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aliant
Vi invito a guardare il sito di Reporters sans frontières.

ciao
Nino



Flanker78

QUI l'articolo del Corriere della sera. unsure.gif
__Claudio__
Non entro in merito alle classifiche, perchè implicherebbe da parte mia una presa di posizione che non interesserebbe nessuno nè sarebbe attinente al luogo che ci ospita.

Mi soffermerei invece al lato puramente oggettivo della questione. Io credo, anzi sono convinto, che i fotografi di guerra un tempo erano meglio protetti per il solo fatto che, fino alla guerra del Viet-Nam, che decretò la fine di quel modo di fare reportage, erano semplicemente fotografi al seguito delle truppe. Rischioso anche questo è vero, ma sicuramente meno di quanto non sia ora che, almeno per coloro che vogliono davvero fare informazione libera, vanno in giro da soli, molto spesso prendendo contatti non controllati e infiltrandosi tra le pieghe delle varie guerriglie per poter dare un servizio che possa essere visto anche con gli occhi della parte di solito avversa.
Questo nuovo modo di fare fotogiornalismo ha creato una serie di rischi insiti nello stesso modo di fare che ha portato purtroppo ad un incremento esponenziale sia dei reporter uccisi che di quelli catturati. Per non parlare di coloro i quali vengono imprigionati dai loro stessi governi. Quest'ultimo aspetto però sinceramente lo tralascerei per non creare un vespaio di prese di posizione che potrebbero e porterebbero a infinite discussioni che non sposterebbero di un solo passo il problema della libertà di stampa e sicurezza dei giornalisti stessi.
Pegaso
Pollice.gif Pollice.gif Pollice.gif
Ci sono passato proprio stamane e stavo per segnalarlo. Mi fa piacere l'abbiate fatto prima di me.
E' un peccato, però, che la giornata per la libertà di stampa non sia "trattata" come la festa del Papà o San Valentino ... chissà perchè mad.gif ...

In ufficio ho sempre la radio accesa e oggi non ho sentito nessuna notizia a riguardo !!!

Angelo
tembokidogo
Il problema è che, soprattutto nei teatri "caldi", è cambiata la percezione del giornalista: fino a non molti anni fa (a parte i reporter embedded, cioè inquadrati nei reparti militari) il reporter era visto come un elemento "terzo" rispetto alle parti. Se vogliamo guardato con diffidenza sia sull'uno sia sull'altro fronte, ma in qualche modo "garante". Era l'informazione delle grandi riviste illustrate come Life. Ora l'informazione si "consuma" in diretta, il giornalista in zona di guerra (e non solo) è o un testimone scomodo, che spesso resta vittima di "incidenti" (per non cadere nella polemica dell'attualità mi limiterò a ricordarne uno per tutti, il povero Ciriello ucciso a mitragliate nella West Bank) oppure è una cassa di risonanza (vedi i sequestri in Iraq), un modo per catalizzare l'attenzione nell'immediato, per sucitare emozioni e non (come avveniva tempo fa) riflessione.
Risultato: la scritta Press ha ormai lo stesso significato di un bersaglio.
Diego
Per riportare il 3d in ambito più prettamente fotografico, vi invito a sfogliare i volumi della serie "Per la libertà di stampa", editi da Rsf, con monografie di Cartier Bresson, Salgado, Doisneau e tanti altri...Una testimonianza preziosa di quale è la posta in gioco.
aliant
QUOTE(tembokidogo @ May 3 2005, 07:48 PM)

Per riportare il 3d in ambito più prettamente fotografico, vi invito a sfogliare i volumi della serie "Per la libertà di stampa", editi da Rsf, con monografie di Cartier Bresson, Salgado, Doisneau e tanti altri...Una testimonianza preziosa di quale è la posta in gioco.
*



Si Diego, hai fatto bene a citare quei volumi.
Ho acquistato nel corso degli anni quelli che hai citato.

Ciao
Nino
Fabio Pianigiani
QUOTE(tembokidogo @ May 3 2005, 08:48 PM)
Risultato: la scritta Press ha ormai lo stesso significato di un bersaglio.


Giusta osservazione. Press = Bersaglio
Se uccidi un soldato nemico non farai notizia, anzi probabilmente questo fatto verrà sottaciuto.
Se uccidi un giornalista ..... o dei civili .... raggiungi l'immediata visibilità mondiale.

Se poi non sei un reporter "allineato", insomma non fai comoda a nessuno ..... la faccenda si complica ... e nessuno ti protegge.

Grazie della segnalazione.
Franz
QUOTE
la scritta Press ha ormai lo stesso significato di un bersaglio

Quoto anche io la frase di Diego per porgere una domanda e dare (velocemente purtroppo, visto che l'argomento è complesso e meriterebbe uno spazio maggiore) una mia risposta, magari come spunto per discuterne.

Vista la situazione attuale di un fotoreporter, cosa spinge queste persone ad allontanarsi dalle loro famiglie per ritrovarsi in balia degli eventi senza alcun tipo di tutela (per quanta ce ne possa essere in guerra)?
Molte persone pensano "con tutti i soldi che prendono", oppure "gli puzza la vita", poi però danno per scontato che le foto, i filmati e le notize devono arrivare altrimenti dove sta l'informazione?
Spesso mi sono chiesto quale percorso di vita porta una persona a "strapparsi" dalla sicurezza della vita "occidentale" per catapultarsi in situazioni al limite senza sapere se mai tornerà indietro. Le risposte che riesco a darmi sono molteplici: il fatto di voler essere testimone attivo, il voler sensibilizzare una società ormai anestetizzata, il sentirsi troppo stretti in una vita sicura, l'istinto... perché???
Qualcuno (Einstein se non ricordo male) una volta disse: "mai smettere di farsi domande"... questi fotografi ci danno le risposte con cui spesso non vorremmo confrontarci.

Franz
tembokidogo
Tento una risposta a Franz, per qual che può valere...Conosco alcuni inviati che sono stati in Iraq, qualcuno (come Stefano Chiarini, che era in Iraq per il Manifesto con Giuliana Sgrena, mia "quasi" conterranea) è un carissimo amico...Durante la prima guerra del Golfo era stato l'unico giornalista italiano a restare a Bagdad sotto le bombe, assieme a Pete Arnett (allora...) della Cnn...
Non sono certo "tutti i soldi che prendono"...anzi.
Semplicemente, ci si va perchè questo è il loro (e anche il mio, su "fronti" diversi e più tranquilli) lavoro...chiamiamolo pure "dovere", per qualcuno - la maggior parte - è sentito così.
Anche in Italia fare questo lavoro è costato parecchio a molti: a Giancarlo Siani, cronista "abusivo" del Mattino (fu assunto solo dopo la morte), assassinato perchè ficcava il naso negli affari sporchi della camorra, a Casalegno e Tobagi, uccisi negli anni di piombo, a Montanelli "gambizzato", a De Mauro (fratello del noto linguista ed ex ministro), fatto sparire dalla mafia...
Non è la sete d'avventura, non è la brama di guadagno, nemmeno l'incoscienza...semplicemente qualcuno deve raccontare quello che accade nel mondo, e c'è chi ritiene (come me) che questo servizio sia un privilegio, anche se costoso in termini di fatica e rischi.
La mia esperienza è limitatissima, solo un paio di volte in "zona di guerra": ad Algeri durante l'offensiva "stragista" del Gia, nel Sahara Occidentale, nella terra di nessuno irta di campi minati fra l'area liberata dal Fronte Polisario e i campi minati e le fortificazioni marocchine...
La seconda volta sono tornato con un po' di chili in meno (e questo è certamente un aspetto positivo), lo stomaco squassato dall'acqua di pozzo salata, sempre caldissima, e qualche "spavento" ben riassorbito...
...Non vedo l'ora di ritornarci, anche se so che è tutt'altro che un divertimento. Perchè? Non so bene: mi sembra di "doverlo" a qualcuno, soprattutto a quei profughi che ho visto sopravvivere in mezzo al deserto con incredibile dignità, ai ragazzi che passeggiavano per Algeri quasi sfidando, con la loro voglia di normalità, le bombe...
Diego
Franz
Bellissima risposta Diego e ti ringrazio molto.
Il riferimento ai "soldi che prendono" viene da alcune discussioni che ho avuto con persone che sostenevano l'idea che un fotografo in zone calde guadana "l'impossibile"... pur non conoscendo nessun di questi inviati, anche io ho sempre sostenuto che non fosse questo il motivo per cui si "sentono in dovere" di fare questo mestiere.
Mi riallaccio di nuovo ad un tuo pensiero, riguardo al fatto che non solo le zone di guerra, ma anche i fatti di "cosa nostra" o altre situazioni italiane sono dei veri e propri campi di battaglia... battaglia che non si combatte solo con le armi ma anche con la "forza delle immagini" e dell'"informazione scomoda".
Non sapevo di queste tue esperienze... non posso parlare per gli altri, ma ti ringrazio per averle condivise.

Franz

P.S. La tua risposta ha valore ECCOME!!!!
Mauro Villa
Diego la tua risposta mi ha fatto venire le lacrime, si in un mondo dove si esporta la democrazia con le armi, motivazioni e pensieri come i tuoi ti riconciliano con il
genere umano, ti restituiscono la voglia di vivere e di lottare.
Grazie di cuore a te e ai tuoi colleghi ed un pensiero deciso a chi a sacrificato la vita per amore della verità.
Riferimenti a I. Alpi, M. Rovatin, Baldoni........ è puramente voluto.
Mi farebbe piacere conoscerti e ancora grazie di essere qui.
__Claudio__
Continuo a pensare che queste discussioni, pur con i loro rischi insiti, non siano da Sushi. Poche sono le volte che discussioni di questo spessore possono essere affrontate. Se non abbiamo paura solo di noi stessi, questa discussione deve essere spostata, questa sì, in luogo consono alla visibilità e alla funzione formativa che il nostro forum vanta di avere.
Mauro Villa
Grande Claudio, quando si usa il cuore e il cervello non bisogna avere paura.
Franz
In piena sintonia con Claudio e Mauro, chiedo anche io - se possibile - spostare questa discussione in un luogo che goda di maggior visibilità all'interno del forum

Franz
Fabio Blanco
Sono contento di poter inserire in Nikon Life questa discussione che si sta evolvendo verso un Discorso di Cultura Fotografica senza partitismi ideologici e confini di sorta: impegniamoci tutti a mantenerla tale.
Franz
Grazie davvero Fabio...
Ho idea che questo 3d sia uno di quelli che contano davvero e merita uno spazio decisamente più visibile ed impegnato.
Ne può venire fuori una discussione che ci permeterà di crescere ulteriormente, come uomini e fotografi (non tanto tecnicamente, ma come filosofia)

Franz
__Claudio__
Prima di tutto ringrazio Fabio per aver accolto il mio invito. E' evidente che anche per lui la nostra comunità è ormai abbastanza matura per affrontare questi argomenti senza scantonare nella politica che, oltre che essere fuori luogo, nulla dovrebbe entrare in questo discorso. VEDIAMO DI NON DELUDERLO!

Per riprendere il discorso così umanamente, come suo costume, affrontato da Diego, e rispondere alla domanda di fondo della discussione: chi glielo fa fare?
E' difficile entrare nella mente di questi eroi silenziosi e capire fino in fondo quale sia la molla che fa scattare quel senso di "dovere" che li spinge giorno dopo giorno, guerra dopo guerra, tiranno dopo tiranno, a sentire il bisogno di dover "testimoniare". Ma forse la risposta è proprio tutta riposta (scusate il gioco di parole) in questo termine: "il bisogno di testimoniare" con e attraverso i propri occhi, i fatti del mondo. Mettere a nudo per quanto possibile "il fatto" guardandolo da una prospettiva diversa che non sia solo quella ufficiale. E' attraverso i loro reportage, i loro filmati, le loro foto che verità che si vorrebbero nascoste arrivano alla conoscenza del grande pubblico con tutte le implicazioni che questo comporta in fatto di controllo e confronto sia fra le persone che, soprattutto, fra i soggetti in (per così dire) in gioco.
Franz
Credo che Claudio abbia colto nel segno.
Il BISOGNO DI TESTIMONIARE... una voce dentro che inizia come un ronzio e che non smette mai... e questa specie di sibilo che man mano diventa voce e poi un urlo dell'anima che porta queste persone a ignorare il "buon senso comune" per qualcosa di più grande... qualcosa che non dà la "gloria" della popolarità, qualcosa che non regala nulla e fa sudare tutto... qualcosa che però, in qualche modo resta nell'anima di chi alla fine vede le loro immagini.

Eroi silenziosi... quale migliore definizione?

Franz
Mauro Villa
Chi glielo fa fare? Penso che non ci sia una risposta assoluta, è nella natura umana
(quella migliore) degli eroi loro malgrado che comprende giornalisti , missionari, medici senza frantiere, volontari in generale tutte persone che in modi diversi si mettono a servizio degli altri senza un vero perchè, semplicemente un impulso del cuore. Ho sempre sentito questi stimoli e nel mio piccolo sono sempre stato nel volontariato dall'eta di 18 anni per qui capisco tutte queste persone che molto di più di me hanno fatto per il prossimo e le ammiro moltissimo perchè più di me hanno fatto. Trovare spegazioni penso sia difficile pero credo si meritino il rispetto di tutti e un grande GRAZIE.
tembokidogo

Eroi silenziosi... quale migliore definizione?

Franz

No, Franz, no. L'errore più grosso, secondo me, è proprio quello di voler attribuire una dimensione "eroica", e perciò straordinaria, a figure che non ambiscono per nulla a questo genere di definizione. Non è "eroico" cercare di fare bene il proprio lavoro, se a quasto termine intendiamo associare un concetto di "straordinarietà". Oppure, e può essere, è in qualche modo "eroe" chiunque s'impegna per dare il meglio di sè, qualunque sia la sua occupazione. Salvo pochissimi casi, ti assicuro, le preoccupazioni di chi parte per "coprire" un evento nulla hanno a che fare con la ricerca della gloria: banalmente, ci si preoccupa di chi resta a casa, dei problemi logistici che s'incontreranno, di preparare bene i rapporti con le fonti in loco.
Nessuno dei tanti, troppi morti dell'esercito inerme dell'informazione ha mai sperato, o pensato, di essere un eroe: lo è diventato, lo hanno fatto diventare, solo quando il dramma ha acceso i riflettori su di loro. Solo da morti hanno smesso di essere un volto, una voce, una forma sotto un "pezzo" o una foto, e si è scoperto che erano figlie, padri, mariti...persone normalissime, con le loro paure, le loro speranze.
Diego
Franz
Ciao Diego,

ho sbagliato a non dare quella che è la mia definizione di "eroe" in questo caso.
Non intendo attribuire a queste persone una dimensione epica o eroica come gli organi di informazione cercano di propinarci oggi.
Per "eroe" in questo caso intendo quel genere di persone che fanno qualcosa che resta nei cuori di coloro che - in questo caso - arrivano ad avere comprensione di determinati eventi grazie alle immagini di uomini e donne come coloro di cui stiamo parlando... riuscire a toccare le anime e a smuovere le coscienze per me vuol dire lasciare un segno, pur non ricercando la "gloria" (come anche ho scritto) lo scopo è dare testimonianza...... questo intento per "eroe"

Franz
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