QUOTE(Ripolini @ Mar 6 2011, 08:57 PM)

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Auguro a Lei la stessa sorte. O un futuro glorioso a Oberkochen.
Saluti.
Chi si accontenta gode e pubblicare articoli su un giornalino e ricevere il plauso di lettori, in molti casi aiuta, e molto, chi ne ha bisogno.
La ringrazio poi dell'augurio, ma non ho bisogno di ulteriori futuri gloriosi, sono gi� un Vice President di una multinazionale.
Ci� premesso, la PdC si giudica sul un certo formato di stampa, osservato ad una certa distanza di osservazione da un occhio con certe caratteristiche.
Chiaramente per dire se una foto � a fuoco oppure no, oppure cosa � a fuoco in una foto e cosa non lo �, bisogna dare una definizione standard di �fuoco�, di nitidezza, come si giudica se la foto � a fuoco, nitida, oppure no ed il giudizio non deve essere affidato al singolo, dato che quello che per uno � a fuoco, per un altro potrebbe non esserlo a causa, ad esempio, di problemi di vista suoi.
Per definire geometricamente la nitidezza, vengono usati valori standard, peraltro non da tutti accettati, che definiscono il formato di stampa, la distanza di osservazione e la capacit� visiva dell�occhio umano con caratteristiche medie per quanto concerne la risoluzione.
Perch� la risoluzione? perch� una immagine � sfocata se non distinguo bene i bordi, ossia non riesco a �risolvere� il confine dell�immagine, non so dove �.
Dunque si usa un certo valore convenzionale di �fuoco�, di nitidezza.
Chiaramente dipende dal formato dell�immagine, una foto formato francobollo la posso vedere a fuoco, coi bordi nitidi in tutte le sue parti raffigurate, ma la stessa foto ingrandita molto, pu� essere fortemente sfocata tutta o in alcuna delle sue parti.
Dipende dalla distanza di osservazione: con un certo formato la foto la posso vedere a fuoco da 3 metri di distanza, mentre da 30 centimetri vedo che � leggermente sfocata.
Dipende dall�occhio dell�osservatore, se sono miope la vedo sfocata pi� io di un altro che ha occhio d�aquila, oppure la vedo a fuoco a occhio nudo, ma fovcata con una forte lente d�ingrandimento, che incrementa il potere risolutore dell�occhio.
I valori stabiliti sono dunque il formato di stampa, 20X25 cm, la distanza di osservazione di 25 cm ed all'occhio umano medio viene riconosciuto un potere separatore ben definito 0,2 mm, che corrisponde a 5 linee per millimetro ( e qualcuno no riconosce questo valore come valido), ossia due unti a distanza minore di 0,2 mm sono indistinguibili, vedo un punto unico.
Due punti separati che in quelle condizioni io NON vedo, mi danno la sensazione di �fuoco�, immagine nitida.
E dato che la stampa considerata � sempre un 20X25 cm, se devo stampare quel formato da un 24X36 mm, lo devo ingrandire di 7,56 volte.
Dato che l�occhio non risolve sotto gli 0,2 mm, tutto quello che sul sensore ha una distanza che ingrandita 7,56 volte sta dentro 0,2 mm in stampa, non viene visto come separato, ma come punto unico, dunque tutto quello che sta dentro 0,2mm / 7,56 = 0,026 mm � visto come punto unico: 0,026 � il CdC del 24X36 mm.
Analogamente per gli altri formati e pi� sono piccoli, pi� piccolo � il CdC ( Dx Nikon, 0,0192 mm, APC-S Canon 0,016 mm) dato che li devo ingrandire di pi� per fare il 20X25 cm, mentre pi� sono grossi, maggiore � il loro CdC dato che li devo ingrandire di meno.
Stop.
Ma non � affatto una caratteristica del formato del sensore, � una attribuzione arbitraria.
Un sensore non nasce lui con un certo cerchio di confusione, glielo do io con una convenzione, tra l�altro non riconosciuta da tutti, dato che alcuni enti non riconoscono lo 0,2 mm come potere risolutore dell�occhio.
Dire che il Dx ha minor profondit� di campo per colpa del minor CdC non ha alcun senso, il CdC non nasce tecnicamente col sensore, lo attribuisco io e pu� cambiare da ente a ente.
Al solito, leggendo Internet c�� di tutto, compreso molti articoli errati, e pu� indurre in errore.
Saluti cordiali