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Profondità Di Campo.
Regola pdc prima e dopo il soggetto.
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cratty
Messaggio: #1
Quelle poche cose che so, e che ho imparato dal forum grazie ai Guru e Yatollah della fotografia, mi si stanno sgretlando sotto i piedi.
Sapevo che la pdc si estende 1/3 prima del soggetto e qualche terzo di più dopo. ovviamente in base al diaframma, focale etc. Comunque era assodato che era minore prima del soggetto e maggiore se non infinita dopo di esso.
A meno che io non abbia detto ca....te gurdate cosa ho trovato su altro sito dedicato alla fotografia (conosciuto su questo forum e a detta della comunità affidabile):

"La lunghezza focale dell'obiettivo influenza la profondità di campo in modo inversamente proporzionale. Mantenendo costanti apertura relativa e distanza di ripresa e raddoppiando la focale, la profondità di campo si ridurrà ad un quarto; al contrario, dimezzando la lunghezza focale la profondità di campo sarà quattro volte più estesa di quella iniziale. In pratica la lunghezza focale influisce sulla profondità di campo secondo un coefficiente quadratico (o di secondo grado). Ne consegue che se la profondità di campo dovesse risultare insufficiente anche a diaframma tutto chiuso, conviene scegliere una focale più corta e poi ingrandire maggiormente in fase di stampa, dato che l'ingrandimento in stampa riduce la profondità di campo apparente secondo un coefficiente di primo grado.


Un luogo comune da sfatare è che la profondità di campo si estenda per due terzi dietro il piano di messa a fuoco e per un terzo davanti ad esso. In realtà questo non avviene quasi mai: se la distanza di ripresa è piccola, la profondità di campo tende ad essere simmetrica rispetto al piano di messa a fuoco, mentre se la distanza di ripresa è grande, essa si estende dietro il soggetto per ben più di due terzi."


Tanto per opportuna conoscenza della comunità.
Paaareri, criiitiche, panini...coche!!!!!
Scozzarella
Messaggio: #2
Quanto riportato tra virgolette è esattamente ciò che occorre sapere a proposito di profondità di campo.

Gli obiettivi grandangolari tendono ad avere una profondità di campo molto più estesa nella zona posteriore al punto di messa a fuoco e i teleobiettivi tendono ad avere una profondità di campo tendenzialmente di pari estensione davanti e dietro il punto di messa a fuoco e talvolta leggermente più estesa davanti.

Ciò vale a parità di sistema di messa a fuoco.

Molto importante è quanto viene riferito a proposito dell'ingrandimento dell'immagine e della cosiddetta "messa a fuoco apparente".

L'esperienza di numerosi fotografi abituati a stampare le loro foto presso i laboratori, con dimensioni comprese tra il 10x15 e il 13x18, e certi di avere sempre messo a fuoco bene, subisce un duro colpo quando passano al digitale e soprattutto alle reflex digitali che producono immagini video di circa un metro per settanta centimetri, come la D70 o la D100.

Guardando l'immagine al 100% a monitor cominciano ad attribuire all'apparecchio fotografico l'incapacità di mettere a fuoco e in realtà le cose stanno diversamente:

1) la risoluzione del monitor è più bassa di quella di stampa generando una distanza tra i singoli punti maggiore e una conseguente perdita di nitidezza;

2) la distanza alla quale si guarda un monitor è molto più ridotta di quella alla quale si guarda una stampa delle stesse dimensioni;

3) la messa a fuoco apparente cambia significamente tra una fotografia 10x15 e una 100x70.

Tre consigli:

1) Conoscere le caratteristiche del proprio corredo di ottiche in rapporto alla propria macchina, così da sapere preventivamente che cosa ci si può aspettare con ottiche diverse e a diverse aperture di diaframma;

2) Non confondere contrasto, saturazione, nitidezza e profondità di campo della messa a fuoco. La confusione porta inevitabilmente alla ricerca di risultati innaturali e soprattutto banalizza il risultato fotografico all'aspettativa di una fotografia tutta perfettamente a fuoco, molto contrastata e ricca di colori saturi. Questo è esattamente quello che dignitose compattine fanno senza alcun problema e allora se l'aspettativa è questa è inutile avventurarsi nell'uso di apparecchiature di maggiore qualità;

3) Valutare le proprie fotografie a monitor in rapporto alle dimensioni di stampa che si vogliono ottenere. Se stamperò al massimo un 13x18, sarà bene osservare la fotografia a monitor alle stesse dimensioni e aspettarmi in stampa (parlo di stampa fotografica di buona qualità) un risultato ancora migliore, soprattutto per quanto riguarda la messa a fuoco apparente.




Angelo
robertogregori
Messaggio: #3
QUOTE (cratty @ Jun 14 2004, 08:32 AM)
....Un luogo comune da sfatare è che la profondità di campo si estenda per due terzi dietro il piano di messa a fuoco e per un terzo davanti ad esso. In realtà questo non avviene quasi mai: se la distanza di ripresa è piccola, la profondità di campo tende ad essere simmetrica rispetto al piano di messa a fuoco, mentre se la distanza di ripresa è grande, essa si estende dietro il soggetto per ben più di due terzi.....

e' evidente che la regola del 1/3-2/3 e' un'approssimazione, come lo sono tante altre regole, a volte in disuso (es. la "regola del 16").
senza entrare nei dettagli, che sia un'approssimazione e' evidente: pensa ad un obiettivo regolato sull'iperfocale!!
per avere un'idea di come e' la profondità di campo, considera uno spazio "simmetrico" (come di fatto e' il circolo di confusione max considerato dalla PDC) sull'obiettivo rispetto alla distanza di messa a fuoco: ti accorgerai che prendendo spazi eguali avanti e dietro sull'anello delle distanze, in realtà considererai (avanti e dietro) distanze diverse dal punto messa a fuoco, che varieranno con la focale e con la distanza di messa a fuoco.
spero di averti chiarito (in "soldoni") la cosa
buone foto a tutti
Roberto

P.s. bei tempi quando sugli obiettivi c'erano le "tacche" per la PDC.... chi si ricorda i Tamron zoom anni '80?
cratty
Messaggio: #4
Grazie per le risposte, la mia era una costatazione, credevo che la pdc fosse asimmetrica invece non è così, comunque meglio era tanto per precisare magari c'erano altri come me che credevano sulla regola i terzi fossero fissi ed assoluti. grazie ancora.
Buone foto a todos.
ciao
Rita PhotoAR
Messaggio: #5
QUOTE
Un luogo comune da sfatare è che la profondità di campo si estenda per due terzi dietro il piano di messa a fuoco e per un terzo davanti ad esso. In realtà questo non avviene quasi mai: se la distanza di ripresa è piccola, la profondità di campo tende ad essere simmetrica rispetto al piano di messa a fuoco, mentre se la distanza di ripresa è grande, essa si estende dietro il soggetto per ben più di due terzi."


Non c'è niente di strano in tutto questo,per breve ditanza intendeva la fotografia macro che in certi casi di estremo avvicinamento abbisogna di diaframmi super (il 60 mm arriva anche a f51) appunto perchè nell'avvicinamento la PDC si riduce in maniera direttamente proporzionale;viceversa con la stessa ottica se il soggetto è a una certa distanza abbisogneremo di meno PDC.Un'esempio pratico:mettiamo di voler fotografare un soggetto in primo piano e molto vicino con un grandangolare e di voler a fuoco anche lo sfondo,un f16 ci sta tutto (dipende dall'ottica,dal soggetto ecc..) mentre se noi vogliamo a fuoco solo lo sfondo (grande distanza) basterà un diaframma molto più aperto a garantirci nitidezza sufficiente.La PDC inoltre è sempre simmetrica nelle macro e nei casi di forte avvicinamento,al contrario più le distanze aumentano meno abbiamo bisogno di controllare l'orizzonte poichè la nitidezza si estende oltre il soggetto,anche se mettiamo a fuoco con un diaframma robusto un soggetto posto nei 2/3 della scena (tipico esempio,il casale e le colline sullo sfondo,con un f8 ci troviamo a fuoco il casale e le colline,usando una focale appropriata ovvero un medio grandangolo).Nell'aumento delle focali 300-400 mm vale il discorso delle macro,perchè l'angolo di campo ne consente un forte avvicinamento al soggetto.
La PDC si gioca tutta in questi termini,angolo di campo,distanza e diaframma:
più è grande l'angolo di campo e la distanza meno diaframmi useremo per avere una buona PDC e più la PDC sarà asimmetrica a favore del "retroscena"
Viceversa:più è stretto l'angolo di campo e più ci avviciniamo al soggetto più avremo bisogno di grandi diaframmi poichè la nitidezza diventerà simmetrica e limitata alle vicinanze del piano focale.
 
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