Sono incantato. Qualche foto potrebbe anche essere perfezionata, ma il testo che le documenta le rende facilmente comprensibili. Insomma, l'insieme è degno di un reportage per le migliori riviste di viaggi.
Un piacevole e mirato racconto, adornato da alcune interessanti immagini reportagisitche di un luogo che ancor ora ricordo con grande gioia ed interesse.
Osservo tra alcuni Tuoi scatti in cui hai saputo gestire l’ effetto di movimento delle Persone senza però cadere nel fastidioso “mosso”, in alcune istantanee sei invece caduto in una lieve ma erronea lettura esposimetrica evidenziando troppo le ombre a discapito dei vivaci colori e delle luci sempre essenziali in quel contesto.
Piacevoli anche alcune tra le riprese paesaggistiche, anche se il racconto in questo caso lo fanno le Persone con le loro gesta..con la loro semplicità ed innocenza, attraverso il loro sorriso…. sempre presente, attraverso una spiritualità lontana dalle nostre visioni d’insieme ma molto più vicina di quanto crediamo al vero progresso religioso dell’ individuo.
Per un istante ho rivissuto questi bellissimi luoghi cui…mi auguro rimangano inviolati nella loro autoctonia ancora per tanto tempo!
Un saluto
Osservo tra alcuni Tuoi scatti in cui hai saputo gestire l’ effetto di movimento delle Persone senza però cadere nel fastidioso “mosso”, in alcune istantanee sei invece caduto in una lieve ma erronea lettura esposimetrica evidenziando troppo le ombre a discapito dei vivaci colori e delle luci sempre essenziali in quel contesto.
Piacevoli anche alcune tra le riprese paesaggistiche, anche se il racconto in questo caso lo fanno le Persone con le loro gesta..con la loro semplicità ed innocenza, attraverso il loro sorriso…. sempre presente, attraverso una spiritualità lontana dalle nostre visioni d’insieme ma molto più vicina di quanto crediamo al vero progresso religioso dell’ individuo.
Per un istante ho rivissuto questi bellissimi luoghi cui…mi auguro rimangano inviolati nella loro autoctonia ancora per tanto tempo!
Un saluto
G R A Z I E a tutti per i commenti così benevoli, probabilmente anche troppo. Da quando ho aperto la discussione si sono scomodati anche vari mostri sacri, e non so se essere più soddisfatto o imbarazzato...
A questo proposito, se qualcuno di coloro che ha lasciato un commento, avesse la voglia e la gentilezza di specificare quale foto ritiene "ben riuscita" e perché, e quale invece sbagliata e perché, mi farebbe un enorme piacere... Il forum per me è una vera e propria scuola e avere delle "lezioni private" sarebbe il massimo!
Come dicevo oggi conterei di accontentare chi mi chiedeva dei particolari...
I monasteri buddisti sono pieni di fiammelle che trasmettono all'ambiente una luce particolarissima...
L'incenso rilascia i suoi profumi, ma talvolta offre anche interessanti spunti cromatici...
Si possono trovare dei contenitori per l'acqua particolarmente fotogenici(l'acqua è una delle offerte fondamentali nella liturgia buddista e ogni statua ha sempre davanti a sé alcune ciotole, in numero dispari, piene d'acqua). Un'altra offerta tipica sono piccoli dolcetti come quello che vedete sul coperchio del contenitore (il piccolo cubetto bianco)...
Un altro posto importantissimo nella liturgia buddista è occupato dai libri delle preghiere, dal "dorje" e dal "drilbu". Nelle foto che vedete qui di seguito trovate tutto ciò...
Il dorje è un piccolo scettro rituale usato nella liturgia. Si impugna con la mano destra e rappresenta il principio maschile dei mezzi idonei (upaya). E' il "completamento" dell'altro strumento liturgico denomiato drilbu, una campanella da impugnare anch'essa con la mano destra e che rappresenta il principio femminile della consapevolezza (prajna)
I libri ladaki (e quelli tibetani in generale) sono un insieme di fogli non rilegati, ma collocati tra due assicelle di legno che li tengono raggruppati quando non sono in uso.
I libri vengono ricoverati in una delle sale meno accessibili dei vari monasteri, e conservati avvolti in spessi panni...
Particolarmente "cromatiche" sono anche le porte delle sale del culto e i loro "maniglioni"...
E, giustamente, con una porta usciamo dai monasteri e dirigiamoci verso altri simboli della sacralità, ma ritrovabili appunto soprattutto all'esterno. Ma questa è una storia dei prossimi giorni...
Ciao a tutti!
P.S. Un grazie particolare a Marco Negri, perchè ha saputo "ritrarre" al meglio (come poteva essere diversamente? ) e con pochissime parole il mondo del Ladak e la sua gente meravigliosa...
A questo proposito, se qualcuno di coloro che ha lasciato un commento, avesse la voglia e la gentilezza di specificare quale foto ritiene "ben riuscita" e perché, e quale invece sbagliata e perché, mi farebbe un enorme piacere... Il forum per me è una vera e propria scuola e avere delle "lezioni private" sarebbe il massimo!
Come dicevo oggi conterei di accontentare chi mi chiedeva dei particolari...
I monasteri buddisti sono pieni di fiammelle che trasmettono all'ambiente una luce particolarissima...
L'incenso rilascia i suoi profumi, ma talvolta offre anche interessanti spunti cromatici...
Si possono trovare dei contenitori per l'acqua particolarmente fotogenici(l'acqua è una delle offerte fondamentali nella liturgia buddista e ogni statua ha sempre davanti a sé alcune ciotole, in numero dispari, piene d'acqua). Un'altra offerta tipica sono piccoli dolcetti come quello che vedete sul coperchio del contenitore (il piccolo cubetto bianco)...
Un altro posto importantissimo nella liturgia buddista è occupato dai libri delle preghiere, dal "dorje" e dal "drilbu". Nelle foto che vedete qui di seguito trovate tutto ciò...
Il dorje è un piccolo scettro rituale usato nella liturgia. Si impugna con la mano destra e rappresenta il principio maschile dei mezzi idonei (upaya). E' il "completamento" dell'altro strumento liturgico denomiato drilbu, una campanella da impugnare anch'essa con la mano destra e che rappresenta il principio femminile della consapevolezza (prajna)
I libri ladaki (e quelli tibetani in generale) sono un insieme di fogli non rilegati, ma collocati tra due assicelle di legno che li tengono raggruppati quando non sono in uso.
I libri vengono ricoverati in una delle sale meno accessibili dei vari monasteri, e conservati avvolti in spessi panni...
Particolarmente "cromatiche" sono anche le porte delle sale del culto e i loro "maniglioni"...
E, giustamente, con una porta usciamo dai monasteri e dirigiamoci verso altri simboli della sacralità, ma ritrovabili appunto soprattutto all'esterno. Ma questa è una storia dei prossimi giorni...
Ciao a tutti!
P.S. Un grazie particolare a Marco Negri, perchè ha saputo "ritrarre" al meglio (come poteva essere diversamente? ) e con pochissime parole il mondo del Ladak e la sua gente meravigliosa...
Un piccolo aggiornamento "weekendizio"...
Come dicevo al di fuori dei monasteri ci sono almeno due tangibili segni della spiritualità ladaka.
Il primo sono le lung-ta (cavallo nel vento), ovvero le bandierine tibetane che prendono il nome dal cavallo generalmente rappresentanto al loro centro. Il cavallo trasporta le preghiere nel vento portando benessere a tutte le creature che incontra. In Ladak sono praticamente ubique, ma se ne incontrano delle vere e proprie "concentrazioni" in luoghi particolari come all'esterno dei templi, o - soprattutto - nei passi di montagna...
Il secondo sono i mani (pietra): si tratta di veri e prorpi muri in alcuni casi lunghi anche Km.; sono costruiti a secco e praticamente tutte le pietre sono scolpite con raffigurazioni e/o versetti sacri. Talvolta invece i mani sono raccolti in cumuli che ricoprdano la forma degli Stupa. Purtroppo un crescente forma di turismo irresponsabile saccheggia tali costruzioni...
A questo punto direi che possiamo riprendere il cammino per conoscere un po' meglio la gente e i paesaggi del Ladak.
Vi avevo già sottoposto un po' di foto di gente di Leh. Possiamo ricominciare da li.
Il signore qui di seguito indossa il copricapo tipico ladako, un cappello in feltro e pelliccia con grandi paraorecchi: il perak. Vive vendendo ai turisti i cristalli che racoglie nelle montagne circostanti...
Questa signora invece si mostra in un misto di timidezza e vanità...
Quest'uomo gestisce una piccola bottega dove vende e ripara vasellame, stoviglie, oggetti in ferro...
.
Anche per oggi basta.
Da lunedì, prenderemo un fuoristrada e ci dirigeremo verso la regione dei laghi. Un luogo assolutamente remoto, con un altitudine sempre superiore ai 4.000 m., praticamente senza strutture turistiche ma con paesaggi mozzafiato e abitato solo in estate da pastori nomadi...
Ciao e grazie a tutti quelli che vorranno seguirmi e in particolare a chi vorrà lasciare un commento...
Come dicevo al di fuori dei monasteri ci sono almeno due tangibili segni della spiritualità ladaka.
Il primo sono le lung-ta (cavallo nel vento), ovvero le bandierine tibetane che prendono il nome dal cavallo generalmente rappresentanto al loro centro. Il cavallo trasporta le preghiere nel vento portando benessere a tutte le creature che incontra. In Ladak sono praticamente ubique, ma se ne incontrano delle vere e proprie "concentrazioni" in luoghi particolari come all'esterno dei templi, o - soprattutto - nei passi di montagna...
Il secondo sono i mani (pietra): si tratta di veri e prorpi muri in alcuni casi lunghi anche Km.; sono costruiti a secco e praticamente tutte le pietre sono scolpite con raffigurazioni e/o versetti sacri. Talvolta invece i mani sono raccolti in cumuli che ricoprdano la forma degli Stupa. Purtroppo un crescente forma di turismo irresponsabile saccheggia tali costruzioni...
A questo punto direi che possiamo riprendere il cammino per conoscere un po' meglio la gente e i paesaggi del Ladak.
Vi avevo già sottoposto un po' di foto di gente di Leh. Possiamo ricominciare da li.
Il signore qui di seguito indossa il copricapo tipico ladako, un cappello in feltro e pelliccia con grandi paraorecchi: il perak. Vive vendendo ai turisti i cristalli che racoglie nelle montagne circostanti...
Questa signora invece si mostra in un misto di timidezza e vanità...
Quest'uomo gestisce una piccola bottega dove vende e ripara vasellame, stoviglie, oggetti in ferro...
.
Anche per oggi basta.
Da lunedì, prenderemo un fuoristrada e ci dirigeremo verso la regione dei laghi. Un luogo assolutamente remoto, con un altitudine sempre superiore ai 4.000 m., praticamente senza strutture turistiche ma con paesaggi mozzafiato e abitato solo in estate da pastori nomadi...
Ciao e grazie a tutti quelli che vorranno seguirmi e in particolare a chi vorrà lasciare un commento...
Bravo Paolo! So che mi hai chiesto di fare qui qualche intervento da orientalista, ma sono talmente preso a seguire il tuo viaggio che non credo mi metterò a dissertare ulteriormente: i tuoi commenti sono semplici ed efficaci e, soprattutto, costruiscono atmosfera. :-)
Al massimo posso notare, per chi non lo sapesse, che il dorje (vajra, in sanscrito, kongo-sho in giapponese - per chi fosse interessato ai dettagli su quest'oggetto, li può trovare nella wikipedia) viene usato non solo nel buddismo esoterico, ma anche nelle arti marziali di ispirazione buddista, in particolare dalle donne, sia per aumentare il peso e il volume del pugno quando si sferra un colpo, sia come strumento di pressione dei punti vitali nel combattimento a distanza ravvicinata. Per chi ama i fumetti posso aggiungere che il Kongo era uno degli attrezzi preferiti (e letali) usati dall'avventuriera Modesty Blaise.
La prossima volta che capiti da quelle parti, se potessi cercare di fotografare i monaci guardiani mentre si allenano, almeno col bastone...
Al massimo posso notare, per chi non lo sapesse, che il dorje (vajra, in sanscrito, kongo-sho in giapponese - per chi fosse interessato ai dettagli su quest'oggetto, li può trovare nella wikipedia) viene usato non solo nel buddismo esoterico, ma anche nelle arti marziali di ispirazione buddista, in particolare dalle donne, sia per aumentare il peso e il volume del pugno quando si sferra un colpo, sia come strumento di pressione dei punti vitali nel combattimento a distanza ravvicinata. Per chi ama i fumetti posso aggiungere che il Kongo era uno degli attrezzi preferiti (e letali) usati dall'avventuriera Modesty Blaise.
La prossima volta che capiti da quelle parti, se potessi cercare di fotografare i monaci guardiani mentre si allenano, almeno col bastone...
Complimenti
Grazie per i contributi...
Per quanto riguarda gli aspetti più marziali, in Ladak non sono molto presenti, almeno nella quotidianità. Ci sono i festival in cui tale tradizione viene recuperata, ma in forme molto diverse da quelle, ad esempio, del monastero di Shaolin. Vorrà dire che quando andrò in Cina...
Invece rispetto alla strada verso la zona dei laghi...
Lungo la Leh - Manali ci si inerpica verso il Taglanla, il secondo passo del Ladak per altezza (circa 5.360 metri). Daltronde Ladak vuol dire paese dei passi (La) alti (Dak).
Prima di iniziare la vera e propria "ascensione" del tratto più duro ci siamo fermati per prendere un po' d'aria e abbiamo incontrato un gruppo di ragazzini socievolissimi con sguardi e sorrisi impagabili:
Come ho già avuto modo di dire la popolazione è meravigliosa, aperta e dispononibile: abbiamo passato insieme una mezzoretta in cui abbiamo "comunicato" indipendentemente dalla lingua, dalle tradizioni, dalle abitudini, dall'età...
Poi abbiamo ripreso la strada...
Le strade in Ladak sono una vera e propria esperienza a parte. Attraversano paesaggi incredibili e "tagliano" letteralmente le montagne, inerpicandosi su fianchi scoscesi e strapiombanti. Sono sterrate chiuse al traffico da novembre a maggio; nei restanti mesi sono in continuo rifacimento per sottrarle alla natura che cerca (e parzialmente riesce) di riprendersele...
Le strade, come vedremo sono frequentatissime di camion multicolori.
Per stasera due immagini di avvicinamento al Taglanla, la porta della regione dei laghi.
Nella prima si vede chiaramente la strada che taglia il fianco della montagna...
nella seconda la si intuisce mentre si addentra nelle gole che portano al passo.
.
Nei prossimi giorni il passo e alcuni camionisti...
Ciao a tutti!
Per quanto riguarda gli aspetti più marziali, in Ladak non sono molto presenti, almeno nella quotidianità. Ci sono i festival in cui tale tradizione viene recuperata, ma in forme molto diverse da quelle, ad esempio, del monastero di Shaolin. Vorrà dire che quando andrò in Cina...
Invece rispetto alla strada verso la zona dei laghi...
Lungo la Leh - Manali ci si inerpica verso il Taglanla, il secondo passo del Ladak per altezza (circa 5.360 metri). Daltronde Ladak vuol dire paese dei passi (La) alti (Dak).
Prima di iniziare la vera e propria "ascensione" del tratto più duro ci siamo fermati per prendere un po' d'aria e abbiamo incontrato un gruppo di ragazzini socievolissimi con sguardi e sorrisi impagabili:
Come ho già avuto modo di dire la popolazione è meravigliosa, aperta e dispononibile: abbiamo passato insieme una mezzoretta in cui abbiamo "comunicato" indipendentemente dalla lingua, dalle tradizioni, dalle abitudini, dall'età...
Poi abbiamo ripreso la strada...
Le strade in Ladak sono una vera e propria esperienza a parte. Attraversano paesaggi incredibili e "tagliano" letteralmente le montagne, inerpicandosi su fianchi scoscesi e strapiombanti. Sono sterrate chiuse al traffico da novembre a maggio; nei restanti mesi sono in continuo rifacimento per sottrarle alla natura che cerca (e parzialmente riesce) di riprendersele...
Le strade, come vedremo sono frequentatissime di camion multicolori.
Per stasera due immagini di avvicinamento al Taglanla, la porta della regione dei laghi.
Nella prima si vede chiaramente la strada che taglia il fianco della montagna...
nella seconda la si intuisce mentre si addentra nelle gole che portano al passo.
.
Nei prossimi giorni il passo e alcuni camionisti...
Ciao a tutti!
Di nuovo complimenti anche per questa serie!
Mirko
Mirko
Ancora grazie per l'attenzione...
Come dicevo la puntata precedente, lungo le strade del Ladak i camion la fanno da padroni. D'altronde, in quella situazione, il trasporto merci su gomma è davvero l'unica alternativa.
In ogni caso, camion e camionisti, ai nostri occhi sono particolarmente "folkloristici"... e, nonostante la durezza di tale lavoro, particolarmente disponibili
Un tipico automezzo nel fulgore del technicolor...
(foto realizzata a letterale rischio della vita... gli autisti sono molto bravi, ma come vedete le "vie di fuga" delle strade ladake lasciano piuttosto a desiderare... )
Autisti altrettanto "colorati" in un momento di pausa al passo...
e un loro giovanissimo aiutante, dallo sguardo molto adulto...
(come detto in post precedenti, i ragazzini in Ladak sono generalmente molto accuditi, ma alcune eccezioni di lavoro minorile sono comunque purtroppo presenti)
Una visione del culmine del Taglangla (le bandierine ve le avevo già mostrate)...
Ed infine iniziamo la discesa verso il Rusphu, la regione dei Laghi e paradiso del trekking...
Nei prossimi giorni lo Tso Kar (tso vuol dire lago), una regione assolutamente selvaggia , praticamente incredibile.
Un piccolo assaggio di commiato...
Ciao a tutti!
Come dicevo la puntata precedente, lungo le strade del Ladak i camion la fanno da padroni. D'altronde, in quella situazione, il trasporto merci su gomma è davvero l'unica alternativa.
In ogni caso, camion e camionisti, ai nostri occhi sono particolarmente "folkloristici"... e, nonostante la durezza di tale lavoro, particolarmente disponibili
Un tipico automezzo nel fulgore del technicolor...
(foto realizzata a letterale rischio della vita... gli autisti sono molto bravi, ma come vedete le "vie di fuga" delle strade ladake lasciano piuttosto a desiderare... )
Autisti altrettanto "colorati" in un momento di pausa al passo...
e un loro giovanissimo aiutante, dallo sguardo molto adulto...
(come detto in post precedenti, i ragazzini in Ladak sono generalmente molto accuditi, ma alcune eccezioni di lavoro minorile sono comunque purtroppo presenti)
Una visione del culmine del Taglangla (le bandierine ve le avevo già mostrate)...
Ed infine iniziamo la discesa verso il Rusphu, la regione dei Laghi e paradiso del trekking...
Nei prossimi giorni lo Tso Kar (tso vuol dire lago), una regione assolutamente selvaggia , praticamente incredibile.
Un piccolo assaggio di commiato...
Ciao a tutti!
Bellissime!!! Continua a postare!
Marcello
Marcello
Non essere modesto, nel tuo reportage ci sono scatti eccellenti!
Sinceramente...spero che il reportage non sia finito!
Grazie per aver condiviso questi scatti che ben rappresentano questi magnifici luoghi.
Anna
Sinceramente...spero che il reportage non sia finito!
Grazie per aver condiviso questi scatti che ben rappresentano questi magnifici luoghi.
Anna
Complimenti vivissimi, ottimo reportage.
I miei più sinceri complimenti per le foto...
Luca
Luca
Ho visto oggi le tue foto per la prima volta e sono rimasto molto colpito.
Devo dirti che sia l'impostazione del racconto sia gli scatti danno un'impressione di professionalità.
Aspetto le successive con molta curiosità.
P.S: tra le più belle secondo me ci sono quelle dei manoscritti che restituiscono un'atmosfera incredibile.
Devo dirti che sia l'impostazione del racconto sia gli scatti danno un'impressione di professionalità.
Aspetto le successive con molta curiosità.
P.S: tra le più belle secondo me ci sono quelle dei manoscritti che restituiscono un'atmosfera incredibile.
a tutti!
A "reportage" finito ringrazierò nominativamente tutti coloro che hanno voluto lasciare un commento su queste pagine...
Riprendo dopo alcuni giorni (il lavoro miete anche le ore di tempo libero ).
Come dicevo lo Tso Kar si trova in una regione assolutamente selvaggia e disabitata. Appena arrivati ci siamo sistemati in un paio di tende...
...e poi abbiamo fatto una bella scarpinata di un'oretta attraverso la piana alluvionale fino alle sponde del lago, dove finalmente c'era un po' di vita (notare gli altri DUE turisti in riva al lago).
Infine rientro al campo e preparativi per la notte: chi non ha provato a trovarsi sotto il cielo a quasi 5.000 mt, nel pieno della notte, non sa che cosa si è perso...
Ma la vera meraviglia è l'alba al mattino dopo. Alzandosi prestino (verso le 5), lasciando le moglie a brontolare dentro sacco a pelo e coperte varie, coprendosi benino e tornando a scarpinare un po' si può assitere a spettacoli indescrivibili:
Poi, via verso l'altro grande lago della ragione, lo Tso Moriri. Ma lungo la strada una serie di incontri con alcuni pastori nomadi: gli unici abitanti stagionali della regione.
Una piccola anteprima...
Ciao a tutti e ai prossimi giorni
A "reportage" finito ringrazierò nominativamente tutti coloro che hanno voluto lasciare un commento su queste pagine...
Riprendo dopo alcuni giorni (il lavoro miete anche le ore di tempo libero ).
Come dicevo lo Tso Kar si trova in una regione assolutamente selvaggia e disabitata. Appena arrivati ci siamo sistemati in un paio di tende...
...e poi abbiamo fatto una bella scarpinata di un'oretta attraverso la piana alluvionale fino alle sponde del lago, dove finalmente c'era un po' di vita (notare gli altri DUE turisti in riva al lago).
Infine rientro al campo e preparativi per la notte: chi non ha provato a trovarsi sotto il cielo a quasi 5.000 mt, nel pieno della notte, non sa che cosa si è perso...
Ma la vera meraviglia è l'alba al mattino dopo. Alzandosi prestino (verso le 5), lasciando le moglie a brontolare dentro sacco a pelo e coperte varie, coprendosi benino e tornando a scarpinare un po' si può assitere a spettacoli indescrivibili:
Poi, via verso l'altro grande lago della ragione, lo Tso Moriri. Ma lungo la strada una serie di incontri con alcuni pastori nomadi: gli unici abitanti stagionali della regione.
Una piccola anteprima...
Ciao a tutti e ai prossimi giorni
Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati.
La signora dell'ultima foto del messaggio precedente è una nomade Bakharval (una delle etnie dedite alla pastorizia nomade in Ladak).
E' l'etnia che si sposta più a monte di tutte, generalmente occupa le testate della valli e si dedica alla pastorizia prevalentemente di capre da cui viene ricavata la lana pashmina del Kasmir (le capre selvatiche da cui veniva ricavata originariamente la pashmina sono ormai praticamente estinte e severamente protette).
Siamo stati brevemente suoi ospiti e abbiamo assaggiato anche un po' di capra essiccata..
Ripreso il cammino, un po' più a valle abbiamo incontrato un altro gruppo di nomadi, questa volta di etnia Gujar (provenivano originariamente dal Gujarat, sono caratterizzati dagli abiti e dalle coperte dai colori sgargianti e generalmente si collocano a un'altitudine intermedia tra i pastori semistanziali locali e i pastori Bakharval).
Ci siamo intrattenuti per un po' con loro e abbiamo potuto scattare alcune foto anche ai loro simpaticissimi bambini
Infine ci siamo diretti verso lo Tso Moriri...
...dove abbiamo avuto occasione di fare una bella passeggiata tra le luci e le ombre di un temporale d'alta montagna (4.800 msl).
Ma di questo parliamo nei prossimi giorni.
Ciao a tutti
La signora dell'ultima foto del messaggio precedente è una nomade Bakharval (una delle etnie dedite alla pastorizia nomade in Ladak).
E' l'etnia che si sposta più a monte di tutte, generalmente occupa le testate della valli e si dedica alla pastorizia prevalentemente di capre da cui viene ricavata la lana pashmina del Kasmir (le capre selvatiche da cui veniva ricavata originariamente la pashmina sono ormai praticamente estinte e severamente protette).
Siamo stati brevemente suoi ospiti e abbiamo assaggiato anche un po' di capra essiccata..
Ripreso il cammino, un po' più a valle abbiamo incontrato un altro gruppo di nomadi, questa volta di etnia Gujar (provenivano originariamente dal Gujarat, sono caratterizzati dagli abiti e dalle coperte dai colori sgargianti e generalmente si collocano a un'altitudine intermedia tra i pastori semistanziali locali e i pastori Bakharval).
Ci siamo intrattenuti per un po' con loro e abbiamo potuto scattare alcune foto anche ai loro simpaticissimi bambini
Infine ci siamo diretti verso lo Tso Moriri...
...dove abbiamo avuto occasione di fare una bella passeggiata tra le luci e le ombre di un temporale d'alta montagna (4.800 msl).
Ma di questo parliamo nei prossimi giorni.
Ciao a tutti
Aspettiamo con curiosità....
E allora premiamo la curiosità...
Intendiamoci: niente scalate nella tormenta, solo un bell'acquazzone, anche se a quell'altezza non è comunque il massimo.
Il tempo non prometteva niente di buono, ma la luce era fantastica...
... e quindi, via per una camminata alla ricerca di qualchje lama di luce...
Salendo di un paio di cebtinai di metri di dislivello il panorama sull'altra riva del lago si fa entusiasmante, anche se le colonne d'acqua che cade (si tratta proprio di piaggia!) sia vvicinano minacciose...
... e infatti ben presto sono sopra di noi!
E allora una bella corsetta a valle, per non prenderla proprio tutta! Ma quando siamo di nuovo a riva il sole è tornato e ci regala splendidi colori del tramonto.
Il mattino dopo fuori dalle tende alle 5 per un altro mini trekking verso una valle interna. L'abbiamo vista nella passeggiata di ieri dall'alto e ci è sembrato di vedere un accampamento nomade... se siamo fortunati dovremmo ritrovarlo.
Ma questa è una storia dei prossimi giorni...
Ciao a tutti
Intendiamoci: niente scalate nella tormenta, solo un bell'acquazzone, anche se a quell'altezza non è comunque il massimo.
Il tempo non prometteva niente di buono, ma la luce era fantastica...
... e quindi, via per una camminata alla ricerca di qualchje lama di luce...
Salendo di un paio di cebtinai di metri di dislivello il panorama sull'altra riva del lago si fa entusiasmante, anche se le colonne d'acqua che cade (si tratta proprio di piaggia!) sia vvicinano minacciose...
... e infatti ben presto sono sopra di noi!
E allora una bella corsetta a valle, per non prenderla proprio tutta! Ma quando siamo di nuovo a riva il sole è tornato e ci regala splendidi colori del tramonto.
Il mattino dopo fuori dalle tende alle 5 per un altro mini trekking verso una valle interna. L'abbiamo vista nella passeggiata di ieri dall'alto e ci è sembrato di vedere un accampamento nomade... se siamo fortunati dovremmo ritrovarlo.
Ma questa è una storia dei prossimi giorni...
Ciao a tutti
Sono incantato!!!
Attendo con ansia il seguito!
Marcello
Attendo con ansia il seguito!
Marcello
Fantastiche!
Mi complimento in particolare per la tua abilità sia nei paesaggi che nei ritratti che negli altri campi della fotografia.
Di solito ognuno di noi é più bravo in un settore.
DEVI continuare a postare! siamo in attesa!
maurizio
Mi complimento in particolare per la tua abilità sia nei paesaggi che nei ritratti che negli altri campi della fotografia.
Di solito ognuno di noi é più bravo in un settore.
DEVI continuare a postare! siamo in attesa!
maurizio
ancora per l'incoraggiamento.
Come dicevo ci siamo incamminati prima dell'alba verso il campo avvistato la sera prima e...
...siamo stati fortunati: l'abbiamo trovato e per di più al risveglio degli occupanti.
Una signora procede alle abluzioni di prima mattina al di fuori della tenda...
...bambini appena svegli si scaldano al sole...
...o si occupano di fratellini insonnoliti...
...sotto gli occhi vigili dei più anziani.
E infine vediamo anche gli yak al pascolo
Lo yak è meno comune da vedere di quanto la fantasia occidentale non sia portata a credere: in estate questo bovino che arriva fino a 7 quintali di stazza si trova raramente sotto i 4.000 metri. Lo yak (gli zoologi occidentali lo hanno definito "bue brontolone" - bos grunniens mutus) viene utilizzato come animale da soma, da latte (il formaggio di yak è veramente ottimo!) e - sebbene molto raramente - da carne. Con il pelo si intessono tappeti (dal dorso) e stole morbide e caldissime (dal sottogola). Le corna sono utilizzate per ricavarne pipe o strumenti musicali, mentre la coda è un potente talismano che viene appeso alle tende...
Terminata la nostra visita ci siamo riavviati al passo (la strada nel frattempo non era migliorata...)
da cui tornare a Leh per poi, nei giorni successivi, dirigergi attraverso il Kardungla nella valle di Nubra.
Arrivederci ai prossimi giorni.
Ciao a tutti
Come dicevo ci siamo incamminati prima dell'alba verso il campo avvistato la sera prima e...
...siamo stati fortunati: l'abbiamo trovato e per di più al risveglio degli occupanti.
Una signora procede alle abluzioni di prima mattina al di fuori della tenda...
...bambini appena svegli si scaldano al sole...
...o si occupano di fratellini insonnoliti...
...sotto gli occhi vigili dei più anziani.
E infine vediamo anche gli yak al pascolo
Lo yak è meno comune da vedere di quanto la fantasia occidentale non sia portata a credere: in estate questo bovino che arriva fino a 7 quintali di stazza si trova raramente sotto i 4.000 metri. Lo yak (gli zoologi occidentali lo hanno definito "bue brontolone" - bos grunniens mutus) viene utilizzato come animale da soma, da latte (il formaggio di yak è veramente ottimo!) e - sebbene molto raramente - da carne. Con il pelo si intessono tappeti (dal dorso) e stole morbide e caldissime (dal sottogola). Le corna sono utilizzate per ricavarne pipe o strumenti musicali, mentre la coda è un potente talismano che viene appeso alle tende...
Terminata la nostra visita ci siamo riavviati al passo (la strada nel frattempo non era migliorata...)
da cui tornare a Leh per poi, nei giorni successivi, dirigergi attraverso il Kardungla nella valle di Nubra.
Arrivederci ai prossimi giorni.
Ciao a tutti
Un grabdissimo reportage. Più vado avanti a leggerlo e più me ne rendo conto. Le riprese, per i colori saturi per le inquadrature scelte sono sempre piacevoli, mai stancanti. Certe foto, poi, hanno un non so che di onirico. Raramente ho visto su questo Forum opere di questo livello.
Grandissimo lavoro!
Foto molto belle e interessanti... aspetto con ansia la prossima puntata...
Grazie!
Antonio
Foto molto belle e interessanti... aspetto con ansia la prossima puntata...
Grazie!
Antonio
Come diavolo ho fatto a perdermi questa meraviglia fino ad adesso????
Le foto sono (per la stragrande maggioranza) splendide... Ma il TESTO non è da meno, e "cresce" man mano che il viaggio continua.
Ed è il CONNUBIO fra foto e testo a fare la meraviglia di questo lavoro: equilibrato, avvincente, coinvolgente, interessante.
Continua così... io mi sono iscritto alla discussione, così, per essere sicuro di non perdermi più nemmeno una puntata!
Davide
premetto sono un principiante alla prime armi...... Sono rimasto incollato davanti allo schermo e mi sono scorso tutte le tue immagini, meravigliose Non sono mai stato in questi posti ma posso dirti che almeno a me sei riuscito a rendere benissimo l'idea, hai interagito con la popolazione locale e ci hai riportato dei ritratti eccezionali, sei riuscito a spiegarci e ad appassionarci alla loro cultura , religione e vita comune e monastica, su alcuni paesaggi giuro mi sono venuti i bordoni ( in senso positivo) per come hai reso i colori di quei posti meravigliosi.... Ancora complimenti...
Saluti
Andrea
Saluti
Andrea