Borgo della Cunziria - Vizzini

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5.90 Punteggio più alto 06 Marzo 2013
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Un tempo, nei pressi di Vizzini, c’era la Conceria, Cunziria… Un vecchio borgo settecentesco dove l’attività peculiare era la lavorazione delle pelli. Era una zona edificata fuori dal centro urbano; una specie di borgo artigianale sorto in prossimità del torrente Masera, possiamo definirla una testimonianza del processo di trasformazione dell’agricoltura nell’attività industriale e commerciale legata alla lavorazione delle pelli. Strutturalmente Cunziria consiste in una serie di edificazioni spontanee, dislocate a una certa distanza dal centro storico, che sfruttando la conformazione geomorfologia del terreno caratterizzato dalla disposizione a collinette che, per la loro esposizione al sole, favorivano l’essiccazione delle pelli lavorate. Luogo adatto grazie ad una sorgente d’acqua, il suddetto torrente Masera, e abbondanza di tannino, prezioso per la lavorazione delle pelli, estratto dalla pianta di Sommacco (Rhus coriaria), molto diffusa nella zona. La pulitura e il trattamento delle pelli avveniva all’interno di vasche scavate nella roccia, alcune delle quali poi interrate ed oggi nuovamente visibili grazie a recenti scavi. Ha rappresentato un ottimo esempio di architettura rurale, espressione della cultura agricola dell’epoca. Oggi della Cunziria restano solo i ruderi, ma danno un’idea che il borgo dovesse essere molto particolare ed apprezzato all’epoca. Ci rimangono, ad oggi, i ruderi della chiesetta di Sant’Egidio, anche se alcuni ritengono che la chiesa sia di origini molto più antiche, addirittura di epoca romana. Coloro i quali ritengono che la chiesa abbia un’origine più antica lo affermano grazie a delle vasche, nelle sue immediate vicinanze, che servivano a raccogliere l’acqua, successivamente utilizzate per la lavorazione della concia. La prosperità della Cunziria terminò alla fine degli anni ’20 del novecento, dopo i quali comincia un lento e inarrestabile declino, fino agli anni ’60, quando la pratica della concia viene quasi definitivamente abbandonata, grazie alla lavorazione moderna ed industriale delle pelli. Le case sono costruite in pietra locale di colore ferrigno. La tessitura muraria e le concezioni volumetriche, ma soprattutto il dettaglio architettonico, laddove ancora visibile, è strettamente legato alle tradizioni costruttive di questa parte della Sicilia. Ma più che l’architettura è la sua localizzazione in una vallata aperta, decentrata come si è accennato rispetto all’abitato del paese, a rendere l’insieme unico e particolarmente interessante. Eppure questo borgo colpì addirittura il Verga, il quale lo vide come ambientazione per la sua “Cavalleria Rusticana". Dopo di lui Gabriele Lavia ci ha girato “La lupa”, Zeffirelli la versione cinematografica della stessa Cavalleria di Verga…Insomma, un luogo importante, suggestivo per tutti. L’abbandono di questo luogo però, al contrario di tanti paesi fantasma, non ha determinato l’oblio, o perlomeno, non sempre, infatti sono state tante le proposte per il recupero di Cunziria, i cittadini, le istituzioni locali, tante associazioni si sono battute per il suo recupero, finché non sono stati stanziati i soldi ed è partito il recupero, interrotto però, da problemi con la ditta vincitrice dell’appalto. Particolare è pure la condizione orografica e geologica del contesto in cui si inserisce il Borgo: quello di un colle la cui parte inferiore è composta dalle calcareniti ed è segnata da una grande cavità sotterranea scavata dall’uomo che la usava come cava per pietra da taglio grazie alla natura della roccia di bassa compattezza, quindi facilmente lavorabile. Il borgo della Cunziria si estende per 8.500 mq; originariamente costituito da 13 isolati con una struttura tipologica di “casa terrana”, occupa complessivamente una superficie di 3.223,35 mq. La Cunzeria è formata da circa quaranta edifici, distribuiti a diversi livelli tra la valle e la collina in cui sorge Vizzini. Costruita in pietra nera e grigia le case a due piani avevano piccoli orti e una serie di cortiletti. Ogni edificio esplicava la doppia funzione di abitazione e di laboratorio di lavorazione delle pelli. L’abbandono dell’insediamento da parte dei nuclei familiari residenti ha comportato anche la distruzione delle canalizzazioni costruite per il lavaggio e la macerazione delle pelli, interrompendo così il regolare flusso d’acqua nella sottostante valle dei mulini. In seguito le abitazioni e i laboratori abbandonati sono stati abusivamente adibiti a stalle, depositi agricoli e macelli clandestini.

Dati EXIF
Dispositivo NIKON D3100
Obiettivo 18.0-55.0 mm f/3.5-5.6
Data 05/03/2013 15:32:38
Lunghezza focale 18 mm
Diaframma f 9
Tempo di posa 1/60 sec
Sensibilità ISO 200
Image Info
Categoria Paesaggi
Album Luoghi abbandonati
Location
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