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Un Buona Foto
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Al_fa
Messaggio: #1
Si vede innazitutto da lontano.
Poi a media distanza.
E finalmente da vicino.


Questo dipende da come sono distribuiti gli elementi visivi al suo interno.

Quando c'è equilibrio tra le parti non serve l'ingrandimento e neanche i dettagli.


Provate per esercizio a prendere una foto particolarmente brutta ed a socchiudere gli occhi fino a sfuocarla. E' interessante? O non è altro che un ammasso di grigiume senza logica?

Riprovate a farlo con una foto particolarmente bella, una di uno dei grani maestri. E ora? wink.gif
maurizioricceri
Messaggio: #2
Il bello o il brutto,credo sia molto soggettivo, dipende dallo stato psicologico del momento in cui osservi la foto,da ciò che riesce a trasmetterti e soprattutto da quegli elementi che risvegliano in noi legami con vecchie emozioni stipate nei nostri sensori emotivi.
decarolisalfredo
Messaggio: #3
Hai ragione. Pollice.gif

Su questo Forum trovo spesso persone che mi sorprendono,favorevolmente.

Alfredo

Al_fa
Messaggio: #4
QUOTE(maurizioricceri @ Jan 9 2007, 05:23 PM) *

Il bello o il brutto,credo sia molto soggettivo, dipende dallo stato psicologico del momento in cui osservi la foto,da ciò che riesce a trasmetterti e soprattutto da quegli elementi che risvegliano in noi legami con vecchie emozioni stipate nei nostri sensori emotivi.



maurizio, umori a parte credo ci siano opere che difficilmente vengono riconosciute come opere minori, semplicemente per l'impatto visivo che suscitano nel "lettore" (ovvero chiunque le osservi)

poi magari suscitano vomito

ma il punto è che suscitano

ho detto "una bella" o "una brutta" foto
consideralo "un lavoro fotografico importante" o un "lavoro fotografico minore"
o ancora un "capolavoro dell'arte visiva" o "un semplice studio, senza ambizioni"

fai un pò tu

mi sento abbastanza convinto che si possa distinguere tra un'opera di un certo peso/rilievo da una poco importante, indipendentemente dall'umore o dallo stato del momento
davidegraphicart
Messaggio: #5
Aggiungerei anche...dipende da chi l'ha scattata... wink.gif
Ciao, Davide.
Al_fa
Messaggio: #6
QUOTE(davidegraphicart @ Jan 9 2007, 06:13 PM) *

Aggiungerei anche...dipende da chi l'ha scattata... wink.gif
Ciao, Davide.



E perchè mai?
maurizioricceri
Messaggio: #7
QUOTE(davidegraphicart @ Jan 9 2007, 06:13 PM) *

Aggiungerei anche...dipende da chi l'ha scattata... wink.gif
Ciao, Davide.


questo è uno dei motivi,per cui credo ,sia più importante valutare un'opera con l'istinto che ci viene dettato dal nostro "io" e non condizionati da una pubblicità mediatica che troppo spesso ci vorrebbe far vedere il "bello" dove il bello non c'è,almeno non un bello misurato secondo i nostri canoni di valutazione.Quello che è l'impatto visivo,dovrebbe essere emotivamente libero da condizionamenti prescindendo dal nome o dall'immagine ritratta.Certamente esistono opere d'arte universalmente riconosciute ma non credo che le stesse suscitano inequivocabilmente le stesse emozioni in ogni osservatore.Da qui l'opportunità di mettere un titolo o firma dell'autore di cui è già stata oggetto di pensieri diversi anche qui nel forum.
davidebaroni
Messaggio: #8
Credo che qui si riproponga un equivoco che fin troppo spesso anima discussioni anche accese, sia su questo forum che altrove. smile.gif

Credo, e Al_Fa mi smentirà se sbaglio, che lui volesse parlare di una buona foto... che NON E' necessariamente una bella foto. "Bello" riguarda l'estetica, "buono" (in questo caso) riguarda l'efficacia.

Ora, per me è evidente che per Al_Fa una buona foto è anche bella, indipendentemente dai contenuti estetici... anzi, del tutto indipendentemente dai contenuti.
E su questo sono, personalmente, d'accordo al 12.738 %. smile.gif

E poi arriva il mio omonimo, Davidegraphicart, a dire:
QUOTE
Aggiungerei anche...dipende da chi l'ha scattata...

A cui rispondo che, in un certo senso, è vero. Se so che chi ha scattato la foto è uno che non fa le cose a caso, mi viene da chiedermi "Cosa voleva esprimere/trasmettere/suscitare, con questo scatto?"... LUI, non "che foto mi sarebbe piaciuto vedere?". E questo, per inciso, è probabilmente il motivo per cui si esprimono "certe" critiche e commenti ad alcune foto... Non ci chiediamo cosa voleva dire l'autore, ma cosa avremmo voluto vederci noi. smile.gif

Per me, la buona foto è quella che riesce a trasmettermi un messaggio il più possibile simile a quello che il fotografo aveva in mente quando l'ha scattata. Anche quella che semplicemente "mi trasmette" la considero buona, ma in qualche modo meno... almeno dal punto di vista di uno che le foto le fa anche. Come semplice spettatore forse non c'è tutta questa differenza... Non subito, almeno.

E poiché questo "trasmettere", o come dice Al_Fa "suscitare", dipende da tutta una serie di fattori strutturali dell'immagine, ecco che la sua distinzione e spiegazione del primo post ha per me un sacco di senso.

Grazie Al_Fa per aver sollevato la questione... smile.gif

Davide
nisant
Messaggio: #9
QUOTE(twinsouls @ Jan 9 2007, 09:35 PM) *

...
Per me, la buona foto è quella che riesce a trasmettermi un messaggio il più possibile simile a quello che il fotografo aveva in mente quando l'ha scattata. Anche quella che semplicemente "mi trasmette" la considero buona, ma in qualche modo meno...


Mah ... hmmm.gif ... da un certo punto di vista è vero, chi è riuscito a tradurre i propri sentimenti e la propria ragione in materia che viene colta e correttamente interpretata dagli osservatori ha fatto un ottimo lavoro di costruzione e va lodato per questo.

Ma i grandi capolavori dell'arte, hanno tutti questa caratteristica?

Non lo so, se penso a cose che smuovono fin nelle viscere l'osservatore (me e chissà se anche altri) mi trovo davanti ad opere in cui non è presente necessariamente un "messaggio" esplicito.

Anzi, quelle più coinvolgenti, trovo che suscitino spesso emozioni contrastanti negli osservatori, ma li scuotono fin dalle fondamenta dell'animo.

Ciao.
Antonio
davidebaroni
Messaggio: #10
QUOTE
Non lo so, se penso a cose che smuovono fin nelle viscere l'osservatore (me e chissà se anche altri) mi trovo davanti ad opere in cui non è presente necessariamente un "messaggio" esplicito.

Anzi, quelle più coinvolgenti, trovo che suscitino spesso emozioni contrastanti negli osservatori, ma li scuotono fin dalle fondamenta dell'animo.


E quello che "smuove fin nelle viscere" te e forse altri, quello che coinvolge, non è forse un messaggio esplicito? biggrin.gif
La risposta emotiva, che può benissimo essere contrastante, dipende essenzialmente dal rapporto che ognuno di noi ha con quel messaggio... e ci dice semplicemente che "il messaggio è arrivato". smile.gif

Parere del tutto personale, come sempre. smile.gif
nisant
Messaggio: #11
QUOTE(twinsouls @ Jan 10 2007, 12:29 AM) *

E quello che "smuove fin nelle viscere" te e forse altri, quello che coinvolge, non è forse un messaggio esplicito? biggrin.gif
La risposta emotiva, che può benissimo essere contrastante, dipende essenzialmente dal rapporto che ognuno di noi ha con quel messaggio... e ci dice semplicemente che "il messaggio è arrivato". smile.gif

Parere del tutto personale, come sempre. smile.gif


Capisco cosa vuoi dire e condivido, un messaggio riconoscibile può senz'altro generare reazioni molto differenti, chessò, per fare un esempio estremo, una svastica può suscitare nostalgia o orrore.

Io volevo invece sottolineare l'opera che non puoi incasellare in vissuti comuni concreti e direttamente riconoscibili, seppur interpretati in maniera opposta.
Parlavo di immagini che pur non avendo direttamente a che fare con le sensazioni che evocano, comunque sono in grado di suscitarne e di suscitarne di opposte. Opere che fanno pensare me alla morte e te alla nascita, senza mostrare né cadaveri né neonati.

Ciao.
Antonio
davidebaroni
Messaggio: #12
QUOTE
Capisco cosa vuoi dire e condivido, un messaggio riconoscibile può senz'altro generare reazioni molto differenti, chessò, per fare un esempio estremo, una svastica può suscitare nostalgia o orrore.

Ecco, per esempio, la svastica è un contenuto. Il significato che ha cambia a seconda del contesto in cui la si colloca, e al modo in cui la si rappresenta. Credo che non avrai difficoltà ad immaginare una foto che "rappresenti" la nostalgia per qualcosa simboleggiato dalla svastica, e l'altra foto che "rappresenti" l'orrore per la stessa cosa, simboleggiata di nuovo dalla svastica. smile.gif
Ora fai un passo indietro, e guarda quelle due immagini affiancate...
In cosa sono strutturalmente diverse, e in cosa invece simili? Sono ENTRAMBE "buone foto"? O c'è qualcosa che non "ti finisce"? Ha a che fare con i tuoi personali sentimenti al riguardo? wink.gif
Spero di essermi spiegato meglio ora. Se lascio fuori i miei sentimenti, le mie personali "preferenze" a livello di contenuto, posso percepire la forza, la "bontà", della foto... indipendentemente dal fatto che a me piaccia o no.
QUOTE
Parlavo di immagini che pur non avendo direttamente a che fare con le sensazioni che evocano, comunque sono in grado di suscitarne e di suscitarne di opposte. Opere che fanno pensare me alla morte e te alla nascita, senza mostrare né cadaveri né neonati.

Anche io, come vedi... biggrin.gif
...e comunque vorrei che mi spiegassi una cosa... Se le sensazioni sono evocate dalle immagini, come fanno le immagini stesse a non avere niente a che fare con quelle sensazioni?
Se mi dici che il loro contenuto non ha apparentemente niente a che fare, ok... ma la loro struttura ci ha a che fare eccome! wink.gif
Capisco che fare questa distinzione fra contenuto e struttura non è semplice. Mi ci sono voluti mesi di training continuo per riuscirci, ma forse ero di coccio io... Però ora non tornerei indietro nemmeno se mi pagassero per farlo. E' come parlare di vocabolario e di sintassi...
enrico
Messaggio: #13
QUOTE(twinsouls @ Jan 9 2007, 09:35 PM) *


Per me, la buona foto è quella che riesce a trasmettermi un messaggio il più possibile simile a quello che il fotografo aveva in mente quando l'ha scattata.


Condivido in pieno. Se consideriamo la fotografia un linguaggio, non può essere che così. La foto diventa una "scrittura" attraverso la quale comunicare qualcosa. Diviene quindi importante non solo il contenuto, l'idea, ma anche il come. Nel campo della scrittura, due persone diverse possono avere entrambe sentimenti profondi, ma l'una riesce ad esprimerli con efficacia e crea un'opera d'arte, una poesia; l'altro si esprime invece in maniera confusa e sgrammaticata.
Se invece vediamo una foto cercando quali sensazioni suscita in noi, il discorso cambia. Ma si perde il senso della foto come comunicazione. Non si "legge" il messaggio dell'autore, ma si "legge" il proprio io.
Saluti
Enrico
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #14
Ottimo spunto di discussione per "Photo Culture - Temi"

..si continua da quella parte wink.gif

ciao

Fabio
enrico
Messaggio: #15
QUOTE(maurizioricceri @ Jan 9 2007, 06:32 PM) *

questo è uno dei motivi,per cui credo ,sia più importante valutare un'opera con l'istinto che ci viene dettato dal nostro "io" e non condizionati da una pubblicità mediatica che troppo spesso ci vorrebbe far vedere il "bello" dove il bello non c'è,almeno non un bello misurato secondo i nostri canoni di valutazione.Quello che è l'impatto visivo,dovrebbe essere emotivamente libero da condizionamenti prescindendo dal nome o dall'immagine ritratta.


Ciao Maurizio,
non condivido il "dover giudicare con l'istinto", ma condivido il resto del tuo pensiero: molte immagini d'autore vengono spesso giudicate d'alto livello, per il solo fatto di conoscerne la firma. E' indubbiamente vero che un autore importante sa usare bene il mezzo fotografico per esperienza e per capacità, ma le sue fotografie non avranno tutte uno stesso altissimo livello qualitativo; ce ne possono essere anche di mediocri. Sull'altra faccia della medaglia, non è detto che un semplice e sconosciuto fotoamatore non possa fare foto di grande spessore: io ne ho viste su questo forum.
Enrico
nisant
Messaggio: #16
QUOTE(twinsouls @ Jan 10 2007, 02:52 AM) *

...
Se le sensazioni sono evocate dalle immagini, come fanno le immagini stesse a non avere niente a che fare con quelle sensazioni?
Se mi dici che il loro contenuto non ha apparentemente niente a che fare, ok... ma la loro struttura ci ha a che fare eccome! wink.gif
...

Mi rallegro per te perché ti sei incamminato con soddisfazione nell'opera di discernimento tra contenuto e struttura. Io non sono certo di farlo, almeno non in modo cosciente, e non so se lo faccio incosapevolmente.
Parlando di svastiche, prendine una su un muro, lisco, senza altri particolari segni, forografala. Poi falla vedere ad un nazi o a un ebreo.
Adesso rifotografala quando la strada è affollata e rifa' l'esperimento.
Poi rifotografala con uno skinhead tutto borchiato e poi con un bambino incappottato, magari con un baschetto e le mani in testa (in B/N) e di nuovo verifica le reazioni.
Ci sono stati cambi di contenuto (forse modesti), di struttura (forse grandi), ma non mi meraviglierei che le reazioni dell'osservatore restassero uguali nel segno e, semmai, variabili solo nell'intensità.

Un esempio concreto, che non ha niente a che fare con le opere d'arte a cui mi riferivo inizialmente, ma molto più miseramente ha come oggetto due foto scattate da me, presentate in questo 3D (che, tra l'altro, ho avuto il piacere di veder commentato per primo proprio da te smile.gif ) può illustrare il mio pensiero.

Prendi la seconda foto, che io avrei intitolato "nascita" o "3, 2, 1, takeoff", come a simboleggiare la partenza, l'inizio. Da un altro gentilissimo commentatore è stata associata all'idea di rottamazione, eliminazione dell'obsoleto, un forno crematorio (tanto per restare in argomento svastiche).

Ora, io non riesco a trovare una discriminante di contenuto e/o struttura che mi giustifichi necessariamnete la sensazione di inizio o al contrario quella di fine, che trovo comunque plausibili entrambe.
Trovo l'immagine non esplicita e, nel mio piccolo, mi ha fatto piacere che abbia suscitato emozioni differenti, perché le trovo comunque interpretazioni sensate dell'immagine, seppur non tutte coincidenti con la mia.

Questo, probabilmente, nell'opera di uno qualsiasi, come nella fattispecie, puoi considerarlo un limite, ma penso che nel caso di un grande artista si possa considerare un pregio.

Ciao.
Antonio
MSVphoto
Messaggio: #17
Caspita questo è un "tema" veramente difficile!
Credo che sia difficile e anche molto, dare una definizione di cosa è una "buona fotografia", chi mi ha preceduto ha già segnalato alcuni aspetti, credo validi, da tener presente.
Prendo coraggio e provo ad aggiungere qualche mia considerazione, qualche "spunto", ne scrivo come se fossero mie riflessioni, diciamo, intime... ma con la speranza di poter suscitare qualche reazione...
Anticipo che gli "spunti" successivi non sono inseriti in ordine d'importanza ma un pò come sono... venuti!
Spunto A: Quanto è importante la nostra "Cultura"? ... si anche quella generale, ma sopratutto la nostra personale "formazione" all'immagine. Personalmente credo di essere diverso oggi da quello che ero 20 anni fa, oggi il mio patrimonio "visivo", quello che ho cercato di "imparare" dalle immagini viste mi "forza" a dare dei giudizi che sono, magari inconsciamente, comparativi, quello che vedo oggi deve fare i "conti" con quello che ho già visto...
Spunto B: Tra i fattori che vorrei includere è quello che riguarda la foto come "Documento". Nel mio piccolo, ho avuto modo di rifletterci molto negli ultimi mesi, durante l'opera di digitalizzazione del mio archivio e per un piccolo progetto su Milano a cui ho partecipato. Spesso ci dimentichiamo di questa cosa, il valore documentale di una fotografia cambia nel tempo, quella che oggi è un'immagine (e magari neppure...) solo "tecnicamente buona" un giorno, con molta probabilità, diventerà una foto molto più interessante, più importante, più "buona" perchè ci mostrerà "come eravamo"! (Milano in 15 anni è cambiata moltissimo!)
Spunto C: "Arte/ricerca" questo è un argomento complesso... e qui non so come dirlo però, io credo che "l'artista" esiste, è quella persona con una sensibilità mostruosa, è "illuminato", e potrebbe essere talmente illuminato da accecare gli altri... che probabilmente non lo vedrebbero!
Qui però mi fermo, non sono all'altezza!
Spunto D: Si è già parlato dell'influenza della "firma", un pò ci credo anch'io, è un classico, però dovrebbe "funzionare" se non teniamo in considerazione gli altri "spunti"! wink.gif
Spunto E: "Canoni estetici", insomma le varie regolette, "dei terzi" dei "sesti" "l'equilibrio"... si sempre valide ma... "bisogna" rompere le regole ogni tanto, e quindi nel valutare una foto questo avrà un certo peso, quanto siamo "propensi" ad uscire da questi canoni?
Spunto F: La foto che "urta", lo "scoop" (si fa per dire...), "messaggio". Su questo sono molto convinto, le foto che hanno contenuti, diciamo così "pesanti" le ritengo le foto più facili, saranno anche buone ma... non per me.
Su questo aspetto "cerco" di essere incorruttibile! Per approfondimenti vi rimando qui, a mio parere una lettura fondamentale.
Spunto G: ne avete giò parlato... "stato d'animo", il nostro, penso proprio che pesi molto, è il "traduttore", il "convertitore" attraverso il quale noi leggiamo il "messaggio" contenuto nell'immagine. Non è una cosa negativa in assoluto, anzi, potrebbe portarci, casualmente..., più "vicino" all'autore!
Caspita... ho paura di aver scritto un "filino" troppo!
Perdonatemi è la passione! rolleyes.gif
A voi!

Max


davidebaroni
Messaggio: #18
QUOTE
Ora, io non riesco a trovare una discriminante di contenuto e/o struttura che mi giustifichi necessariamnete la sensazione di inizio o al contrario quella di fine, che trovo comunque plausibili entrambe.

Allora, differenze strutturali... smile.gif
Nella prima immagine, il soggetto è decentrato verso destra (neurologicamente, verso il futuro, a meno che tu non sia mancino o giapponese), nella seconda è perfettamente centrale. Nella prima è "mosso" (dinamico), nella seconda no, o molto meno. La prima è più "scura" e usa una tonalità di colore verde e "fredda", la seconda è parecchio più lumionosa e usa una tonalità gialla e "calda". La prima è meno contrastata della seconda. Le proporzioni sono diverse: il soggetto della prima foto è molto più grande relativamente alla superficie totale dell'immagine, ed è meno distante. Sospetto che anche lunghezza focale e quindi prospettiva siano diverse. Mi fermo qui, ma se guardiamo i dettagli credo che potremmo andare avanti ancora un po'... smile.gif
Contenuti: una persona di spalle, con in mano qualcosa, che si allontana su un tapis roulant, visto di spalle (uguale per entrambe). Nella prima foto, non si sa dove vada; nella seconda dà nettamente l'impressione di andare verso una luce (che nella nostra cultura, ma non solo, simboleggia sia la nascita che la morte... wink.gif ).
La persona della prima foto, a causa del mosso reso ancora più evidente dalla maggiore vicinanza, dà molto di più l'impressione di stare attivamente camminando, andando verso qualcosa, di essere più veloce... e qui ci sono sia struttura (distanza, movimento) che contenuto (il piede alzato nel passo è più evidente, grazie anche alla struttura).
Andiamo avanti o basta così? smile.gif
I contenuti sono le parole, la struttura è la sintassi. TUTTI le usiamo entrambe... più o meno consapevolmente, più o meno bene. Meglio li usiamo (che non vuol necessariamente dire "più consapevolmente", anche se secondo me aiuta) più siamo efficaci (quindi io cosa c'entro con tutto questo discorso? Mah...).

Fammi proporre un'altra variante della definizione di "buona foto" che ho dato prima...

Una buona foto è quella che soddisfa lo scopo per cui è stata scattata (Il che implica che il fotografo avesse uno scopo nello scattarla, ma tant'é... rolleyes.gif )
In questo modo, dovremmo includere in modo soddisfacente anche le giuste osservazioni di Volo... e le tue osservazioni sui "capolavori dell'Arte".

Mi piace questa discussione. Food for thoughts, come dicono qui!

Davide

PS: Certamente la cultura e le esperienze personali contribuiscono a creare il "significato" di un'immagine, e di conseguenza le reazioni emotive. Ma continuiamo ad essere nel campo in cui "leggiamo il nostro io", e non "leggiamo il messaggio dell'autore", per dirla con Enrico.
MSVphoto
Messaggio: #19
QUOTE(twinsouls @ Jan 10 2007, 09:41 PM) *

...
PS: Certamente la cultura e le esperienze personali contribuiscono a creare il "significato" di un'immagine, e di conseguenza le reazioni emotive. Ma continuiamo ad essere nel campo in cui "leggiamo il nostro io", e non "leggiamo il messaggio dell'autore", per dirla con Enrico.


Prendo "spunto" dal PS di Davide per un'altra riflessione...
Personalmente ho molti dubbi sulla "lettura del messaggio dell'autore" in maniera univoca.
Se l'autore "mette" il titolo alla sua opera (o la "racconta"), bene, il "rebus" sembra risolto (ma dobbiamo credergli però...) altrimenti, anche conoscendo la "storia" di questo autore, "io" non avrò mai la certezza di aver "letto" proprio il "suo" vero messaggio hmmm.gif probabilmente l'avrò interpretato (tradotto, ecc) più o meno fedelmente.
Potrebbe esserci un messaggio esplicito che, magari, "copre" quello che veramente "lui" voleva dirci... ph34r.gif
Difficile, molto diffile... (almeno per me lo è...)
Un saluto gente.

Max

Messaggio modificato da volo63 il Jan 10 2007, 10:30 PM
enrico
Messaggio: #20
QUOTE(volo63 @ Jan 10 2007, 10:28 PM) *

Prendo "spunto" dal PS di Davide per un'altra riflessione...
Personalmente ho molti dubbi sulla "lettura del messaggio dell'autore" in maniera univoca.
Se l'autore "mette" il titolo alla sua opera (o la "racconta"), bene, il "rebus" sembra risolto (ma dobbiamo credergli però...) altrimenti, anche conoscendo la "storia" di questo autore, "io" non avrò mai la certezza di aver "letto" proprio il "suo" vero messaggio hmmm.gif probabilmente l'avrò interpretato (tradotto, ecc) più o meno fedelmente.
Potrebbe esserci un messaggio esplicito che, magari, "copre" quello che veramente "lui" voleva dirci... ph34r.gif
Difficile, molto diffile... (almeno per me lo è...)
Un saluto gente.

Max


Ciao,
il tema della lettura dell'immagine fotografica è affrontato in maniera mirabile nel libro "La lettura strutturale della fotografia" di Nazzareno Taddei, grande personaggio purtroppo recentemente scomparso (fra le tante cose, docente di teoria della comunicazione all'università di Cagliari).
La metodologia della lettura, detto in breve, si basa sull'analisi del cosa e del come, cioé di ciò che è rappresentato nella foto (il cosa) e nelle scelte espressive del fotografo mediante le quali ci presenta quel cosa (angolazione, profondità di campo, inquadratura ecc. ecc), cioè il "come". E' proprio integrando il cosa e il come che si può risalire all'idea dell'autore (il messaggio). E' una cosa facile? Certo che no. E' una cosa impossibile? Di nuovo certo che no. La riuscita della lettura è tanto più facile quanto più l'autore è bravo a "scrivere" e quanto più il lettore è esperto nella lettura (conoscenza del linguaggio fotografico).
D'altra parte, siamo sicuri, quando leggiamo un brano della Divina Commedia di risalire con pienezza all'idea del suo autore? Molte poesie ad esempio si possono comprendere appieno solo se se ne conoscono le tecniche e le tematiche. Se prendiamo la poesia "Il lampo" del Pascoli, per capirla appieno dobbiamo analizzarne il simbolismo che si cela dietro le stupende immagini linguistiche. E stiamo parlando della comunicazione per mezzo del linguaggio scritto per il quale siamo stati educati fin dalla prima elementare. Per il linguaggio fotografico la scuola purtroppo non fa nulla e così la conoscenza di questo importante mezzo di espressione così enormemente diffuso oggigiorno, è estremamente scarsa.
Una discussione su questi punti è in "L'immagine e il titolo" in questa stessa sezione "Temi".

Saluti
Enrico
davidebaroni
Messaggio: #21
QUOTE
La metodologia della lettura, detto in breve, si basa sull'analisi del cosa e del come, cioé di ciò che è rappresentato nella foto (il cosa) e nelle scelte espressive del fotografo mediante le quali ci presenta quel cosa (angolazione, profondità di campo, inquadratura ecc. ecc), cioè il "come". E' proprio integrando il cosa e il come che si può risalire all'idea dell'autore (il messaggio).

Fammi capire: il "cosa" sembra essere quello che io chiamo i "contenuti", e il "come" quello che io chiamo la "struttura". E' così? hmmm.gif
Se così fosse, ci troveremmo di fronte all'ennesimo caso in cui un "processo", cioé una struttura, può venire applicata a un numero n di contenuti... Infatti con questo tipo di processo si possono analizzare ("leggere") tutti i tipi di comunicazione e/o di linguaggio: c'è SEMPRE un "cosa" e un "come". smile.gif
Si tratta soltanto di diversi linguaggi e di diversi livelli di complessità.
enrico
Messaggio: #22
QUOTE(twinsouls @ Jan 10 2007, 11:36 PM) *

Fammi capire: il "cosa" sembra essere quello che io chiamo i "contenuti", e il "come" quello che io chiamo la "struttura". E' così? hmmm.gif
Se così fosse, ci troveremmo di fronte all'ennesimo caso in cui un "processo", cioé una struttura, può venire applicata a un numero n di contenuti... Infatti con questo tipo di processo si possono analizzare ("leggere") tutti i tipi di comunicazione e/o di linguaggio: c'è SEMPRE un "cosa" e un "come". smile.gif
Si tratta soltanto di diversi linguaggi e di diversi livelli di complessità.


Praticamente sì. In ogni caso, una stessa struttura applicata ad un diverso contenuto, porta a significati diversi. Il perché è il risultato dell'interazione di questi due parametri. Se io ritraggo un mendicante dall'alto, schiacciandolo sullo sfondo del marciapiede, lo sovrasto e ne sottolineo la fragilità, la condizione di povertà e di dipendenza. Se invece lo stesso mendicante lo ritraggo dal basso in maniera che sia lui a sovrastarmi, ne sottolineo la dignità. Mi viene alla mente una famosa foto di Werner Bischof che dovrei avere a portata di mano.
Eccola, l'ho trovata.
Buona notte
Enrico

Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
MSVphoto
Messaggio: #23
QUOTE(enrico @ Jan 10 2007, 11:27 PM) *

...Di nuovo certo che no. La riuscita della lettura è tanto più facile quanto più l'autore è bravo a "scrivere" e quanto più il lettore è esperto nella lettura (conoscenza del linguaggio fotografico).
D'altra parte, siamo sicuri, quando leggiamo un brano della Divina Commedia di risalire con pienezza all'idea del suo autore? Molte poesie ad esempio si possono comprendere appieno solo se se ne conoscono le tecniche e le tematiche...
Saluti
Enrico


Ciao Enrico, grazie anche a te aggiungiamo altre cose...
Come ho già anticipato, personalmente trovo difficile guardare anzi, analizzare una foto, certo tutti noi lo facciamo, in maniera più o meno "consapevole" e più o meno "esperta", il problema è quanto tutti, per interderci, gli "spunti" di cui sopra, influenzino questa "analisi".
Tutto molto affascinante, oltre che tremendamente complesso!
Proverò a dormirci su.
Buona notte e... a presto!

Max

PS: @Davide, per oggi ho fatto una scorpacciata! wink.gif
PS2: adesso leggo anche l'intervento, ultimo di Enrico... sono lento!

Messaggio modificato da volo63 il Jan 10 2007, 11:58 PM
davidebaroni
Messaggio: #24
QUOTE(enrico @ Jan 10 2007, 11:45 PM) *

Praticamente sì. In ogni caso, una stessa struttura applicata ad un diverso contenuto, porta a significati diversi. Il perché è il risultato dell'interazione di questi due parametri. Se io ritraggo un mendicante dall'alto, schiacciandolo sullo sfondo del marciapiede, lo sovrasto e ne sottolineo la fragilità, la condizione di povertà e di dipendenza. Se invece lo stesso mendicante lo ritraggo dal basso in maniera che sia lui a sovrastarmi, ne sottolineo la dignità. Mi viene alla mente una famosa foto di Werner Bischof che dovrei avere a portata di mano.
Eccola, l'ho trovata.
Buona notte
Enrico

Beh, dal mio punto di vista questo è un caso di "strutture diverse applicate ad uno stesso contenuto"... smile.gif
Ma sono perfettamente d'accordo che è l'interazione dei due prametri, e probabilmente anche di altri quali la conoscenza delle tematiche dell'autore ecc., che ci dà un'idea di cosa l'autore volesse rappresentare... e sono anche d'accordo con Volo che, comunque, ognuno ci mette del suo. biggrin.gif
Mi viene in mente, per analogia, un esercizio che facevo spesso fare quando tenevo corsi sulla comunicazione. In questo esercizio, a una persona era richiesto di stare per un minuto di fronte al resto dei partecipanti e "non comunicare" (compito impossibile, ovviamente), mentre agli altri era richiesto di osservarlo. Alla fine del minuto, cominciavo a chiedere agli "osservatori" cosa avessero oservato, e dopo aver diviso in due la lavgna a fogli mobili trascrivevo le risposte. Di solito, all'inizio avevo risposte tipo "era imbarazzato", oppure "si choedeva come fare", o ancora "Non sapeva cosa inventarsi". E tutte queste le scrivevo su un lato del foglio... Dopo un po' qualcuno cominciava a dire cose come "guardava sempre in alto", oppure "teneva le dita delle mani intrecciate", o "oscillava leggermente avanti e indietro"... e queste andavano sull'ALTRO lato del foglio.
Perché?
Perché queste ultime erano "ciò che c'era", il "cosa"; le altre, le prime, erano le interpretazioni che venivano date, i significati che ognuno attribuiva ai "dati" a disposizione. smile.gif
Questa distinzione è stata per me il primo passo per arrivare a capire che "ciò che c'é" è lì, è quanto di più vicino all'oggettività possiamo avere, mentre l'interpretazione, il significato, sono soggettivi e rispondono a nostre proiezioni più che all'intento del comunicatore... da cui i "test proiettivi" in psicologia. smile.gif

Non so perché, ma mi sembrava pertinente... hmmm.gif
enrico
Messaggio: #25
QUOTE(twinsouls @ Jan 11 2007, 01:00 AM) *

Non so perché, ma mi sembrava pertinente... hmmm.gif


Io credo che sia pienamente pertinente. Mi hai fatto venire in mente queste considerazioni:

a - un principiante che scatta una foto senza conoscere nulla del linguaggio fotografico, che riesce ad ottenere foto leggibili solo grazie agli automatismi della macchina, riesce a comunicare?

b - Un fotografo esperto che fa una foto documentaria nella quale cerca di rappresentare il più oggettivamente possibile una certa realtà, che utilizza la macchina come puro strumento di "riproduzione del reale", comunica qualcosa di sè?

Io credo proprio di si. In ogni caso ciascuno ha fatto delle scelte. Già con l'inquadratura ha ritagliato un "suo" pezzetto di spazio da una realtà che gli si svolge intorno a 360°. Ma, scegliendo il momento dello scatto, ha ritagliato anche un preciso istante di tempo da un continuum temporale.
Ma, anche se inconsapevolmente, ha scelto un determinato punto di vista da una infinità di altri punti di vista possibili. Io credo che, anche se inconsapevolmente, chiunque fotografi, tradisca necessariamente, attraverso le sue scelte (di cui magari nemmeno si rende conto), il suo modo di essere e di pensare.
Enrico
 
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