Transumanza Mi piace

I bergamini, gli allevatori-casari delle valli orobiche e bresciane che, dal Quattrocento al Novecento, hanno fatto la spola (a ogni fine primavera e inizio autunno) tra la pianura lombarda e le loro montagne. Svernavano in pianura perché in montagna non c’era fieno sufficiente per sfamare le mandrie di una consistenza superiore ai 15-20 capi (oggi arrivano gli autocarri con le rotoballe). I bergamini producevano formaggi e li commercializzavano, sia in alpeggio che nella bassa. Li vendevano agli stagionatori di Rovato portandoli freschi con il carretto ogni settimana. Ancora alla fine dell’Ottocento la maggior parte dei formaggi consumati dai bresciani erano confezionati da loro (il formaggio “bergamasco”, semigrasso d’alpeggio, e gli stracchini e robiole prodotti in inverno nelle cascine che li ospitavano con la famiglia, le loro mucche, i loro maiali). Gradualmente le famiglie di bergamini, quando se ne presentava l’occasione, si fissavano in pianura assumendo la conduzione delle aziende agricole o svolgendo attività legate alle loro competenze (commercianti di foraggi, di formaggi, di bestiame, casari, capi-stalla). Questo “travaso” tra le valli bergamasche e la bassa bresciana è stato continuo. Per secoli per ogni bergamino che si fissava dalla montagna ne partiva un altro che iniziava a fare il transumante. Nel Novecento però il fenomeno si è esaurito (gli ultimissimi transumanti cessano a cavallo tra il secolo scorso e l’attuale). Ma i lasciti sono importanti. Pochi sanno che, alle radici di molte tra le migliori aziende agricole, zootecniche (sia di bovini che di suini) bresciane (ma anche di ditte di formaggi e salumi) c’è la transumanza. Fonte: primabrescia.it

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