Rieccomi ...
Innanzitutto sono estremamente lieto di verificare che questa discussione abbia suscitato il vostro interesse.
Sono poi strafelice di aver, come al solito, ricevuto molti stimoli a pensare dalle vostre osservazioni.
Siceramente non so da che parte cominciare, quindi parto quotando una frase che mi è piaciuta troppo, e che non commento perchè è autoesplicativa:
QUOTE(AndreaSalini @ May 11 2005, 07:31 PM)
Le foto, secondo me, sono come i libri, lasciano molto all'interpretazione personale, magari l'autore ci può guidare ma alla fine la faccia precisa del protagonista del nostro libro è solo nella nostra testa.
Ora cercherò di seguire un preciso filo logico prendendo come spunto alcune vostre osservazioni: spero di riuscire nell'impresa !!!
L'aspetto tecnico: molti hanno detto di non badarci, di cercare prima l'emozione ... ci credo ma non troppo.
Nel senso: sono sicuro che nessuno lo fa consciamente, ma sono convinto che nel nostro cervello di fruitori secolari (o quasi
) di immagini, ci sia una sorta di antivirus (deformazione professionale
), sempre attivo ed in guardia, che non lavora sotto il nostro controllo diretto. Quando "attiviamo" la visione, se tutto è OK non dice nulla ma se qualcosa non torna attacca le sirene e comincia a fischiare. Questo a mio parere succede, a chi succede, perchè abbiamo talmente metabolizzato le nostre cognizioni tecniche da utilizzarle in maniera inconscia anche se molto efficace.
Aggiungo, inoltre, che questo meccanismo è anche in grado di farci capire se un "errore" è voluto o meno. Uno sfuocato o un micromosso, una pdc sbagliata o un'inquadratura storta (Sergio, siediti
!!!) possono nascere sia come errori da principianti che come scelta voluta e sapientemente controllata dall'autore. Ed è proprio il livello di questa "sapienza" che può, controllandolo con cura, trasformare l'errore più banale in una trovata artistico-espressiva.
E a questo punto mi vengono in aiuto due mostri sacri (
) con visioni diametralmente (un po') opposte...
QUOTE(sergiobutta @ May 11 2005, 06:33 PM)
...Una foto storta, un uomo tagliato in vita, un mosso che più mosso non si può, non riusciranno mai a suscitarmi emozioni .
QUOTE(matteoganora @ May 12 2005, 08:33 AM)
...Invece bisogna, come in tutte le cose, fondarsi su delle regole per poi imparare a infrangerle, creando nuove regole e nuovi canoni.
E sopratutto non privandosi mai di nessun tipo di fotografia, solo così il nostro gusto e la nostra tecnica continuerà ad evolvere.
Le regole sono, a mio parere e non solo in fotografia, fatte per essere infrante. Però solo dopo averle assimilate, capite e padroneggiate.
Questo non significa comunque che "l'infrazione" possa da sola permetterci di raggiungere l'obiettivo dell'emozione, per due motivi abbastanza banali:
1- nessuno di noi reagisce nello stesso modo a stimoli "alternativi"
2- il livello di "adattamento" dei nostri gusti è troppo dipendente dal nostro background culturale (soprattutto per quel che riguarda la "qualità" intesa come "tipo di cultura").
QUOTE(zico51 @ May 11 2005, 08:27 PM)
....che poi gli altri giudicano ognuno a modo loro con il proprio bagaglio di conoscenze, di cultura e perchè no di istinto.
Passando ad un linguaggio simile alla fotografia (e spero che Nico mi dia una mano, non una mazzuolata) ci sono tipi di pitture universalmente apprezzate e ammirate (gli Impressionisti sono il primo esempio eclatante che mi sovviene) e altre che dividono le platee.
Personalmente mi sono terribilmente annoiato ad una mostra di Picasso (Guernica è un discorso a parte..) mentre sono uscito entusiasta, ad esempio, da una di Kandinskij.
"Perchè ?" mi sono chiesto ... "non lo so" mi sono risposto ...
Quello che immagino sia il motivo è che, nonostante i linguaggi siano entrambi "alternativi", le emozioni che i due vogliono trasmettere siano molto diverse e, soprattutto, difficili da decodificare.
Ed è qui che torna il discorso della "cultura" in senso generale.
Ammettiamolo, ci sono immagini che senza uno studio approfondito, una accurata conoscenza dell'autore ed un preciso inserimento in un contesto storico fanno fatica a parlare: la fotografia è sì un linguaggio universale, ma di varia e sempre diversa interpretazione (a riguardo non saprei dire nulla di meglio di ciò che ha scritto Halberman nell'enciclopedica
discussione su Capa).
Quello che io cerco sempre in un'immagine sono "sensazioni" (per me è una sfumatura un po' diversa da "emozioni") ma ammetto che spesso mi "sforzo" per cercare di trovarle, perchè così al volo non escono...
Quando mi capita ? Quando guardo qualcosa di qualcuno che "so" o "penso" meritare attenzione.
Ad esempio, ad una mostra sono rimasto impalato venti minuti davanti ad una foto di Salgado. Subito ho detto "ma che schifezza, perchè diavolo l'ha fatta ?!?" e sono passato oltre ... Poi ho ripensato "io sono un caccoletta, Salgado no e chi ha organizzato la mostra nemmeno, quindi magari sono io che non capisco non lei che non parla ...".
Alla fine ha vinto lei e l'entropia della mia ingoranza fotografica è un po' calata
.
La cosa bella è che non c'è sempre ed esclusivamente bisogno di "mostri sacri" per crescere (capisci ammè !!!
) !!!
Mi sto dilungando troppo, poi non mi leggete e qui mi licenziano; concludo però con questa ... mazzata
QUOTE(gciavarella @ May 13 2005, 09:01 AM)
ma se dovessimo dare delle indicazioni generali di riferimento per una giuria quali sarebbero i punti ineludibili nel giudizio?
Hai presente la scena de "L'attimo fuggente" in cui il prof. Keating fa strappare le pagine del libro in cui si cerca di "schematizzare" la poesia ?!?!? ... io la vedo allo stesso modo
.
Ciao
Angelo
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ma non ho finito !!!!!