Questa mattina, entrando nella sala, ho notato che il sole ancora basso sull'orizzonte, proiettava sulla tenda l'ombra delle fronde del glicine. Dove batteva l'ombra, filtrava attraverso la trama del tessuto una immagine confusa dell'esterno.
Mi è tornato alla mente il "Mito della caverna" di Platone:
"L'uomo è come un prigioniero incatenato in una caverna, con le spalle rivolte all'apertura e la faccia alla parete. Fuori brilla una gran luce, nella quale passano gli esseri reali. La luce filtrando attraverso l'apertura ne proietta le ombre sulla parete e l'uomo crede di vedere il mondo reale, mentre in realtà ne vede solo l'ombra."
In effetti, la fotografia "normale, diretta" di un soggetto, è essa stessa un' "ombra" delle cose. Noi non fotografiamo che delle "apparenze".
Enrico
Mi è tornato alla mente il "Mito della caverna" di Platone:
"L'uomo è come un prigioniero incatenato in una caverna, con le spalle rivolte all'apertura e la faccia alla parete. Fuori brilla una gran luce, nella quale passano gli esseri reali. La luce filtrando attraverso l'apertura ne proietta le ombre sulla parete e l'uomo crede di vedere il mondo reale, mentre in realtà ne vede solo l'ombra."
In effetti, la fotografia "normale, diretta" di un soggetto, è essa stessa un' "ombra" delle cose. Noi non fotografiamo che delle "apparenze".
Enrico
come sempre raffinatissimo. un piacere leggerti. nic
Che filosofo..
Si, noi percepiamo "l'irradiazione dell'oggetto proprio" e non l'oggetto stesso.
Si, noi percepiamo "l'irradiazione dell'oggetto proprio" e non l'oggetto stesso.