FORUM NIKONCLUB

Questo è il caso nel quale la bravura del fotografo si sposa con la forza del soggetto. Anche altre immagini sono fantastiche.

"Krisi ė un rapporto con se stessi.
E' un ritrarsi nelle proprie difettosità incaricandole di svolgere il ruolo del medium rappresentativo della crisi esterna. Le rughe, i difetti della pelle, i denti storti, i segni dell' invecchiamento divengono così simbolo del disfacimento morale che è alla base di questi e riversano sul corpo e sulle sue crepe le debolezze dell'animo, l'inebetirsi delle coscienze che hanno reso possibile lo smarrimento che attanaglia trasversalmente generazioni di lavoratori ma soprattutto di uomini. La crisi ritratta per metafora è una crisi che svela la futilità dei valori materiali attraverso la materia (il corpo) che invecchia e deperisce.
I segni pertanto diventano segni portanti, dettagli rivelatori di una condizione generale, occhi che guardano muti mentre una bocca che ingerisce cibo e gonfia pance emana un segnale amplificato dalle parole oppure un ombelico come traccia di vita che perde la forza generatrice nel nero dell'ombra che lo attanaglia, quasi un buco nero.
La frammentarietà con la quale sono state composte le immagini hanno consentito di inserire il testo che lega come una fitta rete divenendo esso stesso immagine, che rende bene l'idea di un diario al quale si confidano i propri peccati, le proprie mancanze e i propri dolori. Ed è ciò che la Moleskine richiama: la confessione verso un diario che viene mostrato all'osservatore così come si prenderebbe atto della propria sconfitta."

Ok Bianca sto a gioco, sto alle tue parole ed alle parole della scrittrice. Allora leggo e vedo una conduzione, leggo un accompagnamento che dal fuori porta al dentro, in quel luogo immacolato, in quel privè intimo dove il nocciolo dell'essenza viene preservato puro. Ma nella tua immagine percepisco una assenza seppur momentanea, un custode che se ne è andato un minuto, ha lasciato sulla gruccia la sua uniforme, il suo ombrello e qualche vestito per cambiarsi o per cambiarti. Il tuo è un discorso per assenze, è una evocazione, mi dici che qualcuno c'è ma rispetta un orario o si è assentato per fare pipi o semplicemente non è alla nostra portata. Quell'uniforme (si la vedo proprio come una uniforme da lavoro) è appesa e aspetta qualuno che verrà di sicuro o è stato e non è più. Allora mi evochi la morte, mi evochi coloro che si sono presi cura di noi e che non ci sono più che sono appunto dentro quella dimensione che col tempo diviene la più intima, la più pura: il ricordo. Ecco, parto dalle tue parole di custodia terrena, di angelo terreno ed arrivo, attraverso la mia percezione in un'altra dimensione quella che in fin dei conti è universale, l'inviolabilità dell'intimità del ricordo. Qui risiede il concettuale della foto a mio avviso, non tanto nella trasposizione formale di ua frase o di una sensazione. Dal punto di vista dell'impatto emotivo forse si poteva fare di più ma in fin dei conti è giusta la dimensione che cerchi, quella semplice di un corridoio di casa, per sentirsi a casa. anche fuori dai propri panni.

Cosa ti hanno detto quando l'hai presentata nell'ambito di quel progetto? Quali sono state le reazioni o i commenti?

Una foto del 2013 scattata a mezzogiorno a dicembre.

Ad oggi puoi stampare su tutto nel vero senso della parola. Se non hai esigenze particolari per una buona stampa domestica sceglierei una buona carta e poi farei incorniciare. La stampa è un po' come la post produzione e deve essere finalizzata al risultato finale che desideri ottenere. Le mie scelte ricadono spesso su una buona carta opaca o carta cotone (dipende dagli utilizzi che ne devo fare o dalla resa che voglio ottenere) che poi faccio incorniciare se la devo appendere. Un mio amico ha stampato direttamente su legno, io ho stampato su tela una riproduzione di una fotografia di un quadro. Come vedi le possibilità sono infinite. Quello che un buon professionista della stampa riesce a fare è spiegarti la resa sulle varie superfici o farti vedere come il contrasto varia da carta a carta, perché non tutte le carte prendono l'inchiostro allo stesso modo. Fatti aiutare e vedrai che la scelta del supporto diviene importante e finalizzante come le precedenti scelte fatte per eseguire lo scatto. E' un mondo che ritengo molto affascinante.

Queste fotografie dimostrano (come se ce ne fosse bisogno) la grandissima dignità che la sola prospettiva di un futuro, anche se solo sognato, dona all' essere umano. Hai ragione Riccardo quando affermi, durante la presentazione, che per un attimo abbiamo davanti a noi infermieri, musicisti, meccanici, parrucchiere, hai ragione perché la dimensione intima che si rivela all'esterno sa pescare sia dalla dimensione fanciullesca del desiderio sia dalla dimensione adulta della creazione di un futuro migliore. E sono certo che i ragazzi posando si siano accorti loro stessi di non essere "inutili" o "scarto" o "materiale umano depositato fra 4 mura". Credo che tu abbia dato a loro uno squarcio dentro il quale essere se stessi e loro ti abbiano dato la matericità di una consapevolezza che in fin dei conti è dentro ad ognuno di noi ma che è tombata sotto strati di a analfabetismo sentimentale.

Ah, si decisamente, le ML le ho sempre apprezzate, sono un fan della prima ora, possiedo da tanti anni una mirrorless ma non è Nikon. Questa generazione di ML Nikon mi ha subito attirato, la Z6 la trovo fantastica come trovo interessante la Z50 ma forse quest'ultima rimane un po castrata o comunque la vedo come la sorella sfigata delle 3 dato che le altre ricevono in dono il riconoscimento dell' occhio per gli animali e la Z50 no, le altre hanno i tempi di scatto a 1/8000 lei no, passi la stabilizzazione che concordo deve essere assente della Z50 per motivi di costo, dimensioni, e scelte di mercato. Ma sto andando fuori tema. La Z6 la apprezzo e trovo strabiliante che a 1/10 la foto sia decisamente pulita. Ma per ora costicchia un pochino troppo per le mie tasche e la vedo ancora come una sorta di desiderio che ammicca ammicca ammicca.

Eri sempre a mano libera ad 1/10? Perché in caso affermativo la stabilizzazione funziona!

La foto mi piace tantissimo. Potrei dirti che mi sarebbero piaciuti maggiormente entrambi gli occhi a fuoco anziché uno solo. Devo dire che è un gran bel ritratto.

Fondere un paio di scatti uno per le luci, l'altro per le ombre potrebbe essere un ottimo accorgimento per estendere la latitudine di posa della fotocamera ed avere dettaglio e leggiblità nelle luci (cosa che in questa fotografia non hai specie nella parte alta dove entra la luce dalle finestre). Per come la vedo io l'architettura necessita di tanto rigore proprio perché l'architetto si fa o si è fatto un mazzo tanto nello studio e nella costuzione di uno spazio armonico e non dissonante. Questa armonia degli spazi e dei volumi di ritrova in un uso pressoché obbligato di un cavalletto, di una fotocamera di sensore dalle dimensioni generose o almeno le più generose possibili rispetto alle possibilità del nostro portafoglio, un obiettivo decentrabile.
Un po' come quando vai a fare della naturalistica che ti tocca avere una fotocamera con un po' di raffica, un autofocus performante, un teleobiettivo. Ecco l'architettura ha quella sfiga di base che se la vuoi fare bene non la puoi fare con unaattrezzature generica ma con una attrezzatura specifica che ti consenta di essere preciso. Infine è un genere che lascia poco spazio alla creatività del fotografo intesa come totale sovversione delle regole. Guarda, mi è venuto in mente un altro libro che potrebbe essere interessante: Teatro d'Italia di Massimo Siragusa.

Eh, un bel dilemma. Se hai tutte ottiche DX e la tua fotografia, fin ora, non ne ha risentito, se non hai esigenze differenti di fotografia per le quali il DX ti vada stretto, le alternative in Dx sono D500, D7500, Z50 con adattatore. Ecco io ad oggi sceglierei quest'ultima soluzione che mi consente di avere un corpo leggero, un sensore fichissimo, un mirino validissimo sacrificando certi aspetti. Quest'ultima soluzione non la scarterei a priori in quanto ti consente di utilizzare tutto il tuo parco ottiche DX attuali + il pancacke dedicato quando vuoi uscire in leggerezza. Scarterei il Full Frame sia reflex che Mirrorless se la tua fotografia non è evoluta o non ne ha bisogno in modo che il Full Frame sia una necessità improrogabile. Il DX sia reflex che mirrorless oltre che a portabilità garantisce una qualità di immagine non indifferente.

Gimp gratis ma lo devi imparare e serve tempo, un po' come imparare PS.
Photoshop elements 2020 a 125 euro, è tendenzialmente facile da usare.
Software Nikon se hai una Nikon vanno più che bene per una regolazione facile e spiccia.

Le cose da fare sono seguire le regole per lo scatto di architettura che comprende il massimo rispetto per le linee, per la corretta rappresentazione dei volumi, per la correttezza prospettiva, per il rigore compositivo, per la maggior latitudine di posa possibile. Sono solo alcune cose alle quali si potrebbe dare importanza. La fotografia di architettura pura dovrebbe essere poco "creativa" ma molto descrittiva e attinente agli equilibri dell'edificio ritratto. In questa foto sembra che caschi un poco tutto, inoltre il grandangolo sballa completamente le proporzioni dell'edificio. Ti consiglierei di dare una occhiata alle fotografie di Basilico o di Paolo Monti o ancora Jerry Johansson tanto per dirtene un paio e vedere come hanno ritratto loro lo spazio.

Dipende di che marca era la mirrorless. In certe mirrorless so per certo che c'è la funzione che vedi quello che fai altrimenti come faresti a sapere quando scattare?

Io mi stupisco sempre della naturalistica in quanto trovo difficilissimo mettere tutta quella pazienza nella cattura fotografica. Un grande plauso va in generale ai naturalisti i quali, non solo devono aspettare di avere a portata un soggetto, poi lo devono pure ritrarre e persino bene. Bah, complimenti vivissimi.

Posto un'altra foto dalla serie "Flussi" dove il margine non è il limite della foto ma è il fattore scaturente l'immagine.

Io sono una chiavica a fotografare, faccio davvero pena ma all’inizio quando ero davvero impacciato decisi di scegliere una impostazione ben precisa: operare per sottrazione. Quando facevo prove e non capivo quale fosse la chiave per riprendere al meglio una cera cosa iniziavo a togliere a togliere a togliere elementi finché credevo rimanesse solo l’essenza o la parte principale di ciò che mi aveva colpito. Ha funzionato con me.
Ho letto proprio ieri di un fotografo decisamente famoso che all’inizio della sua carriera operò il principio opposto cioè aggiungere. Come vedi la strada corretta può essere duplice ma mi sento (più che dirti cosa e come riprendere) di darti questo consiglio riflettendo sull’impostazione che intendi dare sulla tua fotografia.

Le foto singolarmente sono buone, ottime, validissime. Prese assieme, a mio avviso , nell’ordine nelle quali le hai postate meno e non perché non richiamino l’intento col quale hai fotografato, anzi ci hai beccato in pieno, ma mi danno al naso le differenze di “ritmo” applicate alla serie. Cerco di spiegarmi ma non ci riuscirò. Quando fotografi (mio parere) hai dato il meglio quando le linee si sviluppano in verticale. Il ritmo cioè nella seconda, nella terza, nella quinta diviene più efficace, sono foto che vedono la presenza di direttrici o linee di separazione verticali. La prima o quella dov’è giocano a basket o quella della silouette in metro hanno le linee orizzontali come principali. Ecco allora che i tempi e lo spazio si dilata, il modo di fruire l’immagine si dilata, e ciò mi provoca uno scompenso nello scorrimento della serie. Ecco detto questo io non avrei mai aperto con la prima foto proprio perché dai un ritmo di apertura che poi non è quello del resto della serie .
Detto questo le foto sono molto belle, te lo ribadisco, ma guarderei come possono stare meglio assieme oppure dimmi pure la tua sul perché le hai disposte in questo modo che sicuramente c’è qualcosa che il mio occhio miope non vede.
Bravo comunque eh, intendiamoci sei molto bravo.

Sono entrato nel forum nel 2008 o nel 2009 ne sono uscito con la grande diaspora dopo qualche anno, ricordo uno staff totalmente rivoluzionato ed utenti storici che hanno abbandonato.. Nel mezzo c’è stato l’avvento prepotente di Facebook, la chiusura di piattaforme che sembravano inscalfibili come MySpace, la crisi dei blog, l’ascesa e la caduta di Flickr. Pensare che il forum Nital potesse mantenere i numeri del passato sarebbe stato ingeneroso nonché anacronistico verso chi si sbatte attualmente per far funzionare la piattaforma che comunque é mutata ma esiste ancora. Io sono rientrato a frequentarla quasi quotidianamente dopo molti anni, trovo diverse cose stucchevoli, altre ancora buone, ho trovato vecchi utenti, foto buone e meno buone come nel passato. L’unico grande rammarico che ho è vedere la sezione photolab in difficoltà per il resto i cambiamenti fatti nei contenuti sono anche figli dell’evoluzione del web che lascia davvero poco spazio a forme di fruizione differenti dal like veloce. Per certi versi il forum aiuta a rallentare la corsa, pensare e commentare con giudizio. Il forum migliora se a migliorarlo sono gli utenti stessi , ritrovando la voglia proprio di rallentare e dedicare non 10 secondi ad una fotografia ma 10 minuti, commentare solo quello che interessa ma commentarlo bene cercando l’approfondimento. O almeno questo è quello che mi auspicherei.
Saluti a tutti.

La foto singola è di difficile lettura fondamentalmente perché va presa nella serie. Il concetto è essenziale in quanto l'immagine distilla una storia o meglio racchiude in se l'evocazione della memoria e lo fa attraverso 2 parametri. 1- il diaframma fissato a 5.6 per tutta la serie e quindi anche per questa foto che racchiude nel dato EXIF ovvero nel DNA di questa fotografia il numero 56 che è il diaframma che richiama il numero di anni che l'uomo incontrato nel paese ha rimarcato più e più volte. Lui ci disse: "50 anni fa qui c'era vita, c'era l'osteria, il prete, la bottega, 50 anni fa c'era il ciabattino e la gente". Ecco il numero che entra nella foto evocandone un racconto. 2- Poi c'è lo sfocato che agisce evocando la memoria, una memoria passata, non certo nitida. Sono questi fondamentalmente i fili conduttore di questa immagine e delle altre della serie visibili al link che ho inserito per farsi una idea globale.
Relativamente alla composizione ci può stare la tua osservazione, è decisamente pertinente ed ho composto in questo modo per centralizzare la colonna mentre (credo) i toni riescano a bilanciare l'immagine.
Grazie delle osservazioni.
Maurizio

E' assolutamente una vostra impressione che il tempo passi: Rimini. Autoritratto 2009.

Ciao Mammuth, dal sapore vagamente Frankiana. In quale occasione hanno rievocato il Check Point?

Tenuta egregia. Come era impostato il NR?

Il merito è quello di aver scattato in condizioni di luce ottimali. La definizione delle zone d'ombra e di luce creano una suggestione visiva appagante. Ottima la presenza umana che è in grado di aggiungere un elemento che trattiene lo guardo catalizzando l'attenzione e facendo si che il ritmo della fotografia non rimanga l'unico elemento rappresentativo ma che divenga il giusto contorno al fulcro che appunto è rappresentato dal tizio.

Un tempo, su questa pagine, si sarebbe detto: "ottima spigolatura". Non so se è ancora in voga questa terminologia.
La foto presenta risvolti intimi, la chiave bassa introduce in una sorta di introspezione che mi ricorda le fotografie di Ravens di Fukase. L'immagine presa nella sua decontestualizzazione è buonissima ed induce a muovere le rotelle del cervello assieme al titolo diacronico. Ovvio che la scintilla scaturente dell'immagine sia totalmente opposta a quella di Fukase, anche se a monte vi è una specie di inquietudine comune dovuta a lui per una perdita, a te per una ixxxxxxxa atavica che nasce dai pantani del quotidiano. Ed è proprio da questi pantani in chiave bassa che proviamo a liberarci in un volo che comunque risulta pesante, scuro, ribelle e denso. Qui c'è un legame di una incavolatura del quotidiano che si ripercuote nei toni dell'immagine ma serve davvero tanta buona volontà per legare il titolo alla immagine il quale significato ci è totalmente precluso. Con la spiegazione diviene tutto più chiaro, divengono chiari quegli uccelli che necessitano di spiegazione ma che perdono di valenza simbolica una volta spiegati. Perdono del peso evocativo e allora da volo si trasforma tutto in svolazzo, perché fondamentalmente il quotidiano non rappresenta altro che un moto di rivolta dalle piccole miserie. La fotografia è in grado di suggerire e in questo caso il titolo la presenta concettualmente e la spiegazione la disinnesca proprio perchè viene a meno la costruzione e il completamento mentale dell'osservatore. E qui le tue remore della spiegazione sopra erano decisamente giustificate. Un caro saluto DAP, sempre buone le tue foto. Davvero buone. Con te discorro di peli nell'uovo ma giudicalo come complimento perchè tutto il resto è soldo, buono, valente e significativo.