
Si, l'albumina mi consentirà di spostarmi da casa e fotografare qualche paesaggio, qualche chiesetta di montagna, in maniera da seguire le orme dei pionieri, oltre che nella tecnica, anche nel gusto e negli stili. Con il collodio umido, per far questo, dovrei attrezzarmi una camera oscura portatile, magari nel portabagagli dell'auto.
Durante la sperimentazione con il collodio, dopo l'acido gallico, proverò con il solfato di ferro che era lo sviluppo elettivo per questa tecnica. Oltretutto il solfato di ferro è molto più economico perché si trova a poche lire nei negozi dei fiorai.
Un saluto
Enrico
grazie per la vostra presenza.
Si, l'albumina mi consentirà di spostarmi da casa e fotografare qualche paesaggio, qualche chiesetta di montagna, in maniera da seguire le orme dei pionieri, oltre che nella tecnica, anche nel gusto e negli stili. Con il collodio umido, per far questo, dovrei attrezzarmi una camera oscura portatile, magari nel portabagagli dell'auto.
Durante la sperimentazione con il collodio, dopo l'acido gallico, proverò con il solfato di ferro che era lo sviluppo elettivo per questa tecnica. Oltretutto il solfato di ferro è molto più economico perché si trova a poche lire nei negozi dei fiorai.
Un saluto
Enrico
Sempre in fermento pronto con nuove idee questa si che è passione!
Non sono scomparso. A breve la prima prova con il collodio.
Enrico
Enrico
Cari amici: EUREKA!
Questa mattina, dopo aver pulito dalla neve l'auto mia e di mia moglie, ho accompagnato le figlie a scuola e mi sono recato al lavoro. Il parcheggio della mia scuola era quasi vuoto. Ho pensato ad un'assenza collettiva causa neve, ma poi mi sono ricordato che oggi c'è l'assemblea d'istituto. Avevo una mattinata intera di libertà! Comprato il pane e passato in libreria a ritirare "Alle origini del fotografico", un libro su "Pencil of nature" di Talbot appena arrivato, sono tornato a casa.
Era il momento buono per la prima prova al collodio.
Ho pulito una lastra di vetro (devo tornare dal vetraio, me ne è rimasta solo un'altra) e, indossati i guanti di lattice, ho versato un po' di collodio su di un angolo, inclinandola per farlo stendere su tutta la superficie. Sapevo già che avrei avuto bisogno di un po' di pratica perché l'operazione non è facile ed occorre raggiungere una certa manualità. Infatti ne ho versato troppo poco ed ho dovuto aggiungerne dell'altro, cosa che è da evitare, perchè impedisce la formazione di uno strato uniforme.
Ho fatto passare un minuto e, giudicando "a naso" che il rapprendimento del collodio fosse buono, mi sono chiuso in camera oscura ed ho immerso la lastra nella soluzione di nitrato d'argento per sensibilizzarla. Si è subito formato uno strato lattescente, segno dell'avvenuta reazione di precipitazione. Dopo un minuto, l'ho posta a scolare. Quindi l'ho sistemata nello chassis. Non va sciacquata in acqua. Le lastre al collodio umido vanno esposte e sviluppate immediatamente, prima che il loro completo essiccamento le renda impermeabili ai bagni. Mi sono precipitato sul terrazzo del piano-notte ed ho puntato la mia camera obscura sul palazzo di fronte (che ormai conoscete bene), nuovo di tinteggiatura e privo dei ponteggi. Il cielo è nuvoloso, ma il riflesso della neve crea una luce uniforme e sufficientemente intensa. Sempre "a naso" ho giudicato buona una posa di 40 secondi (poi aggiusterò il tiro, pensavo mentre ero con l'occhio al cronometro e con il copriobiettivo in mano).
Trascorso il tempo, giù a sviluppare. In una manciata di secondi, nello sviluppo fresco all'acido gallico è comparsa l'immagine, netta, nitida. Si vedevano chiaramente anche i bidoni di vernice lasciati dagli operai. Mentre attendevo che l'annerimento giungesse al punto giusto, pensavo al fissaggio ed al timore che potesse ripetersi lo sbiadimento dell'immagine così come mi era capitato con l'albumina. Invece tutto è andato bene anche nel fissaggio. Solo in qualche punto periferico il bianco degli alogenuri non è scomparso completamente. Collodio già impermeabile?
Ora la lastra è ad asciugare. In giornata vi mostro il risultato.
Quanto è diverso leggere un libro di storia della fotografia dal riviverne gli eventi!
Credo che per imparare, occorra fare. Un esempio. Ho acquistato da qualche giorno il "Dizionario di fotografia" della Rizzoli, in vendita scontato al 50%. E' un buon testo, sintetico, sulla fotografia, traduzione dell'omonimo francese edito dalla Larousse, cui hanno collaborato firme importanti.
Alla voce "Collodio umido" leggo:
"...Nonostante numerosi inconvenienti: il peso e la fragilità del vetro, la difficoltà di applicare il collodio nell'oscurità e di sviluppare la lastra prima che sia asciutta, l'obbligo di trasportare una camera oscura portatile, i prodotti chimici e l'apparecchio stesso, i vantaggi di questo procedimento sono tali che compensano la difficoltà dell'operazione. La finezza della grana e la lucentezza dei bianchi permettono di ottenere una grande precisione nei dettagli e una vasta gamma di tonalità, caratteristiche che ritrattisti come Nadar e Carjat hanno saputo utilizzare al meglio".
Ora, non è vero che il collodio va applicato al buio. Si applica in luce piena perchè lo ioduro (di potassio o di cadmio) che vi si discioglie, non è assolutamente sensibile alla luce. Lo è lo ioduro d'argento che si forma in seguito all'immersione, questa sì al buio, nel nitrato d'argento.
A più tardi
Enrico
Questa mattina, dopo aver pulito dalla neve l'auto mia e di mia moglie, ho accompagnato le figlie a scuola e mi sono recato al lavoro. Il parcheggio della mia scuola era quasi vuoto. Ho pensato ad un'assenza collettiva causa neve, ma poi mi sono ricordato che oggi c'è l'assemblea d'istituto. Avevo una mattinata intera di libertà! Comprato il pane e passato in libreria a ritirare "Alle origini del fotografico", un libro su "Pencil of nature" di Talbot appena arrivato, sono tornato a casa.
Era il momento buono per la prima prova al collodio.
Ho pulito una lastra di vetro (devo tornare dal vetraio, me ne è rimasta solo un'altra) e, indossati i guanti di lattice, ho versato un po' di collodio su di un angolo, inclinandola per farlo stendere su tutta la superficie. Sapevo già che avrei avuto bisogno di un po' di pratica perché l'operazione non è facile ed occorre raggiungere una certa manualità. Infatti ne ho versato troppo poco ed ho dovuto aggiungerne dell'altro, cosa che è da evitare, perchè impedisce la formazione di uno strato uniforme.
Ho fatto passare un minuto e, giudicando "a naso" che il rapprendimento del collodio fosse buono, mi sono chiuso in camera oscura ed ho immerso la lastra nella soluzione di nitrato d'argento per sensibilizzarla. Si è subito formato uno strato lattescente, segno dell'avvenuta reazione di precipitazione. Dopo un minuto, l'ho posta a scolare. Quindi l'ho sistemata nello chassis. Non va sciacquata in acqua. Le lastre al collodio umido vanno esposte e sviluppate immediatamente, prima che il loro completo essiccamento le renda impermeabili ai bagni. Mi sono precipitato sul terrazzo del piano-notte ed ho puntato la mia camera obscura sul palazzo di fronte (che ormai conoscete bene), nuovo di tinteggiatura e privo dei ponteggi. Il cielo è nuvoloso, ma il riflesso della neve crea una luce uniforme e sufficientemente intensa. Sempre "a naso" ho giudicato buona una posa di 40 secondi (poi aggiusterò il tiro, pensavo mentre ero con l'occhio al cronometro e con il copriobiettivo in mano).
Trascorso il tempo, giù a sviluppare. In una manciata di secondi, nello sviluppo fresco all'acido gallico è comparsa l'immagine, netta, nitida. Si vedevano chiaramente anche i bidoni di vernice lasciati dagli operai. Mentre attendevo che l'annerimento giungesse al punto giusto, pensavo al fissaggio ed al timore che potesse ripetersi lo sbiadimento dell'immagine così come mi era capitato con l'albumina. Invece tutto è andato bene anche nel fissaggio. Solo in qualche punto periferico il bianco degli alogenuri non è scomparso completamente. Collodio già impermeabile?
Ora la lastra è ad asciugare. In giornata vi mostro il risultato.
Quanto è diverso leggere un libro di storia della fotografia dal riviverne gli eventi!
Credo che per imparare, occorra fare. Un esempio. Ho acquistato da qualche giorno il "Dizionario di fotografia" della Rizzoli, in vendita scontato al 50%. E' un buon testo, sintetico, sulla fotografia, traduzione dell'omonimo francese edito dalla Larousse, cui hanno collaborato firme importanti.
Alla voce "Collodio umido" leggo:
"...Nonostante numerosi inconvenienti: il peso e la fragilità del vetro, la difficoltà di applicare il collodio nell'oscurità e di sviluppare la lastra prima che sia asciutta, l'obbligo di trasportare una camera oscura portatile, i prodotti chimici e l'apparecchio stesso, i vantaggi di questo procedimento sono tali che compensano la difficoltà dell'operazione. La finezza della grana e la lucentezza dei bianchi permettono di ottenere una grande precisione nei dettagli e una vasta gamma di tonalità, caratteristiche che ritrattisti come Nadar e Carjat hanno saputo utilizzare al meglio".
Ora, non è vero che il collodio va applicato al buio. Si applica in luce piena perchè lo ioduro (di potassio o di cadmio) che vi si discioglie, non è assolutamente sensibile alla luce. Lo è lo ioduro d'argento che si forma in seguito all'immersione, questa sì al buio, nel nitrato d'argento.
A più tardi
Enrico
Eccola.
credevo meglio in camera oscura. Ma è solo una prima prova . Devo imparare a stendere bene l'emulsione. Il negativo, oltre a non essere uniforme, è leggero. Si vede che ho sopravvalutato la luminosità della scena.
credevo meglio in camera oscura. Ma è solo una prima prova . Devo imparare a stendere bene l'emulsione. Il negativo, oltre a non essere uniforme, è leggero. Si vede che ho sopravvalutato la luminosità della scena.
A tutti i miei compagni di viaggio sulla carrozza del tempo
E vai Enrico.
Ottimo risultato!!!
Decisamente ben augurante per il futuro, la pratica porta alla perfezione
TANTI AUGURI DI BUONE FESTE ANCHE A TE
Ciaoooooooooo
Decisamente ben augurante per il futuro, la pratica porta alla perfezione
TANTI AUGURI DI BUONE FESTE ANCHE A TE
Ciaoooooooooo