Vincenzo, non è "il digitale" o "la pellicola" a "darti" quelle sensazioni... sei tu che le associ all'una o l'altra cosa.
E' un noto "problema" che affligge molti fotografi (certamente non tutti, e forse nemmeno la maggioranza, ma molti) che vengono da anni di "militanza" analogica.
La differenza fra il processo argentico e quello digitale, in termini strutturali, è che con il digitale hai la possibilità di vedere subito un'anteprima di quella che, però, è ancora una "immagine latente"... quella che con la pellicola NON VEDEVI. Ed é, spesso (dipende anche da come imposti le regolazioni "on camera"), apparentemente una ciofeca. Certo, sempre "meglio" del "nulla" che puoi vedere prima di sviluppare la pellicola... Ma è poi vero? Ne siamo sicuri?
Psicologicamente, secondo me, rischia di essere una grossa fregatura.
Alzi la mano chi di noi non è mai stato minimamente influenzato da quello che vedeva nel monitor della macchina, o a video del computer, PRIMA di iniziare lo "sviluppo digitale" della propria foto...
E poi, un'altra cosa... dici:
In questa frase ci sono DUE punti importanti.
Il primo, è che non riesci ad abituarti all'idea di dover passare dal PC... Che equivale esattamente a dire che "non riesci ad abituarti all'idea di dover passare dalla camera oscura", ovvero che devi sviluppare il tuo rullino e poi magari pure stamparlo, con tutti gli accorgimenti del caso. Il PC è per la fotografia digitale quello che il laboratorio, o la camera oscura appunto, era per la fotografia argentica... Uguale uguale. Solo meglio, perché é reversibile e ripetibile, e non ti intossichi... ed è anche più veloce.
E il secondo è, invece, relativo a qualcosa che succede nella tua testa: se ti trovi a stravolgere quella che era la tua visione al momento dello scatto, le ipotesi sono poche. O non sapevi veramente con chiarezza quale fosse la tua visione, o ti fai prendere la mano dagli esperimenti possibili con i programmi di elaborazione delle immagini.
Personalmente ti suggerisco un "trucchetto": PRIMA DI TUTTO, realizza quella che era la tua "visione al momento dello scatto". E salvala... POI, separatamente, duplica il file e su questo nuovo file fai tutti gli esperimenti che vuoi... possibilmente sapendo cosa stai facendo e perché, sperimentando per imparare, e basta.
Secondo me potrebbe essere una soluzione.
Ciao,
Davide
E' un noto "problema" che affligge molti fotografi (certamente non tutti, e forse nemmeno la maggioranza, ma molti) che vengono da anni di "militanza" analogica.
La differenza fra il processo argentico e quello digitale, in termini strutturali, è che con il digitale hai la possibilità di vedere subito un'anteprima di quella che, però, è ancora una "immagine latente"... quella che con la pellicola NON VEDEVI. Ed é, spesso (dipende anche da come imposti le regolazioni "on camera"), apparentemente una ciofeca. Certo, sempre "meglio" del "nulla" che puoi vedere prima di sviluppare la pellicola... Ma è poi vero? Ne siamo sicuri?
Psicologicamente, secondo me, rischia di essere una grossa fregatura.
Alzi la mano chi di noi non è mai stato minimamente influenzato da quello che vedeva nel monitor della macchina, o a video del computer, PRIMA di iniziare lo "sviluppo digitale" della propria foto...
E poi, un'altra cosa... dici:
In questa frase ci sono DUE punti importanti.
Il primo, è che non riesci ad abituarti all'idea di dover passare dal PC... Che equivale esattamente a dire che "non riesci ad abituarti all'idea di dover passare dalla camera oscura", ovvero che devi sviluppare il tuo rullino e poi magari pure stamparlo, con tutti gli accorgimenti del caso. Il PC è per la fotografia digitale quello che il laboratorio, o la camera oscura appunto, era per la fotografia argentica... Uguale uguale. Solo meglio, perché é reversibile e ripetibile, e non ti intossichi... ed è anche più veloce.
E il secondo è, invece, relativo a qualcosa che succede nella tua testa: se ti trovi a stravolgere quella che era la tua visione al momento dello scatto, le ipotesi sono poche. O non sapevi veramente con chiarezza quale fosse la tua visione, o ti fai prendere la mano dagli esperimenti possibili con i programmi di elaborazione delle immagini.
Personalmente ti suggerisco un "trucchetto": PRIMA DI TUTTO, realizza quella che era la tua "visione al momento dello scatto". E salvala... POI, separatamente, duplica il file e su questo nuovo file fai tutti gli esperimenti che vuoi... possibilmente sapendo cosa stai facendo e perché, sperimentando per imparare, e basta.
Secondo me potrebbe essere una soluzione.
Ciao,
Davide
Anche se in ritardo, Grazie x aver cercato di dare un senso al mio sfogo, il tuo consiglio della duplice copia lo applico da un pò e ho il pc pieno di foto in varie versioni.
E' purtroppo che ora col digitale, sono preso da nitidezza, composizione, ecc... che dimentico quello che per me è il senso della fotografia, l'attimo... cercare di fissare in un'immagine un momento, un ricordo o un'emozione. La magia che trovavo nella pellicola era questa, non era tanto importante la perfezione tecnica di una foto ma quello che trasmetteva....
Prima mi fermavo a pensare, a mettere a fuoco, riuscire a cogliere il momento desiderato pur sapendo di avere pochi colpi in canna... ora migliaia di foto "tanto tra tutte qualcosa di buono verrà fuori!!!"
E' tutto psicologico lo so e col tempo di sicuro mi abituerò e adeguerò....
Vincenzo.
Hmmm, Vincenzo... la mia esperienza personale mi dice che col tempo semplicemente tornerai a scattare come con la pellicola: meno scatti, pensati, ragionati, e migliori.
Almeno, io ho fatto così.
Comincia con il pensare che hai su... una Velvia, per dire. Usa schede da 512 MB, come se fossero un rullino. E portatene una sola per volta...
E' tutto nella testa, e lo sai anche tu. E quella testa è tua, non viceversa...
Ciao,
Davide
Almeno, io ho fatto così.
Comincia con il pensare che hai su... una Velvia, per dire. Usa schede da 512 MB, come se fossero un rullino. E portatene una sola per volta...
E' tutto nella testa, e lo sai anche tu. E quella testa è tua, non viceversa...
Ciao,
Davide
troppa prosa e poca poesia, mi state deludendo assai