QUOTE(erpellicola @ Mar 17 2015, 01:32 PM)

Se posso intromettermi, la Velvia 50 � un materiale piuttosto ostico da esporre, i colori sono iper saturi, ma ha anche un contrasto molto elevato, che potrebbe portare ad una chiusura delle ombre, la grana � quasi inavvertibile. il negativo ha una gamma tonale pi� estesa (sulla pellicola, non sulla stampa) che pu� tollerare un certo grado di errore di esposizione, la Velvia, invece non perdona e per essa � importantissima anche l'accuratezza dello sviluppo. Queste caratteristiche diverse possono essere usate a seconda del "tipo" di paesaggio o per fini creativi, avendo ben presente ci� che si vuole ottenere. Una notissima rivista specializzata, molto tempo fa scrisse che la Velvia 50 era la pellicola ideale per i foto-safari in Africa, proprio per la natura della luce ivi presente......
L'esposizione delle dia deve seguire le regole zonali di Adams e basta. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo si ottiene calcolando l'esposizione sul 18% (cartoncino o luce incidente) e tenendo conto che la Velvia raggiunge il bianco a circa +2.5 stop rispetto a quel valore. Quindi una correzione 0 o -1/3 stop � appropriata. Le ombre sono invece ben incassate (la dinamica gamma-corrected vale 6 stop, una delle pi� alte nella fotografia). Lasciate perdere il Matrix, che volentieri sovraespone, o il CW da paparazzi, che invece sottoespone, spot men che meno. Quando si scansiona, ma anche con le foto digitali, occorre anche correggere la curva sulle luminosit� medio-basse alzandola (prova la funzione curve-auto di PS CC, una lezione di equalizzazione dell'istogramma, o Atlantech 2), ma il contrasto finale deve restare piuttosto alto. Il negativo Ektar 100 ha grana fine, ma niente a che vedere con il dettaglio di una Velvia 50 o, ancor meglio, Velvia 100 (e CT100, ma con minor saturazione).
La dia � l'unica a lavorare bene con insolazione piatta (o cielo nuvoloso), proprio per la splendida saturazione.
A presto
Elio