FORUM NIKONCLUB

Condividi le tue conoscenze, aiuta gli altri e diventa un esperto.

Chiudi
TITOLO*
DOMANDA*
AREA TEMATICA INTERESSATA*
4 Pagine: V  « < 2 3 4  
Postproduzione
quando applicarla ?
Rispondi Nuova Discussione
Al_fa
Messaggio: #76
Mi sembra addirittura ovvio (e quindi inutile dirlo).

Il problema è che ci si perde dietro a false idee quali: è reale o non è reale, è una modificazione della realtà o va bene, è tollerabile, è eticamente corretto o non lo è.

Non ci deve essere etica dietro alla creazione di un'immagine. Ci potrebbe essere per un fotogiornalista ma anche in questo caso vi potrei citare tonnellate di esempi (Magnum Photos in testa) di fotografie fotogiornalistiche in cui la post produzione è palesemente influente. Perchè il giornalismo è espressione dell'idea del giornalista e quest'idea può essere accentuata o asciugata da una narrazione asettica o enfatizzata, così come si può produrre una foto giornalistica molto esasperata o estremamente secca, quasi ed apparentemente prova delle opinioni di chi l'ha scattata. La fotografia giornalistica deve convincere del suo realismo ma non è mai realtà. La post produzione può essere una questione di scelta stilista. Una scelta per l'appunto. Non un vallo, un divario tra "realtà" e immaginazione.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #77
QUOTE(Al_fa @ Feb 24 2007, 04:28 PM) *

Mi sembra addirittura ovvio (e quindi inutile dirlo).

Il problema è che ci si perde dietro a false idee quali: è reale o non è reale, è una modificazione della realtà o va bene, è tollerabile, è eticamente corretto o non lo è.

Non ci deve essere etica dietro alla creazione di un'immagine. Ci potrebbe essere per un fotogiornalista ma anche in questo caso vi potrei citare tonnellate di esempi (Magnum Photos in testa) di fotografie fotogiornalistiche in cui la post produzione è palesemente influente. Perchè il giornalismo è espressione dell'idea del giornalista e quest'idea può essere accentuata o asciugata da una narrazione asettica o enfatizzata, così come si può produrre una foto giornalistica molto esasperata o estremamente secca, quasi ed apparentemente prova delle opinioni di chi l'ha scattata. La fotografia giornalistica deve convincere del suo realismo ma non è mai realtà. La post produzione può essere una questione di scelta stilista. Una scelta per l'appunto. Non un vallo, un divario tra "realtà" e immaginazione.



Mi permetto di dissentire - se ho ben capito la tua tesi, se non è così me ne scuso - sulla questione della "verosimiglianza" dell'immaqine giornalistica. Partendo dal presupposto che in gioco, prima del fattore tecnico, ci sono precise indicazioni etiche e deontologiche che regolano l'esercizio della professione giornalistica, sia essa scritta, parlata o per immagini.
L'immagine giornalistica non deve essere "verosimile" ma deve essere "vera". Quando dico vera mi riferisco al contenuto, che non può e non deve essere manipolato, non certo alla presentazione estetica e all'ottimizzazione magari "spinta" per ottenere una narrazione particolarmente drammatica. Un'immagine giornalistica che "deve convincere del suo realismo" ma che "non è realtà" non è un'immagine giornalistica, è altro.
Un'immagine "verosimile" non è informazione, è semmai illustrazione.
Il problema, dal punto di vista deontologico, non è secondario: il "sottile discrimine" può far la differenza, eccome. Fino al licenziamento per giusta causa del responsabile della "manipolazione" e fino alla radiazione dall'ordine professionale.
Diego

Messaggio modificato da tembo il Feb 24 2007, 07:15 PM
Al_fa
Messaggio: #78
Yes, Diego.

Ma post produrre un'immagine, modificarne la "realisticità" o la "verosimiglianza" non è in nessun modo "punibile" e deontologicamente errato. Questo perché la post produzione, l'esasperazione è parte della produzione fotografica. Perchè la produzione fotografica non è realtà ma qualcos'altro, una rappresentazione soggettiva della realtà (due fotografi e fotogiornalisti possono infatti raccontare lo stesso evento con foto e metodi fotografici/visivi totalmente diversi).

Non può essere tuttavia realtà perchè è fotografia. wink.gif

Non so se mi sono spiegato bene. Il mio discorso non ha a che vedere con il fatto che un fotogiornalista portando avanti una foto come una prova di un evento "storico" sia "obbligato" moralmente (ed anche dal punto di vista legislativo, entro i limiti di quello che la legge può fare) a produrre un documento "originale". Questo non lo metto in discussione. Metto in discussione il fatto che la fotografia debba e sia semplice rappresentazione della realtà. Non è così.

Pensa al mitico esempio di Capa e della foto del guerrigliero ipoteticamente colpito da un proiettile o all'altro citatissimo e manipolato della bandiera russa issata a Berlino. Sono ambedue "falsi" eppure hanno segnato l'immaginario collettivo ed hanno dato una realtà (che non è mai, tecnicamente, esistita) a cui tutti crediamo e di cui non dubitiamo (perchè se anche non ha colto realmente un guerrigliero colpito da un proiettile il fatto avveniva quotidianamente, perchè se anche la bandiera russa non fu issata in quel momento sappiamo tutti che fu issata e prima rispetto alle altre).


Che mi dici di questo?

PS - C'è anche un altro famoso evento raccontato da Oliviero Toscani, riferito al padre ed ai partigiani. Il padre fece una foto diventata celebre di un gruppo di partigiani armati davanti ad una casa (mi sembra). Era un falso storico perchè in realtà si trattava di un gruppo di amici che avevano trovato le armi lì in giro ma, allo stesso tempo, era una fotografia eccellente perchè dipingeva una realtà che c'era senza ombra di dubbio ed in un momento in cui quella scena era altamente probabile (anche se non tecnicamente "vera").

Messaggio modificato da Al_fa il Feb 24 2007, 07:37 PM
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #79
Mi ricollego al tuo ultimo esempio, molto significativo. Ho qui davanti a me un interessantissimo volume realizzato in prima edizione nel 1995 e ristampato, arricchito e ampliato, nel 2002.
Si tratta di "Storia fotografica della Resistenza", a cura del ricercatore (e mio caro amico) Adolfo Mignemi. Per chi fosse interessato, è pubblicato da Bollati Boringhieri nella collana "Gli archi"..
E' interessante, in questa "diramazione" del nostro doscorso principale, perchè presenta - non mischiati alla rinfusa ma scientificamente suddivisi - tre generi di fotografia "documentaria" sul fenomeno della Resistenza. Ci sono le foto forse più interessanti, dal punto di vista storico se non tecnico, e sono quelle scattate dagli stessi uomini della Resistenza (o dai loro avversari) nella vita di tutti i giorni. Ci sono le foto dei fotoreporter aggregati (nell'ultima fase) alle formazioni partigiane. Alcune di grandi nomi. Ci sono, infine, le immagini che potrebbero essere assimilate a quelle che hai appena citato, il miliziano di capa, la bandiera sul Reichstag o, ancora i marines di Jwo Jima. Immagini "costruite" o "Ri-costruite", a scopo meramente illustrativo o propagandistico.Fra queste, una sequenza molto interessante realizzata da Vincenzo carrese, titolare dell'agenzia "Publifoto".
Ora, le prime rivestono un interesse informativo "a posteriori", nel senso che - scattate come ricordo o documentazione dai protagonisti della lotta partigiana - hanno assunto un valore diverso, di documentazione storica, quando appunto la loro "quotidianità" è divenuta storia. Il loro livello di manipolazione (sia al momento dello scatto, sia in fase di sviluppo e stampa) è nullo.
Le seconde rispondono all'esigenza primaria di far documentare, col minimo scarto di tempo consentito dai mezzi allora a disposizione e dalle difficoltà oggettive, l'attualità della guerra partigiana ai lettori italiani in territorio già liberato e a quelli delle nazioni alleate. Anche qui è difficile riscontrare un elevato intervento di "costruzione" dell'immagine e di sua manipolazione.
Il terzo gruppo (raggruppato significativamente nel volume sotto il titolo "La Resistenza ricostruita") ha, chiaramento, uno scopo didattico o illustrativo, non di informazione immediata. Vuole mostrare, perchè non era possibile documentarlo allora, come venivano stampati i fogli clandestini, come s'organizzava un attacco o un sabotaggio...
Tre esigenze diverse, tre diversi livelli di "accettabilità" della regìa del fotografo, ossia della costruzione di una "realtà verosimile".
Diego
Al_fa
Messaggio: #80
Perfetto. wink.gif
Nicola Verardo
Messaggio: #81
cazzarola, cosa mi stavo perdendo... biggrin.gif ragazzi scrivete tanto nelle vs risposte ma un po di pietà per chi legge.

Capisco che son cose importanti, ma un po di arte riassuntiva per noi poveri lettori non farebbe male .... grazie.gif

Risposta al quesito:
Io la applico tutte le volte che devo .
Tutte le volte che posso,
... e aggiungo nel modo meno invasivo possibile ... chi vede le mie foto TUTTE corrette, deve avere il dubbio se io sappia usare la PP.

Il modo sarà meno invasivo, quanto maggiore sarà la conoscenza tecnica di come applicarlo.

Infatti chi è alle prime armi si nota di più, in quelli più bravi non si nota e neanche viene il sospetto (quasi sempre) di essere intervenuti.

... mi è sempre venuto un sospetto, a chi dice, che non è una vera fotografia se si fà PP, non è che per caso , è una forma di difesa , dal fatto che c'è una carenza conoscitiva o un rifiuto alle tecniche di fotoritocco? wink.gif

un saluto e complimenti per gli stimoli e le riflessioni che questo 3D ha suscitato.

nicola
fabiocvc
Messaggio: #82
Io vorrei provare ad uscire dal coro:

non è che sia contrario alla postproduzione e il paragone con lo sviluppo in camera oscura sicuramente gli rende giustizia.

Però occorre anche ammettere che spesso l'arte della fotografia non è soltanto il prodotto finale, cioè la foto, ma l'abilità del fotografo di essere riuscito a immortalare un attimo nell'istante che si disponde, con le condizioni al contorno che ci sono in quel momento. In pratica 2 fotografi nello stesso posto scatterebbero 2 foto diverse e quello bravo ha colto l'angolo giusto, l'inquadratura giusta, l'esposizione giusta, ... , che fa sì che la foto lasci un buon sapore, mentre quello scarso (come me) riesce solo a fare una foto "normale".
Se si ha la "scusa" di poter intervenire a posteriori per cambiare le carte in tavola, scusate ma ci perdiamo l'aspetto più bello e cioè quello di sapere che se "scazzi" la foto, l'immagine che hai in mente (quella che avresti voluto vedere su carta) non sarà mai più possibile averla.

Insomma: se non ti arrocchi nella PP forse ci si impegna di più a migliorare la propria tecnica e a concentrarsi prima di scattare.
Col digitale in effetti si ragiona troppo in "ne faccio 20 per averne una che mi piace, tanto non si paga!".

Poi concordo che a foto fatta se puoi migliorarla perchè no.

Fabio

 
Discussioni simili Iniziata da Forum Risposte Ultimo messaggio
4 Pagine: V  « < 2 3 4