Ciao a tutti, eccoci qua a raccontare il nostro viaggio in Oregon, Stati Uniti, sulla splendida costa Nord Ovest dove l’oceano e un paesaggio incontaminato regnano sovrani.
L'Oregon per noi Europei non è una delle principali attrazioni, se si parla di costa di solito la California nell'immaginario regna incontrastata ma se chiediamo ad un americano che ha girato molto quale sia la parte di costa + bella otterremo come risposta senza dubbio proprio l'Oregon, io e Serena non siamo mai stati in California e quindi non possiamo fare un paragone ma quello che possiamo dirvi è che abbiamo lasciato su questa meravigliosa costa una bella fetta dei nostri cuori e non vediamo l'ora di tornarci.
Sia io che Serena ci riteniamo principalmente fotografi paesaggisti e la scelta dell’Oregon è stata semplice, cercavamo una vacanza fotografica sul mare visto che lo ritenevamo un po’ il nostro punto di maggior debolezza e quindi l’oceano e questa parte di costa ci sembravano la sfida giusta.
Sabato 10 Settembre alle ore 6 del mattino partiamo da Milano, scalo ad Amsterdam e poi dritti a Portland.
Il viaggio visto lo scalo cortissimo (praticamente siamo scesi da un aereo e saliti 45 minuti dopo sull’altro) non risulta troppo pesante e alle 11.30 di sabato 10 Settembre arriviamo in perfetto orario a Portland dove purtroppo al ritiro bagagli troviamo una valigia in meno che ad Amsterdam è stata disguidata a Seattle.
Dopo la rituale (in 4 viaggi aerei 3 valige su 7 finite altrove) procedura andiamo a ritirare la macchina noleggiata e partiamo in direzione della costa, per la precisione verso Cannon Beach, tempo di percorrenza previsto 1h36m.
La giornata è molto bella, calda e limpida, fin troppo per noi lamentoni paesaggisti che gradiamo nuvolette sparse.
Più ci si avvicina alla costa e + ci si addentra in un paesaggio molto bello con la strada circondata da boschi, in poco tempo si è passati dalla città ad una situazione completamente diversa e affascinante.
In perfetto orario sulla tabella di marcia arriviamo a Cannon Beach senza nessun problema ( Propongo la Santità x l’inventore dei navigatori !!! ), paesino delizioso a dir poco, costruzioni prevalentemente in legno e tutte molto caratteristiche.
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Andiamo subito al motel e corriamo in spiaggia pronti ad iniziare la nostra vacanza.
Il motel è praticamente attaccato alla spiaggia e appena ci avviciniamo ad essa rimaniamo impressionati dalla famosa Haystack Rock, imponente a dir poco, così come la forza dell’Oceano che è ben diverso dal mare a cui siamo abituati.
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Attorno alla roccia + famosa della costa ce ne sono altre di varie misure fino a quelle più piccole che sono completamente ricoperte di cozze e stelle marine che vi si posano quando la marea nel pomeriggio e nella notte ricopre gli scogli.
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Prelibatezze che poi i gabbiani si godono a colazione, pranzo e cena assieme a gustosissimi granchi, insomma, direi che i volatili in zona se la cavano alla grande a dir poco e non faticano minimamente a trovare da mangiare.
Altra classica presenza della spiaggia è il “Sand Dollar” che non è altro che un’ “abitante” del mare catalogato tra la stella marina e il riccio di mare, quando viene raccolto sulle spiagge ha l’aspetto di un fossile ma in realtà vive e possiede una pelle con spine mobili che coprono il guscio, la conchiglia.
Il suo movimento marino avviene proprio grazie al coordinamento motorio di quelle spine, una volta morto poi rimane solo la conchiglia che vedete in primo piano nella foto qua sotto.
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C’è una leggenda attorno alla conchiglia che si trova sulla spiaggia e difatti la mattina si trovano solo prestissimo e poco dopo sono tutte rotte, ecco il perché:
Si dice che il Sand Dollar rappresenti la storia della vita e della morte di Gesù Cristo, secondo la leggenda la conchiglia mostra i 4 fori della Croce e il quinto fatto da una lancia romana. E poi ancora il Giglio della Resurrezione Pasquale nonché la stella centrale che aiutò i pastori a raggiungere la grotta dove Gesù nacque. Infine la leggenda dice che se si spezza a metà in questo movimento si libereranno 5 colombe che porteranno pace e buona volontà nel mondo. Io e Serena ce ne siamo portati 3 a Milano ma per ora non abbiamo nessunissima intenzione di spezzarli ma sul posto abbiamo visto che al suo interno le colombe ci sono realmente, a voi il compito di trovare le foto in rete, mica posso dirvi tutto io, hehe
Ma ora passiamo a parlare di quelli che sono altri protagonisti della zona ovvero l’avifauna che vive in differenti periodi sulle rocce, soprattutto su quelle non a riva o sull’Haystack Rock . I + amati sono senza dubbio i Tufted Puffins che fino a circa fine Luglio sono presenti praticamente su ogni formazione rocciosa immersa nell’oceano, purtroppo siamo arrivati tardi e ci siamo dovuti accontentare di fotografarli all’acquario di Newport e sono veramente incredibili, vederli nel loro habitat naturale logicamente sarebbe stato meglio ma non si può avere tutto a volte.
Oltre a loro si vedono facilmente Foche, Cormorani, Pellicani e molte altre specie ma purtroppo non abbiamo un obbiettivo così lungo da poterli fotografare come si deve, servirebbe un cannone non da poco ed è fuori budget una spesa simile, soprattutto se continuiamo ad azzerare il conto in banca per i nostri viaggi, hehe.
Purtroppo nei giorni a Cannon Beach il meteo non ci ha per niente aiutato e fra acqua e nebbia non siamo riusciti a sfruttare la location come avremmo voluto, per questo spesso abbiamo deciso per conversioni o soluzioni particolari, purtroppo quando la luce non c’è non si possono fare miracoli e visto che sia io che Serena siamo alle prime armi anche la nostra inesperienza probabilmente ci ha limitati un po’.
Ad ogni modo non ci lamentiamo per i risultati ottenuti, l’Haystack Rock e il movimento dell’oceano favorivano soluzioni creative e ogni tanto proprio l’oceano regalava qualche bella texture da sfruttare come si deve.
L’emozione di trovarsi in una locations così bella era pazzesca e non ce ne fregava niente di stare nell’oceano ghiacciato fino alla cintura per provare uno scatto particolare, cosa non geniale da parte mia soprattutto il primo giorno quando la mia valigia era a Seattle, hehe, no problem, la sera camino acceso e sedia coi pantaloni davanti.
L’oceano è impressionante e offre innumerevoli possibilità fotografiche in + del mare relativamente tranquillo che io e Serena siamo abituati a vedere in Italia, ogni tanto arrivava un onda + lunga che di colpo ti copre 30 metri in + di spiaggia e all’improvviso invece di avere i piedi in acqua ti ritrovi spinto a riva mentre alzi il cavalletto per evitare danni.
Le albe sono sempre state molto fiacche, il sole tramontava sul mare e la mattina il tempo o era nebbioso o completamente limpido e quindi nessuna alba ci ha regalato quella luce che noi incontentabili paesaggisti cerchiamo ma ugualmente qualche cosa abbiamo portato a casa.
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Solo una volta c’è stato un tramonto con una luce discreta, negli altri giorni invece nebbia o pioggia, capita, non ci si può fare niente, ecco comunque alcuni scatti di quei giorni:
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Purtroppo queste condizioni ci accompagneranno per tutto il viaggio limitandoci abbastanza fotograficamente ma forse stimolando di più quella creatività che visto la poca esperienza non abbiamo ancora e quindi anche una situazione simile ci ha di sicuro aiutato a crescere un pochino nel nostro percorso fotografico.
Ora parliamo un po’ di come ci siamo trovati e delle emozioni che abbiamo vissuto, da far notare quanto gli americani siano cortesi e si godano quello che madre natura gli ha donato rispettandolo, non c’è una carta per terra, non rovinano una spiaggia con uno stabilimento balneare o bancarelle ovunque, alle 7 del mattino la spiaggia si riempie di famiglie a spasso coi cani che si godono 1 oretta di paradiso prima di scuola e lavoro (strano ma bello vedere persone in giacca, cravatta e 24ore in spiaggia a quell’ora ,
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nel caso dei cani prima di rigodersi il prossimo fantastico giretto in riva al mare giocando all’impazzata,
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il tutto senza che la spiaggia diventi un porcile come tristemente accadrebbe qua in Italia.
Vicino agli accessi alla spiaggia ci sono dei cestini molto caratteristici e simpatici muniti di sacchettini per raccogliere i bisogni degli animali con scritte simpatiche che ti ricordano quanto è bella la spiaggia pulita e quanto sia necessario mantenerla tale.
Le persone sono squisite a dir poco, tutti salutano tutti, estranei o conoscenti non fa differenza, quando sentono che veniamo dall’Italia impazziscono e partono in quinta con domande, consigli su posti da visitare e cose simili, il mio inglese è a dir poco maccheronico e non ho mai avuto difficoltà particolari e si sforzavano + loro a capire me che io loro.
Logicamente visto la frequentazione mattutina nel pomeriggio la spiaggia è ancora più popolata ma grazie alla sua immensità non c’è il minimo affollamento, dobbiamo però anche calcolare che era finita l’estate anche la e con la presenza di tutti i volatili molto probabilmente luglio è il mese con + gente e difatti ho sentito dire che le zone dove ci sono i Tufted Puffins sono le + assediate e l’Haystack Rock pare che ultimamente sia addirittura protetta da un cordone di volontari che impediscono a fotografi e curiosi di avvicinarsi troppo x evitare così che disturbino i simpatici volatili.
Naturalmente non si respira minimamente lo stress da grande città a cui siamo abituati a Milano, i negozianti sono cortesissimi e vedi che è proprio il loro modo naturale di essere e non una facciata per vendere, vivono meglio e si vede, indipendentemente dalla crisi.
Vicino ad ogni paese dove andavamo ci eravamo segnati i punti di interesse in zona e proprio all’ingresso di Cannon Beach si trova il bellissimo Ecola State Park che purtroppo si rivela una location per noi maledetta, ci andiamo per ben 3 volte e raggiungiamo al massimo la prima spiaggia, la splendida Indian Beach, meta di moltissimi surfisti,
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per poi dover scappare per dei diluvi improvvisi, la prima volta torniamo dopo 4 ore dalla fuga quanto il cielo si riapriva e a metà del sentiero che porta allo splendido punto di osservazione sul faro di Tillamook dobbiamo riscappare al parcheggio per il solito acquazzone e così fra giorni di troppa foschia (il faro non è a riva ma in mezzo all’oceano) e queste disavventure portiamo a casa solo poche e brutte foto di uno dei fari + chiaccherati d’America.
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Oltre alla classica investitura di essere infestato le persone del luogo ci hanno raccontato molte cose sul faro, pensate che la ditta incaricata della sua costruzione prendeva solo forestieri come operai e li faceva alloggiare molto lontani da quella zona, il mattino poi li portava al posto di lavoro evitando il contatto con la popolazione locale in modo da non far capire quando fosse pericoloso lavorare la e quante vittime la costruzione del faro avesse già fatto.
Essendo in mezzo all’oceano è soggetto a subirne la sua potenza e al momento è raggiungibile solo in elicottero, da anni ormai non è + attivo perché subiva troppi danni climatici e quindi era continuamente da “riparare”, difatti pare sia stato il faro + costoso d’America fino a quando è stato in funzione.
Ho visto suo foto impressionanti, completamente avvolto da onde enormi, ma purtroppo l’oceano è sempre stato abbastanza calmo e non abbiamo potuto ammirare dal vivo tale spettacolo.
Il giorno 14 salutiamo Cannon Beach e ci dirigiamo vero Pacific City, come strada scegliamo la più lunga perché vogliamo fare la “Three Capes Scenic Loop” , strada che garantisce ottimi pointview su fari, dune di sabbia e panorami oceanici bellissimi che sulla interstatale non ci sono.
La decisione è azzeccata ma sfortunata, c’è una nebbiolina pazzesca a non si gode minimamente di tutto ciò, addirittura passiamo affianco a punti che abbiamo visto in rete e manco ci accorgiamo di esserci, ad un tratto per fortuna inizia una salita e la nebbia scompare e così ci fermiamo a Cape Mareas, il parco è splendido e ha dei pointview fantastici, ricomincia però subito a piovere e facciamo solo pochi scatti con una luce terribile che non sono degni nemmeno di essere postati, peccato perché il posto è splendido e il faro carino e ciccioso (e con questo i fari “maledetti” sono 2)
Risaliamo quindi in macchina e Incominciamo a scendere e troviamo l’ennesima brutta sorpresa, strada chiusa quindi niente stop a Oceanside, Cape Lookout e Sand Lake + 2 ore in + di viaggio per tornare indietro e prendere la strada normale.
Abbandoniamo quindi la costa per andare sull’interno e girarci attorno, quando ristringiamo sul mare siamo arrivati a Pacific City, stravolti a dir poco e pure un po’ incavolati per la sfortuna odierna, ok, siamo in ferie in America e dovrebbe essere tutto bello ma ormai interpretiamo le ferie molto “fotograficamente” e tutto questo meteo avverso + questa rogna proprio ora ?
Il paese è carino, meno invogliante e turistico di Cannon Beach come negozi e locali ma offre molte opportunità, è attraversato dal fiume “Nestuccia”, popolato da aironi e altre specie, i pescatori vanno a nozze ed è pieno di barchette,
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tutto attorno la vegetazione è molto bella con boschi e addirittura cerbiatti che attraversano la strada, nel cielo iniziamo poi a vedere i primi falchi e le prime aquile.
E poi la spiaggia………………………………che dire, il primo accesso è dietro ad una salita di sabbia, le dimensioni sono le solite, immensa, lunga e profonda, sulla destra in lontananza c’è la classica Haystack Rock (qua sono ovunque) più la splendida Cape Kiwanda, montagnetta (scusa Kiwa, non ti offendere, sai il rapporto di amore e odio che ho sviluppato per te) ricoperta di sabbia e con in cima qualche piccola formazione di alberi, posto famoso per la sua bellezza e per il modo e la forza con cui l’oceano ci si scaglia contro.
Siamo entrati dalla parte + distante della spiaggia e la traversata per raggiungere l’estremità destra è lunga, proprio li molti surfers si stanno divertendo
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proprio di fronte all’Haystack Rock che in questo caso è in pieno oceano e non a riva come a come a Cannon Beach.
Il cielo e la luce non sono minimamente fotografici e quindi decidiamo + che altro di esplorare la zona, a metà spiaggia circa notiamo delle belle textures, pare che questo sia un punto molto particolare dove le maree influiscono sulla sabbia in maniera interessante, punto che 2 giorni dopo ci darà grandissime soddisfazioni.
Arrivati sotto a Cape Kiwanda ci accorgiamo di quanto la salita sia pesante,
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siamo poi massacrati dal viaggio e Serena decide di stare giù, io invece faccio lo sborone e decido di salire, oltre al fatto già menzionato della ripidità della salita la cosa che ti stronca è che ad ogni passo sprofondi in 40 cm se non di + di sabbia e quindi ritirare fuori il piede è una faticaccia, soprattutto dopo la giornata un po’ massacrante fra sveglia alle 5 e viaggio fastidioso, purtroppo poi dopo le 2 distorsioni alle caviglie degli ultimi periodi ( del peso raggiunto non parlo, preferisco trovare altre scuse ;-)) devo ammettere che sono completamente fuori forma e difatti dopo 1 sosta a metà arrivo in cima letteralmente cotto e fradicio ma non nel senso di stanco ma nel senso che fatico a recuperare aria, mi fermo per una decina di minuti e nel frattempo Serena prova a salire ma rinuncia, dopo il frontale fra treni di 8 anni fa in cui si era spappolata le gambe non ha + spinta e una salita immersa nella sabbia non riusciva proprio a farla, insomma, in quel momento in due non ne facevamo mezzo sano, hehe
Quando mi sono leggermente ripreso cerco i punti che mi interessano ma è palese che sono nella posizione sbagliata,
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mi guardo in giro e capisco dove devo andare ma transenne e segnali di pericolo mi bloccano, preferisco trovare qualcuno che mi spieghi come arrivare la e riprovare dopo, tanto ora sono talmente a corto di energie che rischierei solo di farmi male.
Uno dei miei fotografi preferiti, Chip Philips, proprio qua in un unico giorno si è ritrovato un’ onda gigante in faccia e si è giocato una macchina fotografica che pare sia volata via cavalletto incluso schiantandosi sulle rocce e pochi minuti dopo ha rischiato anche la macchina muletto, oltre al rischio personale logicamente.
Ritorno giù in 10 secondi netti praticamente senza faticare, è impossibile farsi male, si sprofonda e la pendenza aiuta il passo, divertentissimo, più a lato c’è la salita più alta dove ragazzini ben + giovani e in forma di me salgono per poi buttarsi giù come razzi facendo acrobazie assurde.
Il tramonto è indecente e quindi torniamo in motel, mangiamo in un ottimo ristorante li affianco e a letto presto.
I due giorni dopo ci offrono un alba interessante e 2 tramonti molto belli, finalmente il meteo è favorevole e Pacific City e Cape Kiwanda ci regalano alcuni tra i + bei momenti fotografici della vacanza
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Tra i quali alcuni dei nostri preferiti in assoluto:
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Serena invece nei pomeriggi mentre io mi godo almeno una partita di Football Americano (quanto amo questo sport, sono tifoso di calcio ma non c’è paragone secondo me, il football è il top) si fa i suoi giretti a caccia di cani, scoiattoli, aironi, falchi e di quei pazzi col paracadute o parapendio che sia si fanno lanciare da dei piccoli aerei che partono da una mini pista proprio affianco al motel.
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Nel frattempo cerco informazioni su Cape Kiwanda, una volta tornato s
L'Oregon per noi Europei non è una delle principali attrazioni, se si parla di costa di solito la California nell'immaginario regna incontrastata ma se chiediamo ad un americano che ha girato molto quale sia la parte di costa + bella otterremo come risposta senza dubbio proprio l'Oregon, io e Serena non siamo mai stati in California e quindi non possiamo fare un paragone ma quello che possiamo dirvi è che abbiamo lasciato su questa meravigliosa costa una bella fetta dei nostri cuori e non vediamo l'ora di tornarci.
Sia io che Serena ci riteniamo principalmente fotografi paesaggisti e la scelta dell’Oregon è stata semplice, cercavamo una vacanza fotografica sul mare visto che lo ritenevamo un po’ il nostro punto di maggior debolezza e quindi l’oceano e questa parte di costa ci sembravano la sfida giusta.
Sabato 10 Settembre alle ore 6 del mattino partiamo da Milano, scalo ad Amsterdam e poi dritti a Portland.
Il viaggio visto lo scalo cortissimo (praticamente siamo scesi da un aereo e saliti 45 minuti dopo sull’altro) non risulta troppo pesante e alle 11.30 di sabato 10 Settembre arriviamo in perfetto orario a Portland dove purtroppo al ritiro bagagli troviamo una valigia in meno che ad Amsterdam è stata disguidata a Seattle.
Dopo la rituale (in 4 viaggi aerei 3 valige su 7 finite altrove) procedura andiamo a ritirare la macchina noleggiata e partiamo in direzione della costa, per la precisione verso Cannon Beach, tempo di percorrenza previsto 1h36m.
La giornata è molto bella, calda e limpida, fin troppo per noi lamentoni paesaggisti che gradiamo nuvolette sparse.
Più ci si avvicina alla costa e + ci si addentra in un paesaggio molto bello con la strada circondata da boschi, in poco tempo si è passati dalla città ad una situazione completamente diversa e affascinante.
In perfetto orario sulla tabella di marcia arriviamo a Cannon Beach senza nessun problema ( Propongo la Santità x l’inventore dei navigatori !!! ), paesino delizioso a dir poco, costruzioni prevalentemente in legno e tutte molto caratteristiche.
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Andiamo subito al motel e corriamo in spiaggia pronti ad iniziare la nostra vacanza.
Il motel è praticamente attaccato alla spiaggia e appena ci avviciniamo ad essa rimaniamo impressionati dalla famosa Haystack Rock, imponente a dir poco, così come la forza dell’Oceano che è ben diverso dal mare a cui siamo abituati.
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Attorno alla roccia + famosa della costa ce ne sono altre di varie misure fino a quelle più piccole che sono completamente ricoperte di cozze e stelle marine che vi si posano quando la marea nel pomeriggio e nella notte ricopre gli scogli.
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Prelibatezze che poi i gabbiani si godono a colazione, pranzo e cena assieme a gustosissimi granchi, insomma, direi che i volatili in zona se la cavano alla grande a dir poco e non faticano minimamente a trovare da mangiare.
Altra classica presenza della spiaggia è il “Sand Dollar” che non è altro che un’ “abitante” del mare catalogato tra la stella marina e il riccio di mare, quando viene raccolto sulle spiagge ha l’aspetto di un fossile ma in realtà vive e possiede una pelle con spine mobili che coprono il guscio, la conchiglia.
Il suo movimento marino avviene proprio grazie al coordinamento motorio di quelle spine, una volta morto poi rimane solo la conchiglia che vedete in primo piano nella foto qua sotto.
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C’è una leggenda attorno alla conchiglia che si trova sulla spiaggia e difatti la mattina si trovano solo prestissimo e poco dopo sono tutte rotte, ecco il perché:
Si dice che il Sand Dollar rappresenti la storia della vita e della morte di Gesù Cristo, secondo la leggenda la conchiglia mostra i 4 fori della Croce e il quinto fatto da una lancia romana. E poi ancora il Giglio della Resurrezione Pasquale nonché la stella centrale che aiutò i pastori a raggiungere la grotta dove Gesù nacque. Infine la leggenda dice che se si spezza a metà in questo movimento si libereranno 5 colombe che porteranno pace e buona volontà nel mondo. Io e Serena ce ne siamo portati 3 a Milano ma per ora non abbiamo nessunissima intenzione di spezzarli ma sul posto abbiamo visto che al suo interno le colombe ci sono realmente, a voi il compito di trovare le foto in rete, mica posso dirvi tutto io, hehe
Ma ora passiamo a parlare di quelli che sono altri protagonisti della zona ovvero l’avifauna che vive in differenti periodi sulle rocce, soprattutto su quelle non a riva o sull’Haystack Rock . I + amati sono senza dubbio i Tufted Puffins che fino a circa fine Luglio sono presenti praticamente su ogni formazione rocciosa immersa nell’oceano, purtroppo siamo arrivati tardi e ci siamo dovuti accontentare di fotografarli all’acquario di Newport e sono veramente incredibili, vederli nel loro habitat naturale logicamente sarebbe stato meglio ma non si può avere tutto a volte.
Oltre a loro si vedono facilmente Foche, Cormorani, Pellicani e molte altre specie ma purtroppo non abbiamo un obbiettivo così lungo da poterli fotografare come si deve, servirebbe un cannone non da poco ed è fuori budget una spesa simile, soprattutto se continuiamo ad azzerare il conto in banca per i nostri viaggi, hehe.
Purtroppo nei giorni a Cannon Beach il meteo non ci ha per niente aiutato e fra acqua e nebbia non siamo riusciti a sfruttare la location come avremmo voluto, per questo spesso abbiamo deciso per conversioni o soluzioni particolari, purtroppo quando la luce non c’è non si possono fare miracoli e visto che sia io che Serena siamo alle prime armi anche la nostra inesperienza probabilmente ci ha limitati un po’.
Ad ogni modo non ci lamentiamo per i risultati ottenuti, l’Haystack Rock e il movimento dell’oceano favorivano soluzioni creative e ogni tanto proprio l’oceano regalava qualche bella texture da sfruttare come si deve.
L’emozione di trovarsi in una locations così bella era pazzesca e non ce ne fregava niente di stare nell’oceano ghiacciato fino alla cintura per provare uno scatto particolare, cosa non geniale da parte mia soprattutto il primo giorno quando la mia valigia era a Seattle, hehe, no problem, la sera camino acceso e sedia coi pantaloni davanti.
L’oceano è impressionante e offre innumerevoli possibilità fotografiche in + del mare relativamente tranquillo che io e Serena siamo abituati a vedere in Italia, ogni tanto arrivava un onda + lunga che di colpo ti copre 30 metri in + di spiaggia e all’improvviso invece di avere i piedi in acqua ti ritrovi spinto a riva mentre alzi il cavalletto per evitare danni.
Le albe sono sempre state molto fiacche, il sole tramontava sul mare e la mattina il tempo o era nebbioso o completamente limpido e quindi nessuna alba ci ha regalato quella luce che noi incontentabili paesaggisti cerchiamo ma ugualmente qualche cosa abbiamo portato a casa.
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Purtroppo queste condizioni ci accompagneranno per tutto il viaggio limitandoci abbastanza fotograficamente ma forse stimolando di più quella creatività che visto la poca esperienza non abbiamo ancora e quindi anche una situazione simile ci ha di sicuro aiutato a crescere un pochino nel nostro percorso fotografico.
Ora parliamo un po’ di come ci siamo trovati e delle emozioni che abbiamo vissuto, da far notare quanto gli americani siano cortesi e si godano quello che madre natura gli ha donato rispettandolo, non c’è una carta per terra, non rovinano una spiaggia con uno stabilimento balneare o bancarelle ovunque, alle 7 del mattino la spiaggia si riempie di famiglie a spasso coi cani che si godono 1 oretta di paradiso prima di scuola e lavoro (strano ma bello vedere persone in giacca, cravatta e 24ore in spiaggia a quell’ora ,
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Vicino agli accessi alla spiaggia ci sono dei cestini molto caratteristici e simpatici muniti di sacchettini per raccogliere i bisogni degli animali con scritte simpatiche che ti ricordano quanto è bella la spiaggia pulita e quanto sia necessario mantenerla tale.
Le persone sono squisite a dir poco, tutti salutano tutti, estranei o conoscenti non fa differenza, quando sentono che veniamo dall’Italia impazziscono e partono in quinta con domande, consigli su posti da visitare e cose simili, il mio inglese è a dir poco maccheronico e non ho mai avuto difficoltà particolari e si sforzavano + loro a capire me che io loro.
Logicamente visto la frequentazione mattutina nel pomeriggio la spiaggia è ancora più popolata ma grazie alla sua immensità non c’è il minimo affollamento, dobbiamo però anche calcolare che era finita l’estate anche la e con la presenza di tutti i volatili molto probabilmente luglio è il mese con + gente e difatti ho sentito dire che le zone dove ci sono i Tufted Puffins sono le + assediate e l’Haystack Rock pare che ultimamente sia addirittura protetta da un cordone di volontari che impediscono a fotografi e curiosi di avvicinarsi troppo x evitare così che disturbino i simpatici volatili.
Naturalmente non si respira minimamente lo stress da grande città a cui siamo abituati a Milano, i negozianti sono cortesissimi e vedi che è proprio il loro modo naturale di essere e non una facciata per vendere, vivono meglio e si vede, indipendentemente dalla crisi.
Vicino ad ogni paese dove andavamo ci eravamo segnati i punti di interesse in zona e proprio all’ingresso di Cannon Beach si trova il bellissimo Ecola State Park che purtroppo si rivela una location per noi maledetta, ci andiamo per ben 3 volte e raggiungiamo al massimo la prima spiaggia, la splendida Indian Beach, meta di moltissimi surfisti,
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per poi dover scappare per dei diluvi improvvisi, la prima volta torniamo dopo 4 ore dalla fuga quanto il cielo si riapriva e a metà del sentiero che porta allo splendido punto di osservazione sul faro di Tillamook dobbiamo riscappare al parcheggio per il solito acquazzone e così fra giorni di troppa foschia (il faro non è a riva ma in mezzo all’oceano) e queste disavventure portiamo a casa solo poche e brutte foto di uno dei fari + chiaccherati d’America.
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Oltre alla classica investitura di essere infestato le persone del luogo ci hanno raccontato molte cose sul faro, pensate che la ditta incaricata della sua costruzione prendeva solo forestieri come operai e li faceva alloggiare molto lontani da quella zona, il mattino poi li portava al posto di lavoro evitando il contatto con la popolazione locale in modo da non far capire quando fosse pericoloso lavorare la e quante vittime la costruzione del faro avesse già fatto.
Essendo in mezzo all’oceano è soggetto a subirne la sua potenza e al momento è raggiungibile solo in elicottero, da anni ormai non è + attivo perché subiva troppi danni climatici e quindi era continuamente da “riparare”, difatti pare sia stato il faro + costoso d’America fino a quando è stato in funzione.
Ho visto suo foto impressionanti, completamente avvolto da onde enormi, ma purtroppo l’oceano è sempre stato abbastanza calmo e non abbiamo potuto ammirare dal vivo tale spettacolo.
Il giorno 14 salutiamo Cannon Beach e ci dirigiamo vero Pacific City, come strada scegliamo la più lunga perché vogliamo fare la “Three Capes Scenic Loop” , strada che garantisce ottimi pointview su fari, dune di sabbia e panorami oceanici bellissimi che sulla interstatale non ci sono.
La decisione è azzeccata ma sfortunata, c’è una nebbiolina pazzesca a non si gode minimamente di tutto ciò, addirittura passiamo affianco a punti che abbiamo visto in rete e manco ci accorgiamo di esserci, ad un tratto per fortuna inizia una salita e la nebbia scompare e così ci fermiamo a Cape Mareas, il parco è splendido e ha dei pointview fantastici, ricomincia però subito a piovere e facciamo solo pochi scatti con una luce terribile che non sono degni nemmeno di essere postati, peccato perché il posto è splendido e il faro carino e ciccioso (e con questo i fari “maledetti” sono 2)
Risaliamo quindi in macchina e Incominciamo a scendere e troviamo l’ennesima brutta sorpresa, strada chiusa quindi niente stop a Oceanside, Cape Lookout e Sand Lake + 2 ore in + di viaggio per tornare indietro e prendere la strada normale.
Abbandoniamo quindi la costa per andare sull’interno e girarci attorno, quando ristringiamo sul mare siamo arrivati a Pacific City, stravolti a dir poco e pure un po’ incavolati per la sfortuna odierna, ok, siamo in ferie in America e dovrebbe essere tutto bello ma ormai interpretiamo le ferie molto “fotograficamente” e tutto questo meteo avverso + questa rogna proprio ora ?
Il paese è carino, meno invogliante e turistico di Cannon Beach come negozi e locali ma offre molte opportunità, è attraversato dal fiume “Nestuccia”, popolato da aironi e altre specie, i pescatori vanno a nozze ed è pieno di barchette,
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tutto attorno la vegetazione è molto bella con boschi e addirittura cerbiatti che attraversano la strada, nel cielo iniziamo poi a vedere i primi falchi e le prime aquile.
E poi la spiaggia………………………………che dire, il primo accesso è dietro ad una salita di sabbia, le dimensioni sono le solite, immensa, lunga e profonda, sulla destra in lontananza c’è la classica Haystack Rock (qua sono ovunque) più la splendida Cape Kiwanda, montagnetta (scusa Kiwa, non ti offendere, sai il rapporto di amore e odio che ho sviluppato per te) ricoperta di sabbia e con in cima qualche piccola formazione di alberi, posto famoso per la sua bellezza e per il modo e la forza con cui l’oceano ci si scaglia contro.
Siamo entrati dalla parte + distante della spiaggia e la traversata per raggiungere l’estremità destra è lunga, proprio li molti surfers si stanno divertendo
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proprio di fronte all’Haystack Rock che in questo caso è in pieno oceano e non a riva come a come a Cannon Beach.
Il cielo e la luce non sono minimamente fotografici e quindi decidiamo + che altro di esplorare la zona, a metà spiaggia circa notiamo delle belle textures, pare che questo sia un punto molto particolare dove le maree influiscono sulla sabbia in maniera interessante, punto che 2 giorni dopo ci darà grandissime soddisfazioni.
Arrivati sotto a Cape Kiwanda ci accorgiamo di quanto la salita sia pesante,
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siamo poi massacrati dal viaggio e Serena decide di stare giù, io invece faccio lo sborone e decido di salire, oltre al fatto già menzionato della ripidità della salita la cosa che ti stronca è che ad ogni passo sprofondi in 40 cm se non di + di sabbia e quindi ritirare fuori il piede è una faticaccia, soprattutto dopo la giornata un po’ massacrante fra sveglia alle 5 e viaggio fastidioso, purtroppo poi dopo le 2 distorsioni alle caviglie degli ultimi periodi ( del peso raggiunto non parlo, preferisco trovare altre scuse ;-)) devo ammettere che sono completamente fuori forma e difatti dopo 1 sosta a metà arrivo in cima letteralmente cotto e fradicio ma non nel senso di stanco ma nel senso che fatico a recuperare aria, mi fermo per una decina di minuti e nel frattempo Serena prova a salire ma rinuncia, dopo il frontale fra treni di 8 anni fa in cui si era spappolata le gambe non ha + spinta e una salita immersa nella sabbia non riusciva proprio a farla, insomma, in quel momento in due non ne facevamo mezzo sano, hehe
Quando mi sono leggermente ripreso cerco i punti che mi interessano ma è palese che sono nella posizione sbagliata,
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mi guardo in giro e capisco dove devo andare ma transenne e segnali di pericolo mi bloccano, preferisco trovare qualcuno che mi spieghi come arrivare la e riprovare dopo, tanto ora sono talmente a corto di energie che rischierei solo di farmi male.
Uno dei miei fotografi preferiti, Chip Philips, proprio qua in un unico giorno si è ritrovato un’ onda gigante in faccia e si è giocato una macchina fotografica che pare sia volata via cavalletto incluso schiantandosi sulle rocce e pochi minuti dopo ha rischiato anche la macchina muletto, oltre al rischio personale logicamente.
Ritorno giù in 10 secondi netti praticamente senza faticare, è impossibile farsi male, si sprofonda e la pendenza aiuta il passo, divertentissimo, più a lato c’è la salita più alta dove ragazzini ben + giovani e in forma di me salgono per poi buttarsi giù come razzi facendo acrobazie assurde.
Il tramonto è indecente e quindi torniamo in motel, mangiamo in un ottimo ristorante li affianco e a letto presto.
I due giorni dopo ci offrono un alba interessante e 2 tramonti molto belli, finalmente il meteo è favorevole e Pacific City e Cape Kiwanda ci regalano alcuni tra i + bei momenti fotografici della vacanza
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Tra i quali alcuni dei nostri preferiti in assoluto:
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Serena invece nei pomeriggi mentre io mi godo almeno una partita di Football Americano (quanto amo questo sport, sono tifoso di calcio ma non c’è paragone secondo me, il football è il top) si fa i suoi giretti a caccia di cani, scoiattoli, aironi, falchi e di quei pazzi col paracadute o parapendio che sia si fanno lanciare da dei piccoli aerei che partono da una mini pista proprio affianco al motel.
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Nel frattempo cerco informazioni su Cape Kiwanda, una volta tornato s