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Seguendo Le Orme Dei Pionieri Della Fotografia::
Un primo calotipoa
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enrico
Messaggio: #1
Volevo condividere con voi un mio progetto. All'inizio di gennaio ho iniziato la costruzione di una macchina fotografica in legno, del tipo di quelle con cui Talbot eseguì i suoi calotipi. Lo scopo era quello di rieseguire appunto quelle prime immagini, tornando materialmente agli albori della nascita della Fotografia.
Ho quindi rimesso in funzione il mio tavolo da lavoro, rispolverando seghetti, colle, mordenti e vernici. Il primo passo è stato quello di costruire l'obiettivo. Mi sono così procurato da un ottico due lenti da occhiale da 3 diottrie ciascuna. Con i dati di lunghezza focale ed angolo di copertura di questo semplice obiettivo, sono passato al progetto di tutti gli elementi ed alla loro realizzazione pratica, sfruttando tutti i momenti liberi delle mie giornate. Qualche giorno fa ho terminato l'impresa.
Nell'immagine che segue, i tre moduli: a sinistra quello col vetro smerigliato per la messa a fuoco e l'inquadratura, al centro quello con l'obiettivo (in basso il tappo copriobiettivo e due diaframmi; il terzo, un f/8, è sulla lente frontale); a destra il modulo "chassì" destinato a contenere la carta sensibile:
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
Un primo piano del modulo portaottica:
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
ed un primo piano del modulo col vetro smerigliato:
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

(segue)

Il modulo "chassì" col volet abbassato:
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
Il modulo col vetro smerigliato è inserito all'interno del modulo portaobiettivo. Sul basamento si vede la scala per le distanze e sul secondo modulo il riferimento per la messa a fuoco:
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Lo chassì è inserito nel modulo portaottica:
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

(segue)

Il volet è sollevato e la macchina è in fase di esposizione:
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
Una immagine dal vetro smerigliato di ciò che si vede dal terrazzino di casa:
Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

(segue)

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:25 AM
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Nuova Discussione
Risposte (1 - 99)
fotoland
Messaggio: #2
Enrico complimenti, hai fatto proprio una bella cosa! Pollice.gif
In un mondo ormai che và, verso la più alta tecnologia, quello che hai realizzato tu, mi sembra "Fantastico".
Bravo wink.gif

Ciao
Salvo
enrico
Messaggio: #3
Oggi la giornata non è delle migliori: il cielo è coperto ed i contrasti sono bassi. Ma non ho saputo resistere. Ho ritagliato un rettangolo di 13 x 14 cm (il formato della mia macchina biggrin.gif ) e l'ho immerso in una soluzione debole di sale da cucina. L'ho asciugato con il phon. Per ripetere in tutto il procedimento di Talbot, ho preso una candela (non vi racconto cosa mi ha detto mia moglie quando mi ha visto salire le scale con la candela accesa...) ed al suo debole lume ho passato sulla carta qualche pennellata di una soluzione di nutrato d'argento, tornando ad asciugare il tutto col phon. Ho quindi inserito la carta nello chassì. Ho posizionato la macchina sul terrazzino, ho messo a fuoco, notando la posizione del riferimento, ho estratto il modulo col vetro smerigliato e vi ho sostituito lo chassì, facendo coincidere il suo riferimento di messa a fuoco con il primo. Ho alzato il volet. DOpo un'ora ed un quarto ho ritirato il tutto. Si è trattato di un primo esperimento il cui scopo è stato, fra l'altro, quello di qvere una stima della sensibilità della carta per poter aggiustare successivamente il tiro con l'esposizione. La luce della scena era tale da darmi, con la D200, una esposizione di 1/250 ad f/8 e 400 ISO.
Ho sbirciato alla luce della solita condela e, perbacco, qualcosa si vedeva!
Senza effettuare il fissaggio (Talbot stabilizzava i suoi negativi con una soluzione forte di sale da cucina; solo dopo, su consiglio di Herschel, utilizzò il tiosolfato di sodio), ne ho fatto una scansione:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
E' un negativo leggero, sottoesposto, ma qualcosa si vede.
Ne ho tratto un positivo con Photoshop:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
Non è una immagine eccezionale, si notano le pennellate e le grinze della carta, ma si vedono anche i rami dell'albero, il comignolo e le falde dei tetti ricoperti di neve. Qualcuno potrebbe dire che "è una vera schifezza biggrin.gif ), ma Niepce non ottenne di meglio con la sua fotografia su bitume di Giudea. Ora si tratta di perfezionare il procedimento e di fare altre prove. Questa è l'immagine presa con la D200 dallo stesso punto:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
In tempi dominati dal digitale e da una tecnologia molto avanzata, è bello ripetere i tentativi e ripercorrere le strade degli antichi pionieri e l'emozione è forte.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:37 AM
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #4
affascinante..... wink.gif
toad
Messaggio: #5
Complimenti, Enrico, per l'idea e per la manualità. Pollice.gif
Bell'oggetto e interessante esperimento. Affascinante, direi anch'io. Facci seguire gli sviluppi, mi interessa molto.

QUOTE(enrico @ Jan 26 2007, 05:38 PM) *

In tempi dominati dal digitale e da una tecnologia molto avanzata, è bello ripetere i tentativi e ripercorrere le strade degli antichi pionieri e l'emozione


Già. Proprio qualche giorno fa, sistemando un po' di cose, mi sono venuti in mano i volumi del "Manuale teorico-pratico di chimica fotografica per il prof. Rodolfo Namias, ed.1921" che ho la fortuna di possedere. Mi sono soffermato a leggere qualche pagina. Incantato, quasi come un romanzo... smile.gif

Messaggio modificato da toad il Jan 26 2007, 05:56 PM
enrico
Messaggio: #6
QUOTE(toad @ Jan 26 2007, 05:55 PM) *

Proprio qualche giorno fa, sistemando un po' di cose, mi sono venuti in mano i volumi del "Manuale teorico-pratico di chimica fotografica per il prof. Rodolfo Namias, ed.1921" che ho la fortuna di possedere. Mi sono soffermato a leggere qualche pagina. Incantato, quasi come un romanzo... smile.gif

Grazi Salvo, Fabio, Toad. Vecchi manuali... Mio padre era un fotoamatore. Anch'io ho la fortuna di possedere qualche vecchio libro:
Ricettario fotografico del dott. Luigi Sassi ed. 1923 e "Fotografia per dilettanti" del dott. Giovanni Muffone, edizione 1925, tutti della Hoepli.
E' studiando il passato che si comprende il presente, e questo anche in Fotografia.
Enrico
apeiron
Nikonista
Messaggio: #7
Ciao, Enrico. E' davvero interessante. Credo che dovresti pensare di preparare un testo ad uso scolastico. Un insieme di esperienze da proporre.
Così, almeno, non ti divertiresti solo tu! smile.gif
Apeiron
enrico
Messaggio: #8
QUOTE(apeiron @ Jan 26 2007, 06:34 PM) *

Ciao, Enrico. E' davvero interessante. Credo che dovresti pensare di preparare un testo ad uso scolastico. Un insieme di esperienze da proporre.
Così, almeno, non ti divertiresti solo tu! smile.gif
Apeiron

Ciao Apeiron. Che piacere risentirti!
A proposito del testo, ci sei andato vicino. In effetti, ho preparato una conferenza FIAF (faccio parte del Dipartimento Attività Culturali) dal titolo "dall'argento al silicio", sulla storia dell'evoluzione dei materiali sensibili. Ho preparato delle diapositive e delle animazioni per accompagnare le serate presso i circoli, ma mi è sembrato opportuno arricchirle con qualcosa di pratico. Ho costruito così una camera ottica, di quelle in uso dai pittori del 700 ed ho pensato poi a questa realizzazione.
Un abbraccio
Enrico
malina
Messaggio: #9
Grande Enrico!
guru.gif
Simone Cesana
Messaggio: #10
complimenti...
che esperimento spettacolare, appassionante...

ciao
simone cesana
buzz
Staff
Messaggio: #11
Molto bello, interessante e istruttivo.
Io sposterei il tutto in tecniche fotografiche!
apeiron
Nikonista
Messaggio: #12
QUOTE(enrico @ Jan 26 2007, 06:44 PM) *

Ciao Apeiron. Che piacere risentirti!
A proposito del testo, ci sei andato vicino. In effetti, ho preparato una conferenza FIAF (faccio parte del Dipartimento Attività Culturali) dal titolo "dall'argento al silicio", sulla storia dell'evoluzione dei materiali sensibili. Ho preparato delle diapositive e delle animazioni per accompagnare le serate presso i circoli, ma mi è sembrato opportuno arricchirle con qualcosa di pratico. Ho costruito così una camera ottica, di quelle in uso dai pittori del 700 ed ho pensato poi a questa realizzazione.
Un abbraccio
Enrico

Lodevole, caro Enrico. Mi piacerebbe partecipare. Mi divertirei un mondo, di sicuro.
I vedutisti la utilizzarono per le riprese prospettiche, infatti.
Forse sarebbe interessante proporre al tuo pubblico proprio la versione per la ripresa prospettica, come anticipazione della ripresa fotografica. Nella versione reflex, non dovrebbe essere difficile prevedere un vetro smerigliato sul lato superiore della scatola. Sul vetro, potrebbero sistemare un foglietto di lucido e sperimentare lo schizzo prospettico.
Forse potresti proporre anche la costruzione di una serie di camere ottiche reflex con focali diverse, così da poter cogliere la diversa resa prospettica in funzione della diversa focale.
Enrico, ma dove le tieni queste conferenze?
Apeiron
enrico
Messaggio: #13
QUOTE(apeiron @ Jan 26 2007, 09:44 PM) *
I vedutisti la utilizzarono per le riprese prospettiche, infatti.
Forse sarebbe interessante proporre al tuo pubblico proprio la versione per la ripresa prospettica, come anticipazione della ripresa fotografica. Nella versione reflex, non dovrebbe essere difficile prevedere un vetro smerigliato sul lato superiore della scatola. Sul vetro, potrebbero sistemare un foglietto di lucido e sperimentare lo schizzo prospettico.
Forse potresti proporre anche la costruzione di una serie di camere ottiche reflex con focali diverse, così da poter cogliere la diversa resa prospettica in funzione della diversa focale.
Enrico, ma dove le tieni queste conferenze?
Apeiron


Già fatto Apeiron, a dicembre. Poiché la Fotografia in fondo è nata quando l'Ottica e la Chimica si sono incontrate, ho pensato di partire proprio dala camera ottica.
Il modello chiuso:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
Aperto:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.
Una veduta dal vetro smerigliato (sempre dal terrazzino di casa, ma verso nord):

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.


Per quanto riguarda la parte chimica, ho preparato il necessario per mostrare una reazione di precipitazione mescolando una soluzione di cloruro di sodio ed una di nitrato d'argento. La reazione è spettacolare perchè, da due soluzioni incolori, si forma immediatamente un precipitato bianco di cloruro d'argento. Il nitrato d'argento è fotosensibile, ma molto poco, mentre il cloruro d'argento lo è molto di più. E poi è questa la reazione mediante la quale ancora oggi si fanno precipitare all'interno della gelatina gli alogenuri d'argento.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali..

L'ultima conferenza a Fara S. Martino sulla lettura strutturale della fotografia. Vado dove mi chiamano i circoli FIAF e quando sono libero dagli altri impegni. Fra un paio d'anni me ne vado in pensione ed avrò più tempo da dedicare alla fotografia.
Ciao
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 11:50 AM
maurizioricceri
Messaggio: #14
Enrico dire che sei un MITO è dire poco, qualche giorno mi farò una passeggiata per assistere come discente ad una delle tua interessantissime lezioni.
Così,magari .. hmmm.gif ci scrocco anche un caffè !!! rolleyes.gif biggrin.gif
Ciao ed auguri per i tuoi esperimenti....Maurizio
Franco_
Messaggio: #15
Ciao Enrico, immagino l'emozione che hai provato quando hai visto "comparire" il negativo; per me è commovente.


QUOTE(buzz @ Jan 26 2007, 07:37 PM) *

Molto bello, interessante e istruttivo.
Io sposterei il tutto in tecniche fotografiche!


Sono d'accordo Pollice.gif
apeiron
Nikonista
Messaggio: #16
Deliziose queste cose. Congratulazioni, Enrico. guru.gif guru.gif
Apeiron
Fabio Pianigiani
Messaggio: #17
QUOTE(buzz @ Jan 26 2007, 07:37 PM) *

Molto bello, interessante e istruttivo.
Io sposterei il tutto in tecniche fotografiche!

Concordo, e mi permetto di effettuare lo spostamento "invadendo" il campo dei miei colleghi NPU che spero non me ne vorranno.

Ma questa ricerca merita una visibiltà maggiore ed un plauso per il lavoro svolto da Enrico.

Se non lo hai ancora visitato, quando passi da queste parti questo è imperdibile.
Un appassionato come te potrebbe non voler più venir via ... wink.gif
enrico
Messaggio: #18
Grazie a tutti. Siete davvero molto gentili.
ENrico
Mauro Villa
Messaggio: #19
Enrico credo che quello veramente gentile sei tu e ringrazio l'amico Toad che mi ha segnalato questa discussione che mi era sfuggita e che ora seguirò.
Complimenti Enrico e grazie per condividre con noi questa tua esperienza.
_Mauro_
Messaggio: #20
Caro Enrico

In quest'epoca dominata dalla tecnologia, dalla ricerca di sensori sempre più grandi e densi di pixel, di automatismi e servomeccanismi... fa davvero piacere immaginare qualcuno, te in questo caso, intento a rsipolverare la sapienza originale degli inizi, i primi tentatiti dell'uomo di asservire la luce ai suoi scopi, di catturare il tempo... a ricordare che alla base di tutto, alla fine, c'è l'uomo, la sua manualità, la sua voglia di scoprire e di sperimentare. Quella foto raggrinzita e appena leggibile, è una delle più belle e suggestive che abbia visto negli ultimi tempi.

Ricordo molti anni fa (oltre 15, credo) in un numero di "Fotografare" c'era la descrizione per la costruzione di una fotocamera persino priva di lente e di vetro smerigliato, col solo forellino, credo si dica stenopeico... e già allora la fotografia cominciava la sua deriva elettronica, e faceva piacere vedere esperimenti del genere... oggi poi!

ciao

Mauro
enrico
Messaggio: #21
Cari amici,
questa mattina ho rimesso in funzione la macchina calotipica. Ho aumentato l'esposizione a due ore, anche in considerazione che per un po' è uscito un bel sole. Ho letto che Talbot smise di fare i suoi esperimenti nella stagione invernale a causa dei tempi di posa troppo lunghi, per riprenderli al sole dell'estate.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Questa volta ho voluto utilizzare, considerate le grinze del primo supporto, qualcosa di più consistente, così ho utilizzato un cartoncino liscio da disegno. Questa volta il risultato è decisamente migliore del primo e si notano con chiarezza molti elementi del fabbricato, dei balconi e si vede bene perfino una parabola televisiva. Unico inconveniente è che delle zone non hanno preso le sostanze chimiche. Probabilmente la colpa è del cartoncino liscio e del metodo che ho usato per trattarlo. Infatti nel negativo ci sono delle zone completamente bianche (nere nel positivo).

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Cercherò di perfezionare la parte chimica dell'esperienza. Domattina acquisto due pennelli più larghi e morbidi e delle puntine da disegno con le quali stendere la carta su di un supporto di compensato, per evitare che raggrinzisca, una volta sottoposta alla soluzione di sale e di nitrato d'argento. Userò di nuovo la carta del blocco per schizzi perchè più assorbente. Preparerò le soluzioni con più attenzione, utilizzando acqua distillata anziché quella del rubinetto e ne porterò la concentrazione per entrambe a 0,01 moli per litro e non "a naso" come ho fatto fin'ora. Vi mostrerò poi i risultati.

Questa che segue è la scena ripresa dallo stesso punto di vista con la D200 ma, ditemi quel che volete, preferisco le due immagini precedenti, anche se ancora non sono perfette.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:04 PM
apeiron
Nikonista
Messaggio: #22
[quote name='enrico' ]
Questa che segue è la scena ripresa dallo stesso punto di vista con la D200 ma, ditemi quel che volete, preferisco le due immagini precedenti, anche se ancora non sono perfette.

Sono proprio d'accordo, Enrico. Provo a immaginare la delusione, lo stupore, la meraviglia, la gioia, di Niépce, Daguerre, Talbot..., alle origini di questa incredibile avventura.
Apeiron
Franco_
Messaggio: #23
Grandi miglioramenti e in pochi giorni, Enrico... se vai avanti così credo che farai uscire la D3 prima di Nikon laugh.gif .

Scherzi a parte, trovo molto istruttivo quello che stai facendo; sarebbe bello illustrare queste tue esperienze nelle scuole, in un solo colpo si potrebbero trattare ottica, chimica, disegno e "applicazioni tecniche" (non so come si chiamano oggi)

Continuo a seguire con interesse gli sviluppi di questa interessante esperienza (credo proprio che alla fine dovrai preparare un Experience Pollice.gif )

Alle prossime puntate

Franco
Fabio Pianigiani
Messaggio: #24
QUOTE(Franco_ @ Jan 29 2007, 09:09 AM) *

...
Scherzi a parte, trovo molto istruttivo quello che stai facendo; sarebbe bello illustrare queste tue esperienze nelle scuole, in un solo colpo si potrebbero trattare ottica, chimica, disegno e "applicazioni tecniche" (non so come si chiamano oggi)
...

Stai parlando della Scuola di Fotografia, dove appunto nella formazione vengono trattati tutti gli argomenti che hai elencato, e molto di più.
Ho apprezzato particolarmente il lavoro di Enrico, appunto perché a suo tempo, durante la scuola, mettevamo in pratica le nozioni multidisciplinari via via acquisite, per consolidarle.

Bella lezione Professor Enrico ... !
enrico
Messaggio: #25
Cari amici,
la parte ottica non mi crea problemi. Devo lavorare sulla parte chimica. La procedura è quella di bagnare la carta con una soluzione di sale da cucina (cloruro di sodio). Una volta asciutta, passo col pennello una soluzione di nitrato d'argento. Ciò crea dei fini precipitati di cloruro d'argento insolubile fra le fibre della carta (e nitrato di sodio solubile).
Mi propongo alcuni obiettivi:
a - produrre una distribuzione del cloruro d'argento il più uniforme possibile perché non si formino chiazze di diversa densità e macchie.
Mediante delle prove, vedrò se è meglio immergere totalmente la carta nella soluzione di cloruro di sodio (come ho fatto fin'ora) o passare anche questa col pennello (usando naturalmente un pennello diverso per ogni soluzione).
b - Vedere quali sono le concentrazioni più adatte e in che rapporto debbono stare. Talbot scoprì che la carta diventava più sensibile se si utilizzava una soluzione debole di sale da cucina ed una forte di nitrato d'argento. Si tratta di indicazioni qualitative (debole quanto? forte quanto?) da stabilire quantitativamente mediante delle prove. Se la concentrazione del sale da cucina invece prevale, la carta perde sensibilità; Talbot infatti usava agli inizi come stabilizzatore (non si può parlare di fissaggio perchè così non si eliminava il cloruro non colpito dalla luce), una soluzione forte di sale da cucina dopo l'esposizione.
In queste prove, ripeto i suoi primi procedimenti: praticamente sto usando una carta ad "annerimento diretto". Fu Talbot infatti a scoprire in seguito l'immagine latente ed a svilupparla con l'acido gallico. Non so se tale acido si trovi ancora oggi. Allora si estraeva dalle galle e dalla pianta di sommacco. Ho chiesto ad un amico farmacista di vedere se si trova.
Pare che Talbot abbia saputo delle proprietà dell'acido gallico da una comunicazione di un certo reverendo Reade la cui storia è gustosa. Reade stava ripetendo gli esperimenti di Wedgwood col nitrato d'argento per i quali questi utilizzava il cuoio perchè risultava più sensibile della carta. Così Reade utilizzò un paio di guanti di capretto che la moglie gentilmente gli diede. Ma alla seconda richiesta la signora giustamente si rifiutò. Pensando che la maggior sensibilità della pelle rispetto alla carta dipendesse dalle sostanze usate per la concia, pensò bene di "conciare" la carta. Allora per la concia si usava l'acido gallico...
Vedrò anche se, asportando mediante lavaggio il nitrato di sodio solubile, aumenta la sensibilità.
In effetti il primo (e molto prima di Talbot) a fissare l'immagine di una camera oscura, fu Niepce che però abbandonò l'impresa, sia perchè non riuscì a renderla stabile, sia perchè i toni risultavano invertiti e si dedicò a trovare una sostanza che alla luce non annerisse ma imbianchisse.
Più avanti, ho pensato di preparare della carta all'albumina.
Sono convinto che un conto è studiare la storia della fotografia, un conto è riviverla. Le emozioni che ciò mi procura, valgono bene tutta la fatica ed il tempo che ciò richiede.
Per evitare che la carta raggrinzi, ho preparato un supporto di compensato sul quale stenderla.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Appena ho tempo, faccio un'altra prova di esposizione.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:14 PM
perrins
Messaggio: #26
è qualcosa di fantastico, da leggere tutto d'un fiato e da assaporare giorno dopo giorno con le nuove prove

continua così!
enrico
Messaggio: #27
Cari amici,
questa mattina ho fatto delle prove di esposizione per vedere quali fossero le migliori concentrazioni di cloruro di sodio e di nitrato di argento. Per far questo ho preparato tre soluzioni di cloruro di sodio alla concentrazione di 0,01 moli/litro, di 0,1 moli/litro e di 0,5 moli/litro
e tre soluzioni di nitrato d'argento anch'esse alle concentrazioni di 0,01 moli/litro, di 0,1 moli/litro e di 0,5 moli/litro.
Per preparare le soluzioni a diversa concentrazione, ho preparato una soluzione madre di nitrato d'argento 0,5 molare sciogliendone 17 grammi in 200 ml di acqua distillata, ed una soluzione madre di cloruro di sodio sciogliendo 5,84 grammi di sale da cucina in 200 ml di acqua distillata (una mole di cloruro di sodio ha una massa di 58,44 grammi ed una di nitrato d’argento, di 169,91 grammi).
Da queste, per preparare le soluzioni alla concentrazione 0,1 molare, ne ho prelevato 1 ml e vi ho aggiunto 4 mol di acqua distillata.
Per preparare le soluzioni alla concentrazione 0,01 molare, ho prelavato 1 ml da queste seconde soluzioni e vi ho aggiunto 9 ml di acqua distillata.

Ho suddiviso una striscia di carta (dello stesso tipo che sto usando per i calotipi) in quattro parti:
- nella prima a sinistra ho utilizzato concentrazioni 0,01 molare delle due soluzioni
- nella seconda di 0,1 molare delle due soluzioni
- nella terza di 0,5 molare delle due soluzioni
- nella quarta (all'estremità destra) una soluzione 0,1 molare di cloruro di sodio e 0,5 molare di nitrato d'argento.
Nelle prime tre le concentrazioni dei due sali sono uguali; nella quarta ho voluto provare, come diceva Talbot, con una soluzione debole di cloruro di sodio ed una forte di nitrato d'argento.
Ho fatto asciugare un po' la striscia al buio, quindi l'ho portata coperta in pieno sole, l'ho scoperta ed ho cominciato a scattare ad intervalli successivi con la D200 per vedere cosa succedeva (mi sono reso conto che sarebbe stato meglio esporre la striscia all’ombra dove gli annerimenti avrebbero proceduto più lentamente). I tempi dei relativi scatti li ho potuti ricavare dai dati exif delle immagini che inserisco come allegati, non essendo riuscito a inserirle direttamente:

dopo 11 secondi di esposizione
dopo 28 secondi
dopo 49 secondi:
dopo 118 secondi (1' e 58"):
dopo 630 secondi (10 minuti e 30 secondi):



Le conclusioni che ho potuto trarre sono che:
- la concentrazione di 0,01 moli/litro è troppo bassa e quindi non va usata
- la seconda e la terza combinazione sono buone, mentre l'ultima annerisce di meno ed in ritardo, e questo contrasta con le osservazioni di Talbot, devo capire come mai. Una ipotesi che però non regge, essendo Talbot un conoscitore della chimica, è che prima si usassero delle concentrazioni uguali in peso, nel qual caso, si sarebbe avuto, a reazione avvenuta, un eccesso di cloruro di sodio, essendo diverse le masse molari dei due sali.
La terza si è dimostrata la combinazione con maggior sensibilità, ma anche la seconda è buona e richiede un minor uso di nitrato d'argento che è piuttosto costoso. Proverò queste due combinazioni mediante la macchina per calotipi.
Ora mi dedicherò a produrre qualche immagine.
Un saluto
Enrico

Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata


Immagine Allegata


Immagine Allegata


Immagine Allegata


Immagine Allegata

 
maurizioricceri
Messaggio: #28
Complimenti per i tuoi risultati ed augiri per gli esperimenti.Tienici informati.Si potrebbe organizzare un meeting dalle tue parti e tra un confetto e l'altro..apprendere qualche cosa.
Maurizio

Messaggio modificato da maurizioricceri il Feb 1 2007, 02:31 PM
enrico
Messaggio: #29
Grazie Maurizio,
sto per aprire lo chassì di un terzo calotipo...
Enrico
enrico
Messaggio: #30
Cari amici,
finalmente un po' di tempo (oggi è il mio giorno libero) ed ho realizzato il terzo calotipo, questa volta riprendendo il palazzo di fronte, dal terrazzo del piano-notte:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Il negativo:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Il positivo:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

L'esposizione è durata un'ora e tre quarti. L'immagine è un po' granulosa perchè ho utilizzato la carta da schizzi. Voglio riprovare con il cartoncino liscio da disegno. A presto.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:21 PM
lupo.reggae
Messaggio: #31
che spettacolo biggrin.gif
complimenti!!
perrins
Messaggio: #32
la qualità sta migliorando giorno dopo giorno!
aspettiamo novità! wink.gif
a quando i colori? smile.gif
maurizioricceri
Messaggio: #33
Enrico è sorprendente quello che riesci a fare con i tuoi rudimentali aggeggi.Semplicemente fantastico.
Maurizio

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:21 PM
enrico
Messaggio: #34
Ringrazio tutti per l'interesse che dimostrate a questo mio lavoro.
Enrico
enrico
Messaggio: #35
QUOTE(perrins87 @ Feb 1 2007, 09:18 PM) *

la qualità sta migliorando giorno dopo giorno!
aspettiamo novità! wink.gif
a quando i colori? smile.gif


Per i colori dammi tempo. Ho proposto a mia moglie di posare per un ritratto, solo due ore di posa, quasi un'istantanea. Non ci crederete ma si è rifiutata biggrin.gif
Enrico
enrico
Messaggio: #36
Per onorare Talbot, posto alcune immagini che lo riguardano:

1 - Una finestra, la sua più antica negativa esistente (agosto 1835)

2 - Un "disegno fotogenico" (così iniziò a chiamare le sue immagini, prima di cambiare in calotipi e poi in talbotipi) della casa della sua tenuta di Lacock Abbey

3 - Una delle sue macchine, costruitagli dal suo falegname, che disponeva in diversi punti della sua tenuta per andare a riprenderle dopo qualche ora e che la moglie chiamava scherzosamente "trappole per topi":

Un saluto
Enrico


Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata


Immagine Allegata


Immagine Allegata

 
maurizioricceri
Messaggio: #37
Enrico,che dirti !!! trovo molto interessanti e affascinanti queste tuoi esperimenti da "Talbot del 200" hmmm.gif mi sà che qualche giorno verrò veramente a trovarTi.
maurizio
enrico
Messaggio: #38
Mi sembra giusto a questo punto inserire una foto di William Henry (come me biggrin.gif ) Fox Talbot che non è un calotipo ma un dagherrotipo, e la cosa è curiosa, considerato che Talbot fu quasi un avversario di Daguerre che credeva di aver preceduto nella scoperta di quella che poi Herschel chiamò "fotografia".

QUOTE(maurizioricceri @ Feb 1 2007, 10:53 PM) *

Enrico,che dirti !!! trovo molto interessanti e affascinanti queste tuoi esperimenti da "Talbot del 200" hmmm.gif mi sà che qualche giorno verrò veramente a trovarTi.
maurizio

Ti aspetto.

Anteprima(e) allegate
Immagine Allegata

 
Riccardo S.
Messaggio: #39
Complimenti, veramente interessante. Un bell'esempio di archeologia sperimentale.

A questo punto aspetto un'autoritratto fatto con l'enricotipo! laugh.gif

R.

enrico
Messaggio: #40
QUOTE(Riccardo S. @ Feb 2 2007, 12:46 PM) *

Complimenti, veramente interessante. Un bell'esempio di archeologia sperimentale.

A questo punto aspetto un'autoritratto fatto con l'enricotipo! laugh.gif

R.


Simpatica battuta Riccardo biggrin.gif
Archeologia sperimentale, hai colto nel segno. E' proprio lì il perchè di questo mio lavoro: capire rifacendo.
Un saluto
Enrico
Fabbry
Messaggio: #41
Per me sei un mito
Grazie!!!
Fabrizio
enrico
Messaggio: #42
QUOTE(Fabbry @ Feb 3 2007, 12:13 AM) *

Per me sei un mito
Grazie!!!
Fabrizio

Grazie a te Fabrizio.
Buona giornata.
Enrico
enrico
Messaggio: #43
Cari amici,
ieri ho fatto altre due prove, utilizzando però dei fogli che avevo trattato con la soluzione di sale da cucina il giorno prima. Erano quindi bene asciutti. Volevo valutare se potevo preparare così una scorta di "carta salata" da sensibilizzare di volta in volta. Ho esposto un quarto calotipo per circa 2 ore, ma quando l'ho ritirato, è stata una delusione: non c'era quasi traccia di immagina (la scena era luminosissima) e la carta aveva una zona scura in basso ed il resto era di una tonalità intensa di giallino. Prima sovraesposizione? Sarebbe dovuto apparire tutto molto scuro.
Ho quindi sensibilizzato un secondo foglio (salato il giorno prima) e ho ripetuto l'esposizione per un tempo di un'ora e un quarto. Il risultato è stato un negativo sottoesposto:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ho gettato nel caminetto i fogli presalati (credo che dipenda da quello, forse la carta non deve asciugare completamente dopo che è stata immersa nella prima soluzione) ed oggi ho trattato un altro foglio (di tipo diverso, di quelli ruvidi da disegno: sto sperimentando per trovare la carta più adatta) con acqua salata, l'ho asciugato parzialmente col phon e l'ho quindi sensibilizzato con la solita soluzione di nitrato d'argento. Ho ripreso la stessa scena del primo calotipo (tempo di esposizione 1 ora e 46 minuti):

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Come potete vedere compare la struttura a righe della carta. L'immagine è ben dettagliata. Il muretto è di un bel bianco perché gli operai hanno finito di intonacarlo e pitturarlo. Sulla sinistra si notano alcuni alberi di Piazza Torlonia spuntare da dietro le costruzioni. Al di sopra del muro le pareti erano in ombra e quindi non hanno molto dettaglio. In ogni caso, sono riuscito a sensibilizzare la superficie della carta in modo uniforme e non si notano né macchie né zone di diversa densità.

Per quanto riguarda la comparsa nell'immagine della struttura della carta (vedi anche 3° caoltipo), questo era un pregio del calotipo perché portava ad una immagine di tipo pittorico (i pittorialisti, quando la fotografia si fu definitivamente affermata, cercarono di ottenere immagini sgranate, flou), ma era anche un difetto poichè la fotografia (con i dagherrotipi soprattutto che possedevano una incisività eccezionale) appariva straordinaria proprio per la sua capacità di riprodurre i più minuti dettagli, cosa che era impossibile fare con la pittura. La fotografia infatti nacque e si diffuse proprio con i dagherrotipi (chissà che in futuro non provi anche con questi..) che presentavano una superiore qualità. Erano però esemplari unici, mentre il calotipo, mediante il processo negativo-positivo poteva essere duplicato innumerevoli volte.

Al prossimo calotipo
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:44 PM
maxiclimb
Messaggio: #44
Caspita, quest'ultima mi sembra un progresso notevole! smile.gif

Complimenti, è tutto davvero affascinante ed è bello vedere la sequenza dei tuoi tentativi con i perfezionamenti che trovi un po' alla volta.
Ti seguo con molta curiosità. wink.gif
enrico
Messaggio: #45
QUOTE(maxiclimb @ Feb 3 2007, 06:06 PM) *

Caspita, quest'ultima mi sembra un progresso notevole! smile.gif

Complimenti, è tutto davvero affascinante ed è bello vedere la sequenza dei tuoi tentativi con i perfezionamenti che trovi un po' alla volta.
Ti seguo con molta curiosità. wink.gif


Grazie Maxi.
Appena estraggo i negativi di carta dalla macchina, li acquisisco con lo scanner e poi li conservo al buio. Ieri l'altro ho provato a fissarne uno con l'iposolfito, ma l'immagine è scomparsa quasi completamente. Evidentemente l'argento ridotto che forma l'immagine non si àncora bene nelle fibre della carta e viene via assieme ai granuli di alogenuro. Riproverò con un fissaggio più diluito, magari non procedendo per immersione ma nebulizzandolo sulla carta. Più in là proverò ad usare l'albume d'uovo come supporto per le sostanze sensibili, riproducendo le "carte all'albumina" che si usavano una volta.
Saluti
Enrico
decarolisalfredo
Messaggio: #46
Ciao conterraneo, anch'io ti seguo dagli inizi e vengo a leggere quì tutti i giorni con interesse ed ammirazione.

Va avanti ! Sono sicuro che arriveranno risultati sorprendenti.

Ciao Alfredo
enrico
Messaggio: #47
Grazie Alfredo. Sto usando un diaframma f/5,6, praticamente un disco di cartoncino che pongo davanti alla lente frontale dell'obiettivo. Domani voglio provare "a tutta apertura". Le due lenti hanno un totale di 6 diottrie e quindi una lunghezza focale di 16,7 cm (100 cm / 6). Poiché il diametro utile delle lenti è di 6 cm, viene fuori proprio un'apertura massima di f/2,8 (16,7/6). Voglio vedere se le aberrazioni che verranno fuori sono sopportabili. Guadagno però 2 stop e posso far scendere il tempo di posa ad una mezz'ora. Potrò così recarmi in campagna e fotografare qualcosa di diverso dai soliti palazzi e muretti che sono intorno a casa. Questo magari quest'estate.
E' bello sapere di essere seguiti e questo stimola a continuare in questa mia bella avventura. Pensa che sto trascurando la D200 biggrin.gif
Un saluto
Enrico
PoTi
Messaggio: #48
...mi sono imbattuto per caso in questa discussione.
...e sono rimasto senza parole!

Non vedo l'ora di vedere come continua questa sua fantastica avventura nel passato!!

Lei è un Genio!!! guru.gif guru.gif guru.gif
maurizioricceri
Messaggio: #49
Ciao Enrico,ci sorprendi ogni giorno di più.sorprendenti ed appassionanti questi tuoi esperimenti che prendono forma giorno dopo giorno.Una cosa è conoscere più o meno ,nella teoria come si è arrivati al fissaggio di una immagine,tutt'altra cosa è vederla crescrere e seguire nella pratica ciò che si riusciti ad ottenere.
Ti immagino immerso nei tuoi esperimenti tra "scatolette" di legno,seghe,chiodi martello, acidi ,fogli di carta da mettare sotto sale...etc etc.Continua a tenerci informati e... hmmm.gif se tua moglie ti dovesse cacciare di casa... rolleyes.gif .la ex cameretta di mia figlia è disponibile !!! telefono.gif ..aspetto una tua chiamata biggrin.gif
Battute a parte, complimenti veramenti e NON ti fermare pendiamo dalle tue evoluzioni.
Buon lavoro...ciao
Maurizio
enrico
Messaggio: #50
Ciao Maurizio,
fino ad ora mia moglie si è dimostrata abbastanza paziente. Per ogni evenienza, terrò conto del tuo invito biggrin.gif
D'altra parte, Talbot non doveva ricevere troppa solidarietà dalla sua, che chiamava le sue macchine calotipiche "trappole per topi" hmmm.gif
Questa mattina ho fatto altri tentativi. Due sono andati a vuoto, ma si impara anche dagli errori. Ti mostro il mio nono calotipo. Ho voluto fare qualcosa di diverso dai soliti palazzi ed ho sistemato sotto il ballatoio che dà sul giardino della mia abitazione, una sediolina ed un annaffiatoio. Quando ho iniziato la ripresa, batteva il sole. Ben presto però è scomparso dietro un fabbricato vicino (il sole invernale "vola" basso nel cielo smile.gif ) mettendo in ombra il mio soggetto. Ho interrotto l'esposizione dopo 2 ore e 27 minuti e questo è il risultato:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.


Si vede molto bene la poltroncina ed il ballatoio. Si percepisce anche un po' l'innaffiatoio sulla destra che, essendo di colore verde (non sono ancora arrivato all'ortocromatismo biggrin.gif ), è venuta di un grigio scuro che si confonde un po' con lo sfondo. L'immagine difetta di uniformità perchè ci sono delle zone che non hanno preso bene le soluzioni. Potrebbe dipendere forse dalla colla con cui viene spesso trattata la carta. Proverò a lavarla prima in acqua per asportarla. Vediamo che succede. Devo arrivare ad ottenere risultati omogenei e costanti.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 12:58 PM
reefaddict
Messaggio: #51
Scopro solo ora, al tuo nono calotipo, questo thread e ti faccio tutti i miei complimenti: sei riuscito ad affascinarmi e a farmi provare sensazioni che forse sono simili a quelle che provò il tuo quasi omonimo predecessore.

enrico
Messaggio: #52
QUOTE(reefaddict @ Feb 5 2007, 02:50 PM) *

Scopro solo ora, al tuo nono calotipo, questo thread e ti faccio tutti i miei complimenti: sei riuscito ad affascinarmi e a farmi provare sensazioni che forse sono simili a quelle che provò il tuo quasi omonimo predecessore.


Ti ringrazio.
Mentre digito sulla tastiera, fuori in giardino è in esposizione il decimo. Questa volta ho usato un cartoncino da disegno più spesso e l'ho lavato con acqua corrente per asportarne la colla, prima di sensibilizzarlo. Spero di riuscire ad ottenere così una stesa uniforme e continua.
Un saluto
Enrico
Riccardo S.
Messaggio: #53
Ciao Enrico,

una curiosità: come ti sei regolato per la scelta dei tempi di esposizione? ti sei rifatto agli esperimenti di Talbot, usando i tempi che lui dichiarava, o sei riuscito a calcolare esattamente la relazione tra materiale sensibile e tempo di espozione, in questo caso si potrebbe avere una stima di ISO equivalenti? (sto dicendo una fesseria? spero non sia troppo grossa!)

R.

ironic
Messaggio: #54
non ho parole!!!!

grazie.gif
ph34r.gif blink.gif

solo tanta, immensa ammirazione.... guru.gif

un grande!!!!
enrico
Messaggio: #55
QUOTE(Riccardo S. @ Feb 5 2007, 03:10 PM) *

Ciao Enrico,

una curiosità: come ti sei regolato per la scelta dei tempi di esposizione? ti sei rifatto agli esperimenti di Talbot, usando i tempi che lui dichiarava, o sei riuscito a calcolare esattamente la relazione tra materiale sensibile e tempo di espozione, in questo caso si potrebbe avere una stima di ISO equivalenti? (sto dicendo una fesseria? spero non sia troppo grossa!)

R.


Grazie Ironic.

Riccardo,
per l'esposizione, poiché ho letto che Talbot impiegava da un'ora a due ore in pieno sole, ho fatto delle prove. Anche perché non conosco la luminosità delle sue "trappole". La mia l'ho diaframmata ad f/5,6 per ridurre le aberrazioni. Poichè la lunghezza focale del mio obiettivo artigianale è di 16,7 cm (100 cm / 6 diottrie), ho praticato in un disco di cartone, che antepongo alla lente frontale dell'obiettivo, un foro di 3 cm di diametro (16,7 cm diviso 5,6). La prima prova doveva servirmi soprattutto per avere una indicazione di massima sull'esposizione. Visto che un'ora mi dava una immagine sottoesposta, ho raddoppiato il tempo. Ora, in pieno sole uso dalle due ore ad un'ora e mezza. Il calotipo che sto riprendendo adesso ha per soggetto degli annaffiatoi ed una poltroncina, che non sono in pieno sole. Ho quindi dato una esposizione di 3 ore. Debbo procurarmi dello ioduro di potassio da usare al posto del cloruro di sodio. Trattando la carta con questo nuovo sale e col solito nitrato d'argento, si produce ioduro d'argento che è più sensibile del cloruro, per cui dovrei far scendere i tempi. Di quanto? Anche qui occorreranno delle prove. Per i valori ISO, si potrebbe fare. Tieni presente che ho effettuato una ripresa col tempo di un'ora e mezza (sempre ad f/5,6) La D200 mi dava per la stessa scena, 1/400 di sec ad f/8 ed a 400 ISO. Da questi dati si può ricavare un valore ISO della carta che sarà ovviamente un numero molto piccolo.
Un saluto.
Enrico
Riccardo S.
Messaggio: #56
Grazie per la risposta Enrico, vedrò di fare due conti con calma.

Approfitto della tua disponibilità per chiederti un'altra curiosità: tu adesso usi photoshop per rendere positivo il tuo calotipo scansionato, volendo farlo in maniera "analogica" come dovresti operare? Ovvero come procedeva Talbot per ottere il positivo?

R.
enrico
Messaggio: #57
QUOTE(Riccardo S. @ Feb 5 2007, 05:09 PM) *

Grazie per la risposta Enrico, vedrò di fare due conti con calma.

Approfitto della tua disponibilità per chiederti un'altra curiosità: tu adesso usi photoshop per rendere positivo il tuo calotipo scansionato, volendo farlo in maniera "analogica" come dovresti operare? Ovvero come procedeva Talbot per ottere il positivo?

R.


Talbot all'inizio "stabilizzava" il negativo immergendolo in una soluzione forte di sale da cucina. In pratica. lo rendeva meno sensibile alla luce. Quel tanto che gli permetteva di fare una esposizione per contatto con un altro foglio di carta ed ottenere quindi un positivo. Si trattava soltanto di una stabilizzazione perchè, anche se più lentamente, col tempo anneriva lasciando scomparire l'immagine, in quanto il cloruro d'argento non esposto, rimaneva nell'emulsione. Successivamente, su consiglio di Herschel, il noto scienziato , utilizzò l'iposolfito di sodio ( quello che si usa tutt'oggi) che invece asporta gli alogenuri non colpiti dalla luce e rende l'immagine stabile.
Prima di lui, Niepce era riuscito a registrare l'immagine della camera oscura (la finestra della sua casa di campagna con una voliera), ma non era stato capace di fissarla (stesso problema che interruppe le ricerche di Wegdwood). Vedeva come un insuccesso il fatto che le luci apparissero nere e le ombre bianche e si dedicò alla ricerca di una sostanza che sotto la luce divenisse bianca. La trovò nel bitume di giudea e riuscì a produrre quella che è considerata la prima fotografia della storia, anche se il tempo di posa di 8 ore e la pessima qualità del risultato fecero terminare lì gli esperimenti. I libri dicono che a Niepce non balenò l'idea del processo negativo/positivo. Io penso invece che, se pur l'idea gli venne in mente, non potè realizzarla proprio perchè non trovò il metodo di stabilizzare l'immagine. Se avesse posto il suo negativo su di un foglio di carta sensibilizzata, all'esposizione alla luce, si sarebbe annerito prima che sul positivo si fosse prodotta la minima traccia dell'immagine.
Si, uso Photoshop per convertire il negativo in positivo. Con la scansione, mi assicuro di non perdere la prova. Un primo tentativo di fissaggio non è andato a buon fine. Mi riprometto di seguire tutto il procedimento di Talbot, dalla stabilizzazione con il cloruro fino al controtipo, ma quest'estate quando avrò più tempo a disposizione. Ho estratto dopo 3 ore il decimo calotipo e... neppur la minima traccia di annerimento. Come se il nuovo cartoncino da disegno non avesse assorbito la benché minima soluzione. Eppure l'ho lavato sotto il rubinetto per asportare eventuale colla, prima di sensibilizzarlo. Credo che mi convenga fare delle prove in piena luce per arrivare ad un metodo e trovare un materiale che mi assicuri bontà e costanza di risultati.
Un saluto
ENrico
Un saluto
Enrico
apeiron
Nikonista
Messaggio: #58
Enrico, questa cosa sta diventando sempre più interessante. Ormai, qui, abbiamo un appuntamento fisso con te.
Apeiron
enrico
Messaggio: #59
QUOTE(apeiron @ Feb 5 2007, 06:02 PM) *

Enrico, questa cosa sta diventando sempre più interessante. Ormai, qui, abbiamo un appuntamento fisso con te.
Apeiron


Ne sono contento Apeiron. Sono contento per due motivi, per il lavoro che sto portando avanti che mi entusiasma, e per la consapevolezza di avere tanti amici che mi seguono in questa avventura.
Grazie a tutti, è come se stessi lavorando insieme a voi.
Enrico
enrico
Messaggio: #60
Allora,
Riccardo mi ha fatto xxx la curiosità e mi sono messo a calcolare il valore ISo della mia carta calotipica.
Sono partito da questi dati, relativi ad una ripresa (il secondo calotipo, riusciti ben esposto:
f/5,6 ad un'ora e mezza, pari a 90 minuti e cioè 540 secondi

Contemporaneamente, i dati exif della D200 con la quale avevo fotografato la stessa scena, mi davano f/8, 1/400 di secondo ISO 400

Per pareggiare l'apertura, con f/5,6 e sempre 1/400 di secondo, avrei dovuto impostare gli ISO della digitale a 200

Con excel ho impostato due colonne: la prima lungo la quale il tempo veniva raddoppiato di casella in casella; la seconda lungo la quale gli ISO venivano dimezzati ugualmente di casella in casella.

Ad un tempo di esposizione di 540 secondi corisponde corca un valore di 0,001 ISO. Se non ho sbagliato qualcosa, la mia carta deve avere una sensibilità di un centesimo di ISO ohmy.gif
Un saluto
Enrico

Ho fatto qualche errore di battitura, scusate, ma sono tornato or ora da una seduta dal dentista...
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #61
enrico, ti sto seguendo con molto interesse...ti ammiro in silenzio. Impallidisco alla tenacia con cui affronti questo passo indietro nei tempi, quasi alla ricerca di un ingrediente perduto. Mi piace la filosofia con cui vivi i tuoi esperimenti e la tua determinazione nel portarli avanti.
Ecco... solo questo. Volevo farti i miei piu' sentiti complimenti ad alta voce perche' credo che questo tuo spirito nella ricerca (e nella riprova) sia da standing ovation.
Grazie

.oesse.
enrico
Messaggio: #62
QUOTE(.oesse. @ Feb 5 2007, 07:44 PM) *

enrico, ti sto seguendo con molto interesse...ti ammiro in silenzio. Impallidisco alla tenacia con cui affronti questo passo indietro nei tempi, quasi alla ricerca di un ingrediente perduto. Mi piace la filosofia con cui vivi i tuoi esperimenti e la tua determinazione nel portarli avanti.
Ecco... solo questo. Volevo farti i miei piu' sentiti complimenti ad alta voce perche' credo che questo tuo spirito nella ricerca (e nella riprova) sia da standing ovation.
Grazie

.oesse.


Grazie oesse, grazie di cuore.
Enrico
enrico
Messaggio: #63
Sto risistemando il mio progetto della macchina per calotipi, al fine di metterlo a disposizione in formato pdf.
Intanto, nell'attesa del prossimo calotipo, vi fornisco qualche informazione sull'obiettivo, il primo elemento che ho costruito ed in base al quale ho disegnato il resto della macchina:
L’obiettivo è formato da due lenti da occhiali (menisco convergente) da 3 diottrie ciascuna. In totale fanno 6 diottrie. La lunghezza focale di tale sistema è di 16,7 cm.
Infatti la diottria è l’inverso della lunghezza focale: D = 1 / F ed F = 1 / D;
1 / 6 fa 0,166666 metri, pari a 16,7 centimetri. Se avessi utilizzato solo una lente da 3 diottrie, la lunghezza focale dell’obiettivo sarebbe stata di 33,3 cm. Avrei dovuto allontanare del doppio la lente dal piano di messa a fuoco e, poiché il diametro della stessa era sempre di 6 cm utili, avrei avuto meno luminosità ed una macchina più ingombrante.

Il formato della carta è di circa 13 x 14 cm.
La diagonale è quindi di 19 cm.
L’angolo di campo è di 60° [2 arctan (19/2) / 16,7 ].
Poiché la diagonale del formato 35 mm è di 4,3 cm, la mia macchina per calotipi ha una focale 35 mm equivalente pari ad un 38 mm.
Accipicchia, è un grandangolo! ohmy.gif
Enrico

A causa dei due anelli (anteriore e posteriore) fissati all’interno del barilotto di cartone per bloccare le due lenti, il diametro effettivo si è ridotto a 60 mm
Ne consegue che, a tutta apertura (senza dischi di cartoncino) il valore è esattamente f/2,8 (6 cm / 16,7 cm)
Per ottenere un’apertura f/4 occorre un disco di cartoncino con un foro del diametro di 41,7 mm
Per un’f/5,6 occorre un foro di 30,0mm
Per un f/8 occorre un foro di 20,8 mm
Non conviene usare diaframmi più chiusi perché il tempo di esposizione diverrebbe eccessivo.

Correggo, non (6 cm / 16,7 cm) ma (16,7 cm / 6 cm).
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #64
QUOTE(enrico @ Feb 5 2007, 08:04 PM) *

Grazie oesse, grazie di cuore.
Enrico


sono io che ringrazio te enrico. e davvero di cuore.

.oesse.
enrico
Messaggio: #65
Cari amici,
già vi ho detto che il decimo calotipo è stato un fallimento: nessuna immagine dopo un lungo tempo di esposizione.
Questa mattina ho sensibilizzato un altro foglio di carta: lavaggio in acqua corrente per eliminarne la colla, stesa della soluzione di sale da cucina, quindi asciugatura con il phon. Stesa quindi della soluzione di nitrato d'argento e nuova asciugatura, questa volta tenendo il phon distante perché pensavo che le irregolarità potessero dipendere dalle gobbe della carta bagnata e dall'azione dell'aria calda che poteva soffiare via la seconda soluzione dai dossi. Ho inserito la carta nello chassì ed ho avviato l'esposizione. Intanto ho preparato della nuova carta e, poichè avevo lezione alle 10, ho proceduto in fretta, asciugando sommariamente la carta dopo la prima soluzione, e spennellando la seconda. Ho messo la carta dentro uno scatolone in cantina ed ho lasciato che si asciugasse da sé. Poi, di corsa a scuola.
Tornato a casa dopo quattro ore, ho aperto lo chassì e... seconda delusione mad.gif . Niente di niente. La prima ipotesi che mi è venuta, considerato che in entrambi i casi i soggetti erano in ombra, è stata quella di un notevole "difetto di reciprocità", per cui era necessario, per ottenere buoni risultati, lavorare in pieno sole. Oltretutto, il cielo si è ricoperto di nuvole già nella tarda mattinata. Ho comunque ricaricato lo chassì con la carta che avevo preparato in mattinata e che nel frattempo si era asciugata ed ho ripreso la finestra dall'interno della camera da letto.
Nell'attesa, sono uscito sul terrazzino per portare alla luce l'undicesimo calotipo, così come avevo fatto ieri per il decimo, al fine di vedere se si anneriva (e quindi si trattava di un problema di esposizione) o non si anneriva (e forse c'era qualcosa che non andava nei bagni, ma cosa? hmmm.gif ). Prima di portare all'aperto il 10° calotipo, ho voluto provare a risensibilizzarlo, spennellando del cloruro di sodio e, senza aspettare che asciugasse, del nitrato... tanto era solo una prova.
Il risultato era che la carta si era scurita in misura ridotta, nonostante le molte ore di esposizione alla luce del giorno, mentre dove avevo ripassato le soluzioni, si era formato un nero pieno. Che vuol dire?
Ecco il decimo calotipo:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

L'esposizione alla luce dell'11° calotipo (che non avevo ritrattato col pennello) mi dava un altro risultato: scarso annerimento, tranne che in alcuni punti dove erano presenti delle macchie molto scure.

ed ecco l'undicesimo:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Credo di aver capito smile.gif . La mia ipotesi è che la seconda soluzione agisce bene solo se la prima non è asciutta completamente. Immaginavo che il cloruro di sodio, che anche se asciutto si trova fra le fibre della carta, avrebbe reagito normalmente con il nitrato. Anche perché su diversi libri ho letto che Talbot lasciava asciugare la carta dopo ogni trattamento. Ma forse non bisogna fidarsi troppo di quello che si legge nei libri. La mia teoria potrebbe cogliere nel segno, visti i risultati ottenuti col 10° e con l'11° calotipo. Quelle macchie scure, potrebbero essere le zone dove la prima soluzione non si è asciugata completamente al momento del trattamento con la seconda. Nei primi calotipi in effetti, non aspettavo troppo prima di passare la seconda soluzione.
Domani provo con questa procedura:
lavo la carta in acqua corrente e la faccio sgocciolare. Poi passo la soluzione di nitrato d'argento (questa volta passo prima il nitrato perchè così non corro il rischio di inquinare questa soluzione che è certo molto più costosa del sale da cucina; ho preparato 120 ml di soluzione e di volta in volta ne verso in un bicchiere di plastica una quantità per 2 o tre calotipi).
Senza aspettare che asciugi troppo, passo la soluzione di sale da cucina.
Staremo a vedere hmmm.gif

Intanto ho estratto il dodicesimo calotipo dalla macchina, dopo una esposizione di 2 ore e 35 minuti. E' un po' sottoesposta, ma si tratta di un interno...

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

L'immagine c'è, e ci sono anche le macchie di cui, forse, ho capito la ragione. Non mi piace la struttura di questa carta da disegno. L'ho presa perchè è spessa e rigida e le pieghe, una volta bagnata, sono ridotte, ma ha una grana troppo grossa.
Vado avanti con gli esperimenti, non demordo. Devo arrivare ad ottenere un calotipo perfettamente nitido, senza macchie e con una buona gamma tonale.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 01:16 PM
stefanocucco
Messaggio: #66
guru.gif [size=7] Che impegno, che pazienza, ma soprattutto che passione!!
perrins
Messaggio: #67
QUOTE(enrico @ Feb 6 2007, 05:39 PM) *

Vado avanti con gli esperimenti, non demordo. Devo arrivare ad ottenere un calotipo perfettamente nitido, senza macchie e con una buona gamma tonale.


Ce la farai, ne sono certo!
Ti seguo ogni giorno, stamattina ho dato l'esame di chimica, è bello vedere che "tutto torna" smile.gif

Sei il migliore texano.gif
enrico
Messaggio: #68
Grazie Stefano, grazie Perrins.
Enrico
enrico
Messaggio: #69
Come promesso, vi metto a disposizione il progetto della macchina per calotipi, un po' risistemato perchè i disegni li avevo fatti per la costruzione, quindi a mio uso e non prevedevo di distribuirli. Sono in dimensioni reali (scala 1 : 1). Ora mi sto dedicando a risolvere i problemi di ordine chimico; per la costruzione della macchina, mi sono divertito a risolvere quelli di tipo ottico. Ho annerito l'interno con inchiostro di china, perchè è risultato più opaco della vernice.
File allegati
File Allegato  macchina_per_calotipi.pdf ( 186.71k ) Numero di download: 1229
 
maurizioricceri
Messaggio: #70
Grazie Enrico per condividere con noi questo tuo lavoro che progredisce in modo veramente strabiliante ,ottenendo dei risultati accellenti e grazie anche per il pdf( letto,salvato e stampato) .
Buon lavoro...GENIO ( in modo amichevole wink.gif )
Maurizio
davidebaroni
Messaggio: #71
Enrico, come ti ho già scritto in privato, questo tuo esperimento mi affascina tantissimo, e ti ringrazio infinitamente per la tua passione e per condividere questa avventura con noi. smile.gif
Mi dispiace non avere le conoscenze di chimica (o di qualsiasi altra cosa) che sarebbero necessarie per poter portare un contributo attivo. Ma non dubito che te la caverai perfettamente SENZA il mio aiuto... laugh.gif

Un viaggio davvero affascinante.

E un commento da perfetto ignorante... Non sarà che la colla che tu cerchi così coscienziosamente di eliminare sia invece proprio ciò che "assorbe" e fissa la soluzione nella carta? hmmm.gif

Per fortuna non ho paura a sparare cavolate immani... Trovo che sia un ottimo sistema per imparare. Alla peggio, mi si corregge, e io imparo. biggrin.gif

Davide

Messaggio modificato da twinsouls il Feb 7 2007, 12:35 AM
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #72
Rimango a bocca aperta di fronte a tutto questo.

Enrico carissimo, ...passione, ...cultura, ...manualità, ...Un racconto appassionante ed un thread prezioso.

...Da mettere in evidenza.
enrico
Messaggio: #73
Ciao Maurizio, ciao Ludofox e grazie per la vostra presenza in questo tread.

QUOTE(twinsouls @ Feb 7 2007, 12:33 AM) *


E un commento da perfetto ignorante... Non sarà che la colla che tu cerchi così coscienziosamente di eliminare sia invece proprio ciò che "assorbe" e fissa la soluzione nella carta? hmmm.gif


Ciao Davide,
mai nessuna ipotesi è da scartare. Cerco di eliminare la colla perchè "dovrebbe" ostacolare in qualche misura l'assorbimento delle soluzioni, ma tutto può essere huh.gif
Comunque oggi cercherò di verificare la mia ipotesi. Quelle macchie dell'11° calotipo troverebbero spiegazione con la presenza del primo bagno non ancora asciutto. La loro forma si adatta alle "fossette" ed alle pieghe che assume la carta una volta bagnata, e questo mi fa propendere per l'ipotesi che ho formulato. Ma la risposta ce la daranno le prove che mi accingo a fare. Se quello che penso è giusto, dovrei guadagnare anche un po' in sensibilità. Se fai caso al 12° calotipo, dove l'immagine è presente, sulla destra c'è una macchia molto intensa. Dovrebbe essere la densità di tutta l'immagine (le parti più scure) se faccio venire a contatto le due soluzioni quando sono ancora umide.
Vi saprò dire.
Buona giornata
Enrico

Mi viene da fare una riflessione:
se fosse andato tutto liscio, primo,secondo, decimo calotipo tutti perfetti, non sarebbe stato un po' noioso?
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #74
QUOTE(enrico @ Feb 7 2007, 07:15 AM) *

...se fosse andato tutto liscio, primo,secondo, decimo calotipo tutti perfetti, non sarebbe stato un po' noioso?
...Sarebbe mancata l'emozione della conquista, del raggiungimento di un obiettivo, ...quanto è vero ciò che dici!
toad
Messaggio: #75
Enrico, anche io ti seguo silenzioso ed ammirato. E mi viene spontanea una considerazione: sono anche i thread come questo che danno un vero valore culturale aggiunto al nostro Forum.
grazie.gif

Messaggio modificato da toad il Feb 7 2007, 10:00 AM
enrico
Messaggio: #76
Cari amici,
questa mattina mi sono recato presso un negozio di articoli per belle arti ed ho acquistato un grosso foglio di carta per acquerello. La carta per acquerello, ho pensato, deve essere fatta apposta per assorbire i colori e quindi andrà altrettanto bene per le mie soluzioni chimiche. Si tratta di carta satinata di pura cellulosa, bella consistente (300 grammi al metro quadro), con collatura alla gelatina. Ne ho tratto 20 rettangoli per la mia macchina. Poi ho provato a sensibilizzarne uno, seguendo il procedimento che mi ero proposto: l'ho bagnata e lasciata asciugare all'aria, quindi ho passato per prima la soluzione di nitrato d'argento, spennellandola poi con quella contenente il sale da cucina. Si è immediatamente formato un precipitato bianco e granuloso di cloruro d'argento, visibile ad occhio nudo, e ne è rimasto impregnato anche il pennello. Ho messo la carta ad asciugare in una scatola, coperta appena da un cartone in maniera che circolasse aria. Quando sono tornato a prenderla per inserirla nello chassì, mi son reso conto che non era utilizzabile. Si era scurita (mia moglie era entrata in cantina accendendo la luce? blink.gif ) e si presentava irregolare e granulosa. La carta è rimasta alla luce ed ha continuato a scurirsi.

Ho allora fatto una prova. Su di un avanzo di carta, ho passato a sinistra prima il cloruro di sodio e poi il nitrato d'argento (come ho fatto fin'ora), ed a destra prima il nitrato d'argento e poi il sale da cucina (il contrario).

Osservando il risultato, mi sono convinto a continuare come ho sempre fatto, salvo a non attendere che la prima soluzione asciughi completamente.

Ho voluto fare un'altra prova. Ho passato la soluzione con il cloruro di sodio su di un altro foglio di carta. Quando il foglio era ancora umido (il velo di liquido era scomparso, ma la superficie non si era ancora asciutta), procedendo a lume di candela alla maniera di Talbot (ho fatto urtare inavvertitamente la lampadina rossa che si è rotta), ho passato la soluzione di nitrato d'argento. Ho asciugato lentamente con phon ed ho esposto il foglio alla luce.

L'annerimento è uniforme, tranne qualche traccia che tradisce l'andamento delle pennellate.
Se domani c'è il sole, faccio una prova con la camera oscura.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 05:20 PM
enrico
Messaggio: #77
Una riflessione: ho un grosso vantaggio in questa esperienza. Anche se incontro qualche difficoltà, so che raggiungere un buon risultato è possibile, perchè altri ci sono riusciti prima di me.
Per raggiungere un obiettivo bisogna crederci. E Talbot, Daguerre ci credevano. Niepce si lasciò scoraggiare dai risultati ottenuti con l'argento e si rivolse al bitume di Giudea, un vicolo cieco. Prima di lui Wegdwood abbandonò le ricerche sul nitrato d'argento. Ma ciascuno fece avanzare di un piccolo passo la ricerca. Non ricordo chi ha detto che non è il singolo uomo a fare una scoperta, ma l'umanità. Vale a dire che, quando i tempi sono maturi per una invenzione, ci sarà qualcuno che la farà. E spesso persone diverse, di località differenti e che non si sono mai viste, raggiungono risultati simili quasi contemporaneamente. La stessa cosa è successa con la Fotografia. In maniera indipendente e per vie diverse, agli inizi dell'800 Daguerre e Bayard (di cui poco si parla) in Francia e Talbot in Inghilterra diedero vita ad un antico sogno.
Ho letto proprio ieri di un episodio storico gustoso che mi piace riportarvi, a proposito dei tempi di posa necessari quando la Fotografia faceva i primi passi:
Nel 1840 il Mining Journal riportava una disposizione: "All'inaugurazione della ferrovia di Courtrai, in Belgio, la camera oscura dev'essere sistemata in un punto dal quale domini il palco reale, la locomotiva, i vagoni e la parte principale del corteo, e dovrà venir messa in azione nel momento stesso in cui verrà pronunciato il discorso inaugurale. Un colpo di cannone darà il segnale d'inizio e tutti dovranno restare immobili per sette minuti , cioé il tempo necessario per ottenere una buona immagine di tutte le personalità presenti".
Sette minuti:con la mia macchina calotipica, per adesso... un sogno! rolleyes.gif
Ho ritrovato in soffitta un obiettivo di una vecchia macchina di mio padre:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

sul barilotto è scritto: "Simplex Rapid Aplanat N. 3". C'è un diaframma regolabile, ma non ci sono i numeri f/, solo dei valori di riferimento: 1 - 2 - 3 - 4. A 4 corrisponde la massima apertura.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 01:23 PM
enrico
Messaggio: #78
Cari amici,
oggi ho costruito una scatola per l'asciugatura della carta senza dover usare il phon. Ho utilizzato del cartoncino nero. Il coperchio è più largo di tra cm per lato ed è più alto (6 cm contro 4 cm) del fondo. Sui lati ho praticato 6 aperture rettangolari, ripiegandone all'interno il battenti, così che servissero anche a mantenere il coperchio uniformemente centrato. All'interno il buio è assicurato ed è assicurata anche la necessaria circolazione dell'aria.
Poichè un bel sole si è fatto largo fra le nuvole, ho realizzato un tredicesimo calotipo. Ho capito che la scena deve essere ben illuminata ed il contrasto deve essere elevato. Questo perché il mio materiale sensibile è una carta ad annerimento diretto: mano a mano che l'immagine si forma, l'annerimento che ne deriva fa da maschera agli alogenuri sottostanti. Dopo una esposizione di 2 ore e 20 minuti, ecco il risultato:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ancora non siamo al traguardo. Domani acquisterò dello ioduro di potassio che userò al posto del cloruro di sodio. Lo ioduro d'argento è più sensibile del cloruro. Vediamo anche se migliora la qualità. Staremo a vedere.
A presto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 05:21 PM
perrins
Messaggio: #79
QUOTE(enrico @ Feb 8 2007, 05:29 PM) *

Ancora non siamo al traguardo.


però i miglioramenti sono incredibile!
facendo scorrere i vari calotipi e osservando l'aumento dei dettagli tutto questo risulta incredibile!

smile.gif

PS: un giorno, però, un ritratto dovresti provare a farlo! anche se credo che il problema più che il tempo di posa sia la quantità di luce che il/la povero/a modello/a avrà in faccia ! cool.gif
enrico
Messaggio: #80
QUOTE(perrins87 @ Feb 8 2007, 06:35 PM) *

PS: un giorno, però, un ritratto dovresti provare a farlo! anche se credo che il problema più che il tempo di posa sia la quantità di luce che il/la povero/a modello/a avrà in faccia ! cool.gif


Non è impossibile. Utilizzando lo ioduro d'argento al posto del cloruro d'argento e soprattutto rinunziando all'annerimento diretto, e sviluppando l'immagine latente, credo che la posa necessaria possa ridursi a qualche minuto o meno. Per seguire il procedimento di Talbot (se usassi le carte moderne o gli attuali sviluppi, falserei lo spirito di questa ricerca), dovrei trovare l'acido gallico. Talbot, dopo i primi tentativi che sto ripetendo (e che chiamò "disegni fotogenici", procedette così:
stendeva una soluzione di nitrato d'argento su della carta da lettere di buona qualità, la faceva asciugare e la immergeva in una soluzione di ioduro di potassio. La faceva asciugare di nuovo. Quindi la trattava con una soluzione di nitrato d'argento, acido acetico ed acido gallico diluito. Esponeva il foglio di carta nella camera oscura e lo sviluppava poi con una soluzione di acido gallico e nitrato d'argento (che chiamò gallonitrato d'argento). Durante questo nuovo tipo di esperimenti, cambiò il nome dei suoi lavori da "disegni fotogenici" a "calotipi" ed infine in Talbotipi.
Daguerre e Talbot ebbero fortuna, perchè scoprirono la possibilità di sviluppare l'immagine latente. Il primo mediante i vapori di mercurio ed il secondo mediante, appunto, l'acido gallico.
L'acido gallico veniva estratto dalle galle e dalla pianta di sommacco ed era usato nella concia. Come ho già avuto modo di dire, sembra che l'idea di usare l'acido gallico non fosse sua ma l'avesse appresa dal reverendo reade. In ogni caso è sua la scoperta dell'immagine latente e della capacità dell'acido gallico di svilupparla. Reade lo usava solo per aumentare la sensibilità della carta.
A presto
Enrico

P.S. Tieni presente, per quanto riguarda la nitidezza, che le immagini che sto realizzando sono ottenute tramite una camera oscura che mi sono autocostruito e che l'obiettivo è composto da due menischi. E' affetto quindi da ogni tipo di aberrazione, che ho cercato di attenuare mediante l'uso di un diaframma che, però, mi limita la luce.
Se osservi l'immagine, vedrai che è sufficientemente nitida al centro (non ho ancora inventato l'autofocus biggrin.gif ), mentre è fuori fuoco in periferia. E questo è colpa di una aberrazione che si chiama "curvatura di campo".
giampy71_io
Validating
Messaggio: #81
Ciao a tutti e complimenti ad enrico non vedo l'ora di vedere i tuoi progressi:-) complimenti:-)
enrico
Messaggio: #82
QUOTE(giampy71_io @ Feb 9 2007, 12:05 PM) *

Ciao a tutti e complimenti ad enrico non vedo l'ora di vedere i tuoi progressi:-) complimenti:-)


Grazie Giampy,
proprio questa mattina sono stato in un negozio di chimica dove si riforniscono i laboratori di analisi. Poiché non avevano pronto lo ioduro di potassio, l'ho ordinato. Ho poi chiesto se era ancora reperibile l'acido gallico. La risposta è stata affermativa, un po' costosetto ma esiste. Durante le vacanze estive (se non prima), mi dedicherò allo sviluppo dell'immagine latente del calotipo, mettendo da parte l'annerimento diretto. Credo che costruirò un'altra macchina, di formato più grande, e vi applicherò l'obiettivo che ho trovato in soffitta e di cui ho parlato qualche post precedente. Otterrò risultati otticamente migliori (d'altra parte Talbot non si costruiva gli obiettivi ma se li faceva fare dall'ottico; per la verità non si costruiva nemmeno le macchine, che faceva fare dal suo falegname...).
Credo che allora potrò pensare a qualche ritratto wink.gif
Tornando all'obiettivo di mio padre, è privo di otturatore. Su di un vecchio libro di fotografia del 1925 leggo un brano che per me è interessantissimo e che vi riporto:
"Il più elementare è sempre l'otturatore a coperchio, un disco con bordo che si adatta al tubo dell'obiettivo. Si toglie e si rimette con la mano - pure in tal manovra bisogna usare certe precauzioni, e conoscere vari effetti dei modi di apertura per sapersi regolare nei casi. - Convien quindi non far muovere la macchina facendo tale manovra: così, adagio adagio toglierlo, finché d'un tratto si scopra l'apertura. Passato il tempo di posa lo si rimette a posto. Per poco che si esamini il movimento che si fa, si osserva che scoprendo l'obbiettivo abbassando il coperchio e rimettendolo nello stesso senso, viene a darsi alla parte inferiore della lastra una durata maggiore di posa, poiché la prima a scoprirsi e l'ultima a ricoprirsi è la parte superiore della lente. Nel paesaggio invece conviene dare una posa maggiore al terreno che al cielo, così converrà alzare il coperchio dal basso in alto."
Oggi è nuvolo e piove, niente calotipi mad.gif
Un saluto
Enrico
perrins
Messaggio: #83
QUOTE(enrico @ Feb 9 2007, 02:05 PM) *

"Per poco che si esamini il movimento che si fa, si osserva che scoprendo l'obbiettivo abbassando il coperchio e rimettendolo nello stesso senso, viene a darsi alla parte inferiore della lastra una durata maggiore di posa, poiché la prima a scoprirsi e l'ultima a ricoprirsi è la parte superiore della lente. Nel paesaggio invece conviene dare una posa maggiore al terreno che al cielo, così converrà alzare il coperchio dal basso in alto."


E' qualcosa di incredibile, al di fuori di ogni immaginario per chi ha usato, per poco tempo, i rullini nella contax di papà e le "sue" foto le fa da poco in digitale!
enrico
Messaggio: #84
QUOTE(perrins87 @ Feb 10 2007, 01:11 AM) *
E' qualcosa di incredibile, al di fuori di ogni immaginario per chi ha usato, per poco tempo, i rullini nella contax di papà e le "sue" foto le fa da poco in digitale!


Si, affascina e stupisce. Il cielo dell'Abruzzo continua ad essere coperto di nuvole, quindi niente calotipi. Sto facendo però delle prove, nell'attesa che arrivi lo ioduro di potassio. Sto intanto rileggendomi il manuale "Fotografia per dilettanti" la cui quinta edizione risale al 1901. Io ho la nona del 1925. Continuo a riferirvi degli otturatori, resisi necessari con l'uso della gelatina e del bromuro d'argento che permise di scendere con i tempi al di sotto del secondo.
Fino a poco tempo fa credevo che gli otturatori a tendina fossero una invenzione relativamente recente. E invece... ohmy.gif

"L'otturatore a cortina è costituito da una sottile, e talvolta sottilissima fenditura praticata in una tendina che score velocemente dinanzi alla lastra, ed a brevissima distanza da essa, e ne diamo il disegno che facilmente fa intendere il sistema che è ormai generalizzato:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

La fenditura può graduarsi, allargarsi o restringersi sino ad un mezzo millimetro, e potendo darsi alla tendina una velocità che può ragguagliarsi fino a metri due e mezzo per secondo, è evidente la straordinaria rapidità della posa data alla lastra da quel mezzo millimetro che le passa innanzi così velocemente! Veniamo ora agli otturatori di obiettivi che sono ancora i più comuni. In tutte le gallerie fotografiche si veggono gli otturatori Guerry, una specie di scatoletta posta alla bocca dell'obiettivo, che ha uno sportellino che si alza per effetto della pressione d'aria che si fa su d'una pera di gomma. Tale artifizio permette d'ottenere l'apertura dell'obbiettivo in modo da non impressionare il soggetto che viene a farsi il ritratto; hmmm.gif

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

invece di uno sportellino ve ne sono talora due e, col loro alternativo aprire e chiudersi rendono possibili pose assai brevi, di un quinto di secondo. La disposizione dei due battenti permette altresì di dare una posa maggiore al terreno che al cielo.
Otturatore a ghigliottina- Sotto questo formidabile nome si nasconde il più inoffensivo degli otturatori, il più semplice, il prediletto, diciamolo pure, dai valenti istantaneisti, e che noi suggeriamo senz'altro al dilettante. Non si può immaginare cosa più semplice. Tutto si riduca a far cadere, per effetto del proprio peso o per effetto di un elastico o molla per accelerare il movimento, uno schermo di legno, cartone, o metallo che abbia un'apertura, permettendo così all'immagine, durante un brevissimo spazio di tempo, d'imprimersi sulla lastra sensibile.
IPB Immagine

Visti i tempi di esposizione che per i miei calotipi si aggirano sulle due ore, per me questo è il futuro! laugh.gif
Buona domenica
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 04:57 PM
enrico
Messaggio: #85
Oggi ho fatto qualche scatto con la D200. Ma al vetro smerigliato della macchina per calotipi smile.gif
Lo scopo è stato quello di fare qualche considerazioni sul mio obiettivo, composto da due menischi convergenti da 3 diottrie ciascuno, e quindi soggetto a molte aberrazioni.
Il mio obiettivo a tutta apertura, corrispondente ad un f/4:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Il fuoco di questa e delle immagini che seguono, è sul travertino posto in cima al muretto. L'immagine è di pessima qualità e la sua "nebbiosità" è dovuta soprattutto all'aberrazione sferica (i raggi che passano in prossimità del centro della lente, vengono a fuoco in punti diversi rispetto a quelli che passano in prossimità dei bordi). Il mio è quindi un obiettivo a fuoco morbido, forse adatto per i ritratti biggrin.gif Di certo, i difetti della pelle scomparirebbero, ma si vedrebbe poco anche della modella.

Obiettivo con anteposto un diaframma pari ad un f/8:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

La nitidezza è migliorata parecchio. Tenete conto che il fuoco è ancora sul muretto, per cui il fabbricato risulta sfuocato. Si nota la presenza dell'aberrazione cromatica, specie al confine fra il tetto ed il cielo. La granulosità del vetro smerigliato è più evidente.

Diaframma f/5,6. Il fuoco è al centro del muro. La distorsione di campo (Il fuoco di punti posti nella realtà su di una superficie piana, cade su di una superficie curva, così che non è possibile tenere contemporaneamente a fuoco il centro ed i bordi), è visibile perchè il travertino è nitido al centro e sfuocato sui bordi:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ho quindi focheggiato in modo da avere a fuoco i bordi destro e sinistro del muro. Il risultato è che ora è fuori fuoco il centro:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Credo che attraverso una esperienza di questo genere, si possa ricavar molto da un punto di vista didattico, da trasferire nei corsi di fotografia dove spesso si parla di aberrazioni dandone solo la definizione.

Sto sensibilizzando il cartoncino per acquerelli e, ancora una volta, senza che abbia preso luce, ha iniziato a scurirsi. Avevo notato la stessa cosa qualche giorno fa. Immagino a questo punto che debba esserci qualche sostanza nel cartoncino, che abbia proprietà riducenti sul cloruro d'argento. hmmm.gif
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 05:09 PM
enrico
Messaggio: #86
QUOTE(enrico @ Feb 11 2007, 02:08 PM) *
Sto sensibilizzando il cartoncino per acquerelli e, ancora una volta, senza che abbia preso luce, ha iniziato a scurirsi. Avevo notato la stessa cosa qualche giorno fa. Immagino a questo punto che debba esserci qualche sostanza nel cartoncino, che abbia proprietà riducenti sul cloruro d'argento. hmmm.gif


La mia intuizione era giusta. Ho appena provato a sensibilizzare un avanzo di cartoncino per acquerelli e un normale cartoncino da disegno, con la solita procedura: immersione in una soluzione di cloruro di sodio e, dopo asciugatura, passaggio a pennello di una soluzione di nitratod'argento. Ho eseguito il tutto al lume di una candela.
Il cartoncino per acquerelli si è annerito nonostante non abbia preso luce (la luce della candela è inefficace, sia perché tenue, sia perché priva di radiazioni blu e ultraviolette, le sole cui è sensibile il cloruro d'argento). Il cartoncino da disegno è invece rimasto candido.
Deve esserci per forza qualche sostanza, credo nella gelatina usata per la collatura, che riduce chimicamente l'alogenuro. Non so però cosa. Sull'etichetta che accompagnava la confezione, c'è scritto testualmente:
"Carta per acquerelli a grana satinata da 300 g/mq prodotta a cilindro, collatura alla gelatina - 100% cotone - senza acidi - permanenza in archivio.
Debbo tornare ai cartoncini da disegno.
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 05:11 PM
perrins
Messaggio: #87
Mi era balenata in testa quest'idea, mentre pensavo ai vari tipi di carta: hai mai pensato di crearla tu?
Ricordo che quando ero bambino giocavo con mio fratello a farla, partendo da ritagli di giornale! Il difetto è che si ottiene una grana spessa, un risultato poco uniforme e una carta non bianca, però forse avresti la certezza che sia (quasi) 100% carta, almeno per fare i tuoi esperimenti sulle varie sostanze.

Si procede così:
si prende la carta di giornale e la si fa a striscioline lunghe una 20ina di cm e larghe circa 1cm e le si lascia in acqua calda per mezza giornata (non ricordo il tempo consigliato, ricordo che nella fretta di farla aspettavamo anche meno di un'ora e i risultati erano pessimi, ma una volta avevo aspettato 24ore e i risultati erano davvero buoni), magari cambiando l'acqua di volta in volta. Quello che si ottiene sono fogli sottilissimi, quasi impalpabili che si attaccano alle mani.
A quel punto dovresti creare due/quattro/... strati di queste striscioline (che ormai sono quasi pezzettini) in orizzontale/verticale e lasciarle asciugare.
Ricordo che nella confezione insieme ad alcuni gadgets (tempere per colorare la carta, pennelli ecc ecc) c'era un foglio di rete in plastica abbastanza sottile ed a maglia piuttosto fitta, sulla quale si lasciava asciugare il foglio (per moooolto tempo). Non mi viene in mente cosa potresti usare in alternativa, forse una di quelle reti metalliche molto fini e sottili.

Probabilmente la mia è un'idea inutile, non credo ti venga in mente di fare il maestro cartiero, oltre allo sperimentatore fotografo, però magari nelle tue ricerche sul tipo di carta e sulla sensibilità delle soluzioni questo ti può aiutare a creare una carta "controllata", nel caso non ne trovassi una in commercio.

In alternativa mi è venuta in mente una soluzione (costosa): quei fogli che usano i ritrattisti/caricaturisti di strada: sono una base di cartoncino sulla quale è posto uno strato "peloso" tipo velluto: anche qui si vede la grana, però forse ha subito trattamente eccessivi.

Mah... le prossime idee le censuro, prometto
Riccardo S.
Messaggio: #88
QUOTE(enrico @ Feb 11 2007, 10:09 PM) *

[...]
Il cartoncino per acquerelli si è annerito nonostante non abbia preso luce (la luce della candela è inefficace, sia perché tenue, sia perché priva di radiazioni blu e ultraviolette, le sole cui è sensibile il cloruro d'argento). Il cartoncino da disegno è invece rimasto candido.
[...]


Ciao Enrico,

mi stavo proprio chiedendo il motivo per cui non impressionavi i tuoi calotipi alla luce artificiale (faretti), soprattutto in caso di giornate non soleggiate, inizialmente avevo pensato al fatto che non volevi falsare l'esperimento introducendo un anacronistico faretto da studio; credo che invece il motivo sia quello appena quotato, confermi?

R.
enrico
Messaggio: #89
Grazie Perrins per il tuo intervento e per i tuoi suggerimenti. Sto tornando al cartoncino da disegno e penso a quello liscio. Potrei provare con la carta da lettere (la usava Talbot). Farò qualche altro calotipo, ma sto aspettando che mi arrivi lo ioduro di potassio.

Ciao Riccardo,
grazie anche a te. Veramente ho una lampada a raggi ultravioletti e potrei usare quella. Ma, come hai intuito, per ora non voglio ottenere una immagine a tutti i costi, quanto ripetere le esperienze del passato. Per ora sto cercando di ottenere una superficie omogenea, visto che, in molte delle immagini precedenti, si notano macchie e, soprattutto, le passate del pennello. Ho capito da queste poche prove, che è necessario fotografare in pieno sole e con contrasti ben accentuati. Con lo ioduro di potassio potrò abbreviare i tempi di posa. Mi riprometto in futuro (quest'estate) di utilizzare l'acido gallico e sviluppare quindi l'immagine latente, scendendo a pose di qualche minuto. Talbot chiamava le sue prime prove "disegni fotogenici" e per la verità iniziò a chiamarli calotipi quando usò l'acido gallico. Continuò ad usare il cloruro d'argento (come sto facendo ancora io) per le copie positive che otteneva per contatto. Per i negativi di carta, usava lo ioduro d'argento. Vi saprò dire (e mostrare) la differenza. Se l'entusiasmo non si affievolisce, penso anche di costruire più in là una nuova macchina, utilizzando il vecchio obiettivo di mio padre. ed allora i risultati saranno qualitativamente ad un altro livello.
Nei libri non si parla tanto degli ostacoli e degli insuccessi. Delle innumerevoli prove, dei tentativi, delle ipotesi giuste o sbagliate che, piano piano hanno portato ai risultati che conosciamo.
Ma anche in questo è il fascino della fotografia.
Enrico
maxiclimb
Messaggio: #90
Sempre interessantissima questa discussione.
Non ho suggerimenti da darti, ma ti seguo sempre con grande curiosità. smile.gif
Ormai è un appuntamento fisso. wink.gif
enrico
Messaggio: #91
QUOTE(maxiclimb @ Feb 12 2007, 05:55 PM) *

Sempre interessantissima questa discussione.
Non ho suggerimenti da darti, ma ti seguo sempre con grande curiosità. smile.gif
Ormai è un appuntamento fisso. wink.gif

Grazie Maxi
Franco_
Messaggio: #92
Ciao Enrico,
torno solo ora su questa discussione e vedo con grande piacere che è stata messa in evidenza Pollice.gif
giampy71_io
Validating
Messaggio: #93
Anche io seguo questa discussione con estremo interesse, non sono in grado di darti nessun consiglio visto il mio grado di conoscenza quasi allo zero, però voglio vedere che risultati riesci ad ottenere:-)
enrico
Messaggio: #94
Ciao Franco, ciao Giampy.
Il sapere di essere seguito nella mia sperimentazione, mi spinge a continuare senza che l'entusiasmo con cui ho cominciato si spenga.
Grazie
Enrico
enrico
Messaggio: #95
Eureka!

Carissimi amici,
oggi splende un bel sole e non c'è nemmeno una nuvola in cielo. Ho prodotto il quindicesimo calotipo. E' decisamente il migliore di tutti quelli fatti fin'ora. Credo che anche Talbot ne sarebbe stato entusiasta.
Nonostante l'obiettivo artigianale e grazie alla diaframmatura f/5,6, la nitidezza è più che soddisfacente. Sono soddisfatto anche della scala dei grigi. Per la prima volta mi sono cimentato in una composizione. Si distinguono benissimo anche i due innaffiatoi:

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

Ho utilizzato la carta da disegno rigata, la stessa che mi aveva dato buoni risultati col sesto calotipo. Poi ho utilizzato questa procedura:
- ho bagnato la carta, usando un pennello, con acqua distillata
- ho lasciato che asciugasse parzialmente
- ho passato con cura il pennello bagnato in una soluzione di cloruro di sodio in acqua distillata (in precedenza usavo quella di rubinetto)
- ho lasciato asciugare spontaneamente per qualche minuto, poi ho dato una passata di phon
- ho passato con un altro pennello la soluzione di nitrato d'argemto
- ho lasciato asciugare per qualche minuto, poi ho completato l'asciugatura col phon.
La carta era fissata con le clip sul compensato quando era ancora asciutta. Si è un po' corrugata durante i bagni, ma è tornata a posto una volta asciugata.
Il tempo di esposizione è stato di due ore.
Un saluto
Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 02:55 PM
steve74it
Messaggio: #96
Spettacolo!

Stefano
davidebaroni
Messaggio: #97
Spettacolare, Enrico! smile.gif

Immagino che adesso il prossimo passo sarà cercare una carta che dia risultati almeno allo stesso livello, ma senza le righe... wink.gif

Mi sembra di essere in una macchina del tempo...

Il fatto è che tu stai cercando di ripercorrere i passi di Talbot, e a me vengono in mente un sacco di esperimenti che non credo lo facciano. biggrin.gif

Seguo questa tua sperimentazione come un partecipante, se capisci cosa intendo. Non credo di essere mai stato così coinvolto in una cosa simile.

Sarà perché qui si lavora nella pratica, e non nella teoria o nella storia e basta...

Grazie di tutto cuore per questa avventura.

Davide
enrico
Messaggio: #98
QUOTE(twinsouls @ Feb 15 2007, 01:52 AM) *


Mi sembra di essere in una macchina del tempo...
Seguo questa tua sperimentazione come un partecipante, se capisci cosa intendo. Non credo di essere mai stato così coinvolto in una cosa simile.
Sarà perché qui si lavora nella pratica, e non nella teoria o nella storia e basta...
Grazie di tutto cuore per questa avventura.
Davide


Grazie Davide,
sto pensando che se non avessi conosciuto questo forum e con esso così tanti amici, questa mia esperienza sarebbe stata più povera.
La consapevolezza di avere così tanti "compagni di viaggio" alimenta ed amplifica il mio entusiasmo.
Una macchina del tempo... sai che sto rileggendo un vecchio libro di mio padre (9° edizione anno 1925), di cui ho riportato, qualche post addietro, dei brani e delle immagini. E' una lettura affascinante. Non è un libro di storia della fotografia, ma non mi è mai capitato di sentirmi proiettato all'indietro, come un viaggiatore del tempo, così come leggendo quelle pagine. Vi si parla di "modernità" e di "colloidisti" che guardano con disprezzo il nuovo metodo alla gelatina che ha reso la fotografia troppo facile ed alla portata di tutti...
E' bello gustare il linguaggio ormai arcaico, con i termini propri dell'epoca, ma soprattutto osservarne le foto riprodotte. Si tratta spesso di piccole foto, poche sono a pagina intera (si tratta comunque di un libretto di piccolo formato (11 x 15 cm), foto che non hanno nulla di speciale, sono spesso foto di famiglia, in gita al mare o in montagna, foto di piazze, di vita familiare. Ed è in quelle foto che mi pare di rivivere il fascino di un mondo diverso, che pure ci appartiene perchè è la storia dei nostri padri. Vi vedo adulti e bambini nei vestiti e nelle pettinature dell'epoca. Vedendo quelle persone, cerco di immaginare cosa avranno fatto dopo lo scatto, quando sono tornate di nuovo libere dalla posa, cosa avranno fatto una volta tornate a casa. In quelle foto c'è un pezzeto di vita, fermata per un attimo e che poi è continuata lontano dal mio sguardo. Ma quei frammenti di vita esistono ancora, sono diventati eterni grazie a questa meravigliosa invenzione.
Un saluto
Enrico
enrico
Messaggio: #99
Poiché non c'è sole e quindi è inutile che metta in azione la camera oscura, ho voluto provare a fare qualche passo ancora più indietro nel tempo. Ho eseguito un "disegno fotogenico", rieseguendo le primissime esperienze di Talbot, ma non solo. Agli inizi Talbot provò ad ottenere delle immagini senza ancora utilizzare la camera oscura. Nulla di originale, ripeteva anche lui esperienze di chi lo aveva preceduto:

- Schultze, scoperta la sensibilità alla luce del nitrato d'argento, incollava dei cartoncini nei quali aveva ritagliato delle lettere su delle bottiglie riempite con gesso, acido nitrico ed argento, le esponeva alla luce quindi, togliendo il cartoncino, ne ritrovava impressa nel gesso la forma. Coloro ai quali le mostrava credevano ad un trucco.

- Thomas Wedgwood utilizzava sempre il nitrato d'argento, col quale imbeveva della carta o del cuoio, per imprimervi le impronte degli oggetti che vi poneva a contatto e chiamava queste immagini "immagini solari" o "profiles". Non riuscì, a causa della bassa sensibilità del nitrato d'argento, a fissare le immagini della camera oscura.

- Ci riuscì invece Niepce, utilizzando però il cloruro d'argento, che all'epoca veniva chiamato muriato d'argento.

- Ho trovato una traduzione di una comunicazione di Talbot, inventore del processo negativo-positivo, riguardante i suoi esperimenti che oggi chiameremmo "fotogrammi":
"Nel processo fotogenico o sciagrafico - dal greco skia: ombra - se la carta è trasparente, il primo disegno può servire come oggetto, per produrre un secondo disegno, nel quale la luce e le ombre appaiono rovesciate".

Una riflessione: con l'avvento e la diffusione del digitale, i nostri nipoti sapranno che cosa significa "negativo?"

Ma ecco la mia prima sciadografia o disegno fotogenico (da carta sensibilizzata al cloruro d'argento):

IPB Immagine

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Enrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 03:02 PM
enrico
Messaggio: #100
Ancora prove. La carta da disegno rigata è fin'ora la migliore che ho trovato. Devo dire che la rigatura non mi dispiace (un banding delle origini? biggrin.gif ). Ho voluto provare l'ultima procedura con altri due tipi di cartoncino già provati in precedenza, ma con risultati insoddisfacenti. Queste nuove prove mi confermano che tali supporti non sono adatti, per cui ho deciso di abbandonarli definitivamente.

1 - Cartoncino da disegno ruvido e consistente (200 grammi/mq) dal quale ho ricavato questo sedicesimo calotipo. All'inizio della ripresa c'era un bel sole ma, dopo circa una mezz'ora si sono presentate le nuvole. Sono stato costretto a togliere la macchina dopo una sola ora di esposizione.

Immagine ridimensionata: clicca sull'immagine per vederla con le dimensioni originali.

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L'immagine è visibilmente sottoesposta. Inoltre, si nota in maniera pesante la grana irregolare della carta che causa una risoluzione molto bassa. Evidentemente la grana stessa causa un diverso assorbimento delle soluzioni sensibilizzanti. La stesa risulta comunque omogenea.

Abbandono definitivamente questo tipo di cartoncino che regalo a mia figlia che si diletta di disegno: è bravissima a far ritratti dal vero.

2 - Cartoncino da disegno liscio (220 grammi/mq). Ho ripreso, con posa di due ore e 30 minuti, un peluche delle mie figlie. Cielo splendido e splendida luce. Nessun problema quindi di esposizione. Il problema è invece nel cartoncino che, nonostante la mia massima cura nel trattarlo, ha assorbito le soluzioni in maniera irregolare. Calotipo n. 17:

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Ho utilizzato ancora una volta questo cartoncino, pensando di ottenere un maggior dettaglio da una superficie liscia. Invece si è ripresentato lo stesso problema del calotipo n. 2, fatto con lo stesso materiale. Ho deciso di abbandonare definitivamente anche questo cartoncino.

3 - Mentre attendevo che trascorresse il tempo dell'esposizione del 17° calotipo, ho fatto questo "disegno fotogenico", il secondo, con la carta da disegno a righe da 120 grammi/mq che fin'ora si è mostrata la migliore. Credo che farò le successive riprese con questa, anche per aver risultati di qualità, così da trarne incoraggiamento. Poi si vedrà. Poiché Talbot utilizzava della carta da lettere di ottima qualità, ho fatto il giro delle cartolerie della mia cittadina, ma la carta da lettere è diventata preistoria. Chi l'aveva, l'aveva dello stesso materiale di quella per fotocopie. Carta da lettere, carta copiativa, nastri per macchina da scrivere, tutti oggetti da museo ohmy.gif

Secondo disegno fotogenico:

IPB Immagine

A presto
ENrico

Messaggio modificato da enrico il Dec 31 2010, 03:13 PM
 
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