Buon pomeriggio, "Geofranco8791"!
Nell'uso della pellicola (per il digitale sono gi� intervenuti utenti molto pi� esperti di me, che non ne mastico affatto) la tecnica aveva una sua precisa ragione d'essere.
Per spiegarmi meglio ricorro all'immagine sottostante (perdonami la poca nitidezza, ma � stata creata in modo estemporaneo con una tabella di Word!).
Il primo elenco, in 12 "gradini", rappresenta per una pellicola B&W una riproduzione tonale molto estesa, quindi con molti grigi intermedi tra il nero ed il bianco; il secondo elenco rappresenta invece una pellicola B&W con una riproduzione pi� ristretta ed i passaggi tra un gradino di grigio ed il successivo sono pi� bruschi.
Se al momento dello scatto io calcolo l'esposizione misurandola sulle ombre (gradino IV o V del primo elenco oppure gradino III o IV del secondo) sviluppando con tempo e temperatura "canonici" in CO avr� un negativo con i dettagli in ombra della scena ben esposti, ma tutti i particolari nelle luci (gradini X, XI e XII del primo elenco oppure gradini V e VI del secondo) letteralmente bruciati, perch� nettamente sovraesposti.
A questo si rimedia sottosviluppando la pellicola ed evitando quindi che i dettagli in alte luci si perdano.
Ecco, quindi, cosa significa in pellicola "esporre per le ombre e sviluppare per le luci": sovraesporre nel complesso la scena (quel tanto che l'esperienza e la conoscenza della pellicola ci suggeriscono per raggiungere il risultato voluto) e sottosviluppare in CO (sempre quel tanto che l'esperienza e la conoscenza del rivelatore ci suggeriscono, sempre per aggiungere il risultato voluto).
In definitiva, con questa tecnica i dettagli in ombra sono leggibili e quelli nelle alte luci .... pure!
Buona Nikon a te!
Vincenzo
P.S.: il sottosviluppo, peraltro, "ammorbidiva" i contrasti e quindi induceva una gamma tonale pi� estesa. Chi padroneggiava questa tecnica raggiungeva nel B&W risultati veramente ragguardevoli!