Sono un fotografo flâneur, mi piace passeggiare per i quartieri della città alla ricerca di luoghi remoti da catturare con i miei scatti. In particolare sono attratto dai luoghi confine fra un quartiere e l’altro, qualche anno fa ho realizzato delle foto che ho raggruppto sotto il nome di “varchi”. Sono luoghi magici, di passaggio, varchi appunto. Specialmente in periferia si trovano affiancati l’uno all’altro quartieri nuovissimi e quartieri più antichi e là dove sono i varchi puoi sperimentare sulla pelle il passaggio da un periodo all’altro provando una sorta di vertigine temporale. Ne sono affascinato. Inoltre se cerchi bene anche nei quartieri più recenti trovi luoghi periferici dove il tempo si è come fermato, ecco io li fotografo. Circa tre anni fa ho realizzato un reportage che ho intitolato “angoli remoti nel tempo” fotografando luoghi che erano rimasti uguali a 50/60 anni fa. Chi ha visto quelle foto mi ha chiesto: “Ma dove sta questo posto, io non lo ho mai visto!”.
Ma sono “scatti periferici” anche rispetto alle immagini che noi abbiamo accumulato nella nostra memoria. Viviamo nella società dell’immagine e nelle fotografie ci aspettiamo di vedere ciò che abbiamo sempre visto (pensa alle foto anche belle di luoghi famosi, che so il Colosseo, S. Pietro o Piazza S. Marco) l’immagine ci rassicura, sposta l’angolazione dell’inquadratura e avrai uno scatto “periferico”, “straniante”».