La città santa di Konya, in Turchia, è teatro di un rito che affonda le sue radici nel mistero: il samâ estatico dei dervisci mevlevi, la confraternita sûfi fondata da Gialâl-ud-Dîn Rûmî nel XIII secolo dell’era cristiana.L’anima è darwîsh, è “povera”, perché perdendo l’Amato ha perso tutto ciò che possedeva. Derviscio è il povero; derviscio è l’uomo caduto nella prigione terrena. Kullunâ fuqarâ illâ-llâh: “siamo tutti poveri, tranne Dio”, dice l’adagio musulmano. Ma al povero è rimasto quel bene prezioso: la virtù del canto e del suono. E il magico dono della danza.