Risultato della ricerca: deforestazione
Paolo Tomberli
Dall'alto la vista è mozzafiato, e si estende a perdita d’occhio. I “fiumi volanti” non sono solo essenziali, ma influenzano i modelli climatici dell’intero pianeta e, a loro volta, subiscono gli effetti della deforestazione e del surriscaldamento globale.
Paolo Tomberli
Qui si trovano le tre grandi pale eoliche del Monte Secchieta, zona chiamata anche Parco Eolico di Montemignaio dal momento che ci troviamo nel territorio di questo comune montano del Casentino. Il punto dove si trovano le pale si chiama Poggio della Risala ed è a circa 1450 metri di altitudine. Nel frattempo la deforestazione avanza senza sosta. la Col termine deforestazione si intende la distruzione delle foreste, in modo da poter destinare la terra ad altri usi. Per converso, il degrado forestale consiste in un processo più graduale legato alla perdita della capacità delle foreste di produrre benefici essenziali, come il legname o la biodiversità.
Sergei
Il tapiro dalla gualdrappa o tapiro della Malesia o tapiro asiatico (Tapirus indicus Desmarest, 1819) è un mammifero perissodattilo della famiglia dei tapiridae diffuso nelle foreste del Sud-est asiatico. La specie è facilmente riconoscibile grazie alla cosiddetta \"gualdrappa\" di colore chiaro, che va dalle spalle alla parte posteriore del corpo. Per il resto il mantello è di colore nero, ad eccezione delle punte delle orecchie, che sono bianche. Questa particolare colorazione facilita la mimetizzazione dell\'animale: i potenziali predatori, infatti, possono confondere un tapiro disteso a riposare per una roccia.[2] Lungo dagli 1,8 ai 2,4 metri, il tapiro dalla gualdrappa è alto tra i 90 e i 107 centimetri e pesa dai 250 ai 320 chilogrammi. Alcuni rari esemplari possono arrivare fino a 410 chilogrammi.[3] Le femmine sono solitamente più grandi dei maschi. Come le altre specie di tapiri, anche i tapiri dalla gualdrappa hanno piccole code arricciate e proboscidi molto flessibili. Gli arti anteriori presentano quattro unghie, quelli posteriori tre. Dotati di una vista scarsa, i tapiri dalla gualdrappa hanno però un udito e un olfatto molto sviluppati. T. indicus è la più grande tra le quattro specie esistenti di tapiro e l\'unica a vivere in Asia. Il nome scientifico della specie può trarre in inganno per quel che riguarda il suo areale: questo tapiro, infatti, non vive in India bensì in quelle che un tempo erano le Indie orientali. Un tempo il suo areale includeva la Cambogia, l\'Indonesia, il Laos, la Malesia, la Birmania, la Thailandia e il Vietnam. Tuttavia il numero di esemplari negli ultimi anni si è drasticamente ridotto e ora, come tutti i tapiri, è in via di estinzione.[1] Grazie alla loro taglia i tapiri dalla gualdrappa hanno pochi predatori naturali, e persino i rapporti di attacchi da parte delle tigri sono pochi.[4] La più grave minaccia all\'incolumità di questo animale è l\'attività umana, inclusa la deforestazione per fare spazio alle piantagioni, gli allagamenti causati dalla costruzione di dighe per alimentare centrali idroelettriche e il commercio illegale. In Thailandia, per esempio, la vendita di un piccolo di tapiro può fruttare anche 5.500 dollari americani.[4] In aree come Sumatra, dove la maggior parte della popolazione è musulmana, i tapiri vengono raramente cacciati come fonte di cibo, a causa della loro somiglianza con i maiali, ma in altre regioni sono cacciati per sport o uccisi accidentalmente se scambiati con altri animali. Lo status di animale protetto riconosciuto al tapiro in Thailandia, Malesia e Indonesia per tentare di frenarne l\'uccisione da parte dei cacciatori, ha avuto un effetto limitato nell\'aumentarne o mantenerne stabile la popolazione perché non si è presa in considerazione la perdita di habitat. Le foto di tapiro in natura sono molto rari. Per primo molto raro vederlo nella giungla. Il tapiro conduce stile di vita crepuscolare. Fotografato al tramonto con il diaframma f-2
Shaikailash
L'umanità ha già distrutto gran parte delle foreste vergini. Continuando a questo ritmo, raggiungeremo dei pericolosi punti di non ritorno. Il futuro dipende dalla nostra capacità di invertire la rotta. Sperando di non dover mai più contare gli anni di un albero abbattuto.
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Il bianco e nero era forse più appropriato per questa immagine in cui un bocciolo di rosa spezzato e danneggiato da una forte grandinata. Si vuole tramettere l'impotenza e la fragilità dell'essere umano e della natura nei confronti dei fenomeni atmosferici e naturali. Fenomeni atmosferici che, a causa dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici, sta provocando disastri in tutto il mondo. Basti pensare a cosa sta attualmente succedendo in Australia. Un problema vitale per il nostro futuro se non si rispetta la natura e l'ambiente.
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Un immagine di una piccola tartaruga (Trachemys scripta) in primo piano che sembra pensierosa o pronta a dire qualcosa. La scritta aggiunta in fase di elaborazione potrebbe egregiamente rappresentare quello che essa vorrebbe dire dove anche il nostro futuro è messo a rischio per il modo in cui fino ad oggi stiamo trattando il nostro pianeta.
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Una immagine ottenuta utilizzando due diverse immagini, un paesaggio costiero e dei pilastri di cemento. Con la bruttezza di quella costruzione che rovina il paesaggio si è voluto condannare la cementificazione scriteriata e l'abusivismo edilizio che ha deturpato zone meravigliose della nostra terra o opere d'arte di cui non ci prendiamo affatto cura nella speranza che le cose cambino in futuro. Frane, straripamenti e alluvioni sono anche dovuti alla mancanza di interventi a favore del territorio.
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Un animale di peluche in cattive condizioni lasciato attaccato a delle assi in riva al mare. Una immagine che sebbene divertente, inspira la stessa angoscia che si ha nel pensare al modo in cui molti animali vengono maltrattati o messi a rischio di sopravvivenza dagli esseri umani.