Risultato della ricerca: polizia
nigelk1976
Scontri tra polizia e manifestanti per lo sgombero di via Verdi a Torino Ottobre 2012
FabioCamoli
Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba (più correttamente \"san Saba\"), alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l\'8 settembre: venne denominato Stalag 339. Successivamente, al termine dell\'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Supervisore della Risiera fu l\'ufficiale delle SS Odilo Globočnik, triestino di nascita, in precedenza stretto collaboratore di Reinhard Heydrich e responsabile dei campi di sterminio attivati nel Governatorato Generale, nel quadro dell\'operazione Reinhard, in cui erano stati uccisi oltre 1,2 milioni di ebrei[3]. Per i cittadini incarcerati nella Risiera, intervenne in molti casi, presso le autorità germaniche, il vescovo di Trieste, monsignor Santin; in alcuni casi con una soluzione positiva (liberazione di Giani Stuparich e famiglia) ma in altri senza successo. I nazisti, dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all\'inizio del 1944 dell\'essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in un forno crematorio. L\'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri e la sua prima utilizzazione si ebbe il 4 aprile 1944 con la cremazione di una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente in località limitrofe Villa Opicina (Trieste). Da allora, fino alla data della liberazione, il forno crematorio fu adoperato per bruciare i corpi di oltre 3500 prigionieri della Risiera, soppressi direttamente dal personale carcerario ivi operante. La Risiera, oltre ad essere usata come campo di smistamento di oltre 8000 deportati provenienti dalle Provincie orientali destinati agli altri campi di concentramento nazisti, fu quindi adoperata in parte anche come luogo di detenzione, tortura ed eliminazione di prigionieri sospettati di attività sovversiva nei confronti delle regime nazista Questo luogo è di assoluta importanza in quanto fu l\'unico campo di deportazione dell\'Europa meridionale. Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini, ma sono stati descritti successivamente dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorge il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera. Riguardo alle ipotesi sui metodi di esecuzione, esse sarebbero avvenute o per gassazione attraverso automezzi appositamente attrezzati, o con un colpo di mazza alla nuca (mazza ritrovata e custodita sino al 1977 nel museo della risiera. È stata rubata l\'anno successivo) o per fucilazione. Nel complesso le esecuzioni sarebbero state almeno cinquemila, secondo una stima approssimativa, sebbene non si disponga di dati certi. Con il D.P.R. n. 510 del 15 aprile 1965, il Presidente Giuseppe Saragat dichiarò la risiera di san Sabba Monumento Nazionale, quale \"unico esempio di lager nazista in Italia\".(Wikipedia) L\'occhio scorre dal centro dell\'immagine (il forno crematorio rimosso)verso il basso, volta a destra, seguendo la canala a terra, per poi risalire sulla stele (la ex-ciminiera)...in alto la fine delle sofferenze. Fabio.
southernman
Valle Millecampi (PD), un vecchio casone ora sede di una polisportiva e di un posto di guardia della Polizia Provinciale
masuero
Dirigendoci verso Galle, abbiamo la fortuna di reincontrare (lo avevamo già incrociato entrando in Kandy, tre giorni prima), scortato con orgoglio dalla Polizia, uno dei più importanti elefanti sacri dello Sri Lanka, reduce dalle sfilate dell'Esala Perahera, una delle più antiche e celebrate feste buddhista dell'isola.
dylan72
Il 23 maggio del 1992 il giudice Giovanni FALCONE e la moglie Francesca MORVILLO, stavano tornando a casa da Roma, per trascorrere il fine settimana, come era solito fare. Atterrati a Palermo Punta Raisi li attende la scorta composta da tre auto blindate, il Giudice decide di guidarne una, con a fianco la moglie e con il suo autista seduto nei sedili posteriori. Le tre auto blindate percorrono l'autostrada, dirette verso Palermo, alle 17:58, nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, da una posizione elevata che guarda quel tratto autostradale, fu azionato il telecomando che fece detonare una carica di cinquecento chili di tritolo, posizionata in una galleria proprio sotto la strada. La deflagrazione colse in pieno le tre auto blindate, la prima Fiat Croma viene letteralmente spazzata via e i tre agenti della scorta morirono sul colpo. Il Giudice FALCONE e la moglie moriranno soltanto dopo a causa dei traumi riportati. A distanza di trent’anni di quella che poi è stata nominata “la strage di Capaci” viene ricordato il sacrificio del Giudice Giovanni FALCONE, la moglie Francesca MORVILLO e degli agenti della Polizia di Stato di scorta Vito SCHIFANI, Rocco DICILLO e Antonio MONTINARO. Ci tenevo da palermitano a ricordare il trentennale della strage per tenere sempre vivo il ricordo di chi con il loro sacrificio ha dato un grande contributo nella lotta alla mafia.
fulviorizzio
Torino 1970, la Polizia si stà  preparando alla carica, al fondo di Via Roma non si vede Piazza Castello, coperta dal fumo di un' incendio innescato dai dimostranti. Pellicola ilford HP 4 Minolta SRT 101
EmilioPaolo
Mentre passeggiavo nel lungomare ho trovato questa vecchia nave mezzo affondata, è ancora ormeggiata al molo, probabilmente verrà portata via e smantellata a breve, ma mi ha colpito vederla ancora lì, quasi come fosse imperterrita a non arrendersi al suo destino. Ognuno ci vede quello che vuole nelle immagini, io ci ho visto questo, perseveranza. Gobe ND1000, 137 sec. La foto ritrae la Motonave "Gennaro Cantiello", varata nel Luglio 1977 a Mazara del Vallo, 50 metri di lunghezza e 185 tonnellate di stazza lorda, una capienza di circa 85-90 passeggeri. A fare da Madrina al varo di questa nave che porta il nome del marito, la sig.ra Lucia Nardin, vedova del brigadiere Gennaro Cantiello, Medaglia d'oro al Valor Militare. L'anno dopo la Cantiello arriva all'Asinara, al porto di Cala d'Oliva, entrando così in servizio effettivo in forze alla polizia penitenziaria. La Cantiello ha trasportato per anni e anni uomini e merci facendo la spola tra la Sardegna e l'Asinara ed è diventata con gli anni un vero e proprio simbolo di quel "collegamento" fra l'isola madre e la "Caienna" dell'Asinara e che è rimasto vivo e indelebile nei ricordi di chi ha vissuto e lavorato sull'isola. La Gennaro Cantiello potrebbe raccontare la storia dell'Italia "degli anni di piombo", la storia del terrorismo brigatista è infatti passata dalla nave al carcere di Fornelli, tra i passeggeri della motonave infatti troviamo alcuni nomi piuttosto noti: Renato Curcio e Alberto Franceschini, che nel 79' organizzarono la famosa "rivolta delle caffettiere". Ha solcato anche la storia della nuova Camorra organizzata quando ha trasportato Raffaele Cutolo "O Professore" che lo stesso Sandro Pertini volle trasferire all'Asinara per allontanarlo dal carcere di Asti dal quale, nonostante la detenzione, riusciva a controllare il suo impero criminale. Anche la storia del Maxi-processo contro Cosa Nostra ha navigato sulla Cantiello, trasportò infatti i giudici Falcone e Borsellino che nel 1985 si blindarono nella foresteria dell'Asinara per preparare appunto il maxi-processo. Un altro dei passeggeri che balzarono agli onori della cronaca fu Matteo Boe, l'ex primula rossa del banditismo Sardo, unico peraltro a riuscire ad evadere dal carcere di Fornelli nel 1986. Quando infine venne emanata, dopo ben 113 anni di permanenza dell'Amministrazione Penitenziaria sull'isola dell'Asinara, l'ordinanza di Dismissione della struttura carceraria, la Cantiello compì il suo ultimo viaggio da Cala d'Oliva a Porto Torres. Era nel Maggio del 1988 e quel "collegamento" di cui ancora oggi troviamo testimonianza nei racconti dei testimoni di quel periodo, si interruppe. Ha un passato importante la Cantiello, un pezzo di storia di Sardegna, dell'Italia e della Forza di Polizia Penitenziaria tanto che cimeli della nave, come la bussola e il timone, vengono esposti ancora oggi nelle più importanti manifestazioni e fiere dedicate alle forze di polizia. Un passato importante di cui portava i segni, incisi sulle panche delle celle c'erano infatti i nomi dei famigerati passeggeri, un passato che avrebbe potuto ancora raccontare. Nel 2004 fu acquistata da un privato Cagliaritano, Salvatore Pergola, che la portò a Cagliari con l'idea di utilizzarla per delle escursioni culturali, poi la ristrutturò e ne fece un ristorante-museo. Fino al 2016 è stato un locale galleggiante di discreto successo, poi il lento declino, culminato con una falla nello scafo che ha rischiato di farla affondare, rendendo necessario l'intervento dei vigili del fuoco per scongiurare il peggio. Da allora è rimasta ferma, con il divieto di salire a bordo, incagliata fra gli scogli della burocrazia e dei permessi scaduti, in una battaglia costante per impedirne la demolizione. Oggi questo destino sembra inesorabile, probabilmente verrà davvero smantellata e demolita. Ma chi era Gennaro Cantiello ? Gennaro Cantiello è stato (e sarà sempre) un'eroe. Brigadiere del Corpo degli Agenti di Custodia, nato a Formicola (CE) nel 1938 e morto in servizio ad Alessandria nel 1974. Il 9 Maggio del 1974 infatti, nella Casa Penale di Alessandria, tre detenuti armati di pistole presero in ostaggio il personale dell'istituto, tra cui anche il Prof. Campi, insegnante presso la casa penale, altri detenuti e lo stesso Brigadiere Cantiello. Dopo diversi tentativi di mediazione, le forze dell'ordine fecero irruzione per liberare gli ostaggi, ne scaturì un violento scontro a fuoco nel quale rimasero feriti gravemente il Prof. Campi e il medico dell'istituto dott. Roberto Gandolfi, che fu portato in salvo fuori proprio da Cantiello che aveva ancora le mani legate. Cantiello poi tornò dove si erano asserragliati i detenuti assieme agli altri ostaggi, per fare in modo che non uccidessero altre persone a causa del suo mancato ritorno. Un altro tentativo di irruzione fu messo in atto il giorno dopo, l'epilogo fu tragico. Nell'assalto rimasero uccisi Gennaro Cantiello, l'assistente sociale Graziella Vassallo Giarola, l'Appuntato Sebastiano Gaeta, ucciso nel tentativo di fare da scudo con il proprio corpo agli altri ostaggi, e tre dei detenuti che avevano innescato la rivolta. Che dire, il bello della fotografia per me è anche questo. Scoperta. Ho fotografato, senza saperlo, un pezzo di storia. La vidi per la prima volta l'anno scorso, ancora galleggiava, andavo a trovare degli amici e non ho prestato attenzione a quella vecchia nave grigia, anonima e arrugginita. Quante volte camminiamo vicino alla storia e non ce ne accorgiamo ? Spero a questo punto di avergli reso un pò di giustizia con questa immagine e questo breve articoletto che mi è venuto spontaneo scrivergli dopo essermi reso conto di cosa ho ripreso ! Un Caro saluto !!
luigi_salatiello
Manifestanti schierati davanti alla Prefettura, per chiedere aiuti concreti alle autorità.
AngioloManetti
L'angusto ingresso alla Risiera di San Sabba, campo di concentramento nazista, situato nella città di Trieste, utilizzato come campo di detenzione di polizia, nonché per il transito o l'uccisione di un gran numero di detenuti, prevalentemente prigionieri politici ed ebrei
andrea polvicino
\"... Giubbe rosse è il nome con cui comunemente ci si riferisce ai membri della Royal Canadian Mounted Police, la polizia canadese ...\"
GiuseppeUlizio
Avevo intenzione di visitare il monastero di Sershul (Shiqu-Sichuan) poiché in quei giorni ricorreva un'importante cerimonia religiosa che aveva richiamato migliaia di pellegrini. Purtroppo al check point la polizia mi respinse. Qualche giorno più tardi, riuscendo a bypassare i controlli, ho potuto vivere l'emozione di osservare i giovani monaci nel momento della preghiera, il tutto sotto gli occhi attenti del monaco più anziano.
carlopaganessi70
Ponte strallato dedicato all\'agente di Polizia Emanuela Loi di Sestu, uccisa a Palermo nel 1992 nell\'attentato al giudice Paolo Borsellino.