Dopo circa 2 anni mi sono deciso a postare alcune foto del mio viaggio in Ladak. Con molta umiltà, viste lo splendide foto - di ben altra fattura -proprio di questa remota zona dell'India che si sono viste sul forum. Ma tant'è il viaggio è stato così emozionante che provo a condividerne con voi alcuni "aspetti".
Incominciamo da Leh, la "capitale" del Ladak. Una cittadina (veramente ina) che si trova in una vallata a circa 3.500 metri slm. Oggi come oggi la via principale offre un incredibile affastellarsi di "modernità"...
e tradizione
La prima foto è il cuore della via commerciale commerciale in parte "tourist oriented", ma non prevalentemente; la seconda una zona del mercato prettamente locale, dove le macellerie sono gestite dalla comunità islamica, giachè le comunità buddista è prevalentemente vegetariana...
La città come dicevo sorge al centro di una vallata circondanta da vette che in alcuni casi si aggirano sui 7.000 mls e che al tramonto si "incendiano" letteralmente.
Quello al centro è il rudere del più antico monastero di Leh e del Palazzo reale: entrambi sorgono su altura appena fuori dal centro della città.
Questa è la loro visione "diurna"...
Tutto intorno alla città ci sono luoghi sacri buddisti, con i caratteristici "stupa". Si tratta di costruzioni dalla forma inconfondibile (la via di mezzo tra un cono e una piramide bianca e rossa che vedete quasi in primo piano) che tra l'altro assolvono alla funzione di conservare gli oggetti sacri in disuso (libri, paramenti, arredi, reliquie di lama) che vengono murati al loro interno...
La gente è estremamente serena, sorridente e disponibile...
...e si possono fare incontri con antichi mestieri gestiti secondo le più genuine regoledella tradizione locale. Ad esempio il panettiere
Se le foto vi piacciono, o semplicemente vi incuriosisce un po' questa terra magnifica, fatevi sentire e nei prossimi giorni vi posterò un po' di foto di monasteri persi nel tempo, montagne e laghi dai colori incredibili, strade a stapiombo sul nulla, persone deliziose...
Ciao a tutti
Belle, forse una postprod un po' più curata, ma a me piaciono molto.
ciao
Carlo
Bellissime!!!
Continua, postane altre!
Marcello
per i commenti... temevo passassero sotto un imbarazzante - per me - silenzio.
Pensavo di postare qualcosa nei prossimi giorni, ma visto che c'è almeno un richiesta, anticipo qualcosa.
Antichi mestieri dicevo... come quello di vendere il pane, non solo di farlo
magari in una via del "centro" dove il tempo sembra essersi fermato
Oppure commerciare le immancabili albicocche (sono praticamente l'unica frutto che matura in queste lande, c'è nè una produzione abbondantissima e vengono conservate sotto forma di una squisita marmellata!) in un mercato improvvisato ogni mattina sul maciapiede della via principale
Leh però è anche la sede di un importante scuola buddista, nel cui cortile si possono incontrare monaci diretti alle lezioni
e al cui interno si aprono finestre su un mondo di fascino smisurato
Per oggi basta davvero...
Se ci sarà interesse continuerò appunto con alcuni interni di templi e monasteri dove si entra realmente in un altra dimensione.
Ciao
Veramente molto belle! Il b&w così granuloso è splendido!
Continua così!
carlo
Complimenti per le fotografie e per i luoghi visitati.. davvero invidiabile
Ti faccio i miei complimenti, molto belle e suggestive, bello anche il B&W
Grazie a tutti per i commenti e gli incoraggiamenti a continuare...
Dicevamo dei monasteri. I monasteri buddisti del Ladak (e più in generale di tutta la fascia himalayana) sono molto diversi da quelli occidentali soprattutto dal punto di vista architettonico.
Non si tratta di un insieme "concluso" e organico di edifici, ma sono simili piuttosto a un vero e proprio "villaggio" che si dipana lungo lungo le pendici di un colle:
Gli edifici in sommità al colle sono quelli dedicati al culto, mentre quelli lungo le pendici sono le abitazioni dei monaci, le scuole del monastero, altri edifici di servizio...
Le sale del culto (una o più a seconda delle dimensioni e dell'importanza del monastero) vedono la celebrazione di parecchi riti durante la giornata, sempre accompagnati dai tipici suoni delle celebrazioni buddiste
A queste celebrazioni partecipano anche un gran numero di bambini e ragazzi che fanno parte a pieno titolo della comunità monastica
La sala del culto, per questi giovanissimi monaci, può trasformarsi anche in un luogo di gioco...
Anche per oggi basta. Nelle prossime puntate qualche foto che illustra la vita monastica (anche dei più giovani, magari con alcune note sul concetto di reversibilità di tale vita) e degli arredi sacri (affreschi, statue e altro) che rendono unici questi luoghi.
Ciao
Meglio tardi che mai...davvero un bel reportage, speriamo continui!!
Complimenti
Franco
Bellissimo ed interessante diario di viaggio. per chi , come me ,non ci è mai stato.... un vero regalo. Le immagini dell'ultima serie sono davvero molto molto belle.
Contnua.... siamo qui ad aspettare.
Bravo!
Anche io aspetto con piacere il seguito..!
Mirko
Grazie! Proprio bello da seguire. Vai avanti, Paolo! :-)
Grazie a tutti per le risposte e gli incoraggiamenti...
Allora, rispetto ai bambini / ragazzi e il monachesimo occorre precisare un paio di cose. Il Ladak è un paese abbastanza povero, dove però l'istruzione è tenuta in buona considerazione. Politicamente fa parte dell'India e quindi il sistema scolastico è mutuato completamente da quello anglosassone (tranne che qui l'anno scolastico si svolge d'estate, poiché d'inverno sono tutti in casa con temperature di -30). I ragazzi frequentano le varie scuole e sono immediatamente riconoscibili dalla "divisa" del rispettivo istituto
Un modo "alternativo" (e comunque meno costoso) per garantire l'istruzione ai figli è quello di farli entrare in un monastero. Nei monasteri si tengono regolari lezioni delle materie proprie dei corsi scolastici, elementari, medi e superiori (matematica, inglese, storia, ecc.), con insegnanti preparati e in alcuni casi addirittura provenienti dall'estero.
Naturalmente l'ingresso in monastero comporta per i giovani la completa osservanza delle regole di vita monastica e comunitaria, nonché l'apprendimento delle dottrine buddiste che vengono discusse in vere e proprie "dispute" filosofiche
Una volta terminato il ciclo di studi i giovani possono liberamente scegliere se confermare la loro scelta di vita religiosa, o piuttosto rientrare nella vita civile. Il tutto senza alcuna forma di discriminazione sociale o riprovazione morale.
Anche per oggi mi fermo qui
Prossimamente altri dettagli su questo fantastico paese...
Ciao
Attendo con pazienza altre tue testimonianze di questa terra meravigliosa.
Belle immagini e bel racconto, grazie per avermi mostrato efficacemente alcuni aspetti di questo paese che spero di visitare presto.
Ancora grazie a tutti.
Visto il "successo" dell'iniziativa, vorrei premettere che la mia indecisione a postare le foto in questo sito era legata alla qualità delle foto medesime, che non è certamente all'altezza dei veri capolavori che si vedono da queste parti (questo in fondo è pur sempre un sito di fotografia...). D'altro canto per me, che sono un dilettante e assoluto autodidatta, la fotografia è sopratutto il modo di "fissare" e portare con me le emozioni, soprattutto quelle di un viaggio.
Poi però ho pensato che forse condividere queste emozioni avrebbe potuto fare piacere anche a qualcuno di voi e così...
Nel Ladak, ormai l'avrete capito, uno degli aspetti più interessanti (sia per il turista un po' più distratto che per il viaggiatore più "curioso") è quello spirituale. Un aspetto che permea certamente le comunità monastiche, ma che si può respirare in tutti gli ambiti della vita quotidiana. Gli altri aspetti di interesse sono gli splendidi rapporti che si possono instaurare con la popolazione locale (è un'esperienza veramente indescrivibile) e (per chi come me è appassionato di montagna) i pazzeschi panorami nonché le infinite opportunità di trekking di ogni livello e difficoltà...
Se avrete voglia cercherò di illustrarvi un po' tutte queste "visioni"...
Per tornare a quella "spirituale", è veramente notevole la possibilità che i viaggiatori stranieri hanno di poter partecipare alla vita dei monasteri (alcuni prevedono anche la possibilità di soggiornare con la comunità) e in ogni caso ai vari riti che sono "aperti" a tutti i visitatori. Anzi durante la partecipazione avrete l'opportunità di essere coinvolti in momenti molto particolari, come il servizio del te ("chai" in ladako) che è una bevanda a base di te in cui viene sciolto del burro di yak, assumendo un sapore leggermente salato e un forte valore nutritivo
Un altro momento particolarmente emozionante è quello in cui, dopo aver terminato la "costruzione" di un mandala (un complicato disegno realizzato con sabbia di diversi colori), questo viene distrutto il mattino dopo, a simboleggiare l'"impermanenza" della vita e di tutto ciò che fa parte dell'esperienza sensibile degli esseri umani.
Nella foto seguente vedete un monaco che protegge con dei drappi un mandala appena finito e che sarà distrutto in una cerimonia al mattino dopo
Per altro, anche da un puro punto di vista estetico, i monasteri offrono spunti molto interessanti...
In questa foto potete iniziare ad intravedere gli stupefacenti affreschi che li ricoprono completamente...
Nei giorni successivi (da lunedì) altri "aggiornamenti"...
Ciao a tutti e buon week end
Complimenti per il tuo reportage! Le foto sono ben composte, con bei colori. I paesaggi sono stati ripresi spesso con una luce eccezionale (vedi quella delle montagne infuocate con la collina al centro in silhouette). I ritratti pure mi sembrano ben riusciti perché hai interagito benissimo con la gente del luogo, che ti ha ricambiato con spendidi sorrisi. Il racconto per immagini poi è molto interessante!Continua così...non capisco perché non le abbia postate prima.
Non ho postato prima, per due ordini di motivi: 1) non ero (sono) convinto della qualità assoluta delle foto (a me piacciono, ma rapportate ad altre che vedo qui sul forum... ) e 2) non ero così convinto dell'interesse per una dettagliato racconto di viaggio in un sito esclusivamente fotografico.
Comunque, visto il tono generale delle risposte, ora continuerò per un po', almeno fino a quando non mi chiederete di smettere ...
Dicevamo degli affreschi, arredi ecc.
Il personaggio più rappresentanto è Budda, ma non in via esclusiva, anzi!
Diciamo che Budda ha l'assoluta prevalenza nella statuaria, ma non assolutamente negli affreschi. Nelle due foto che seguono potete vedere due particolari di tipiche "grandi" statue del Budda (sono in effetti molto grandi, la testa che vedete buca letteralemente il soffitto del pian terreno e la si osserva ad altezza d'uomo dal primo piano: in tutto è più alta di 4 mt.)
Negli affreschi che seguono due rappresentazuioni di Budda. Sono molto antiche e sono "conservate" in ruderi di un monastero ormai abbandonato posto alla fine della Valle di Nubra, un centinaio di metri di dislivello sopra il posto di confine rangiungibile dai civili in direzione della Cina (il posto di confine è rigorosamente chiuso e inaccessibile!). A quanto mi risulta non sono documentate in pubblicazioni di sorta...
Tuttavia come dicevo Budda non è un soggetto preponderante negli affreschi. Soggetti molto comuni sono la raffigurazione dei conventi, le vite dei monaci, le rappresentazioni allegoriche dei mali che impediscono all'uomo il raggiungimento della felicità (ovvero l'interruzione del ciclo delle rinascite), le via della purificazione dell'anima umana, la "ruota della vita" e tutta una serie di figure mitologiche che il buddismo ha accolto dalla tradizione induista in omaggio alle credenze popolari.
Si tratta di raffigurazioni estremamente complesse e particolarmente interessanti.
Per questa sera vi propongo un "guardiano": una sorta di "demone" (non nel senso cristiano di essere negativo, ovviamente, ma di essere superiore alla natura umana) del pantheon induista, accolto anche nella tradizione popolare buddista del Tibet, che assolve alla funzione di proteggere l'umanità.
Domani altri aspetti della pittura buddista...
Ciao
Bravo, veramente bravo. Un gran bel reportage con il giusto mix tra visioni d'assieme, persone, vita quotidiana, dettagli. Davvero coinvolgente.
Bravo,foto molto belle,colori,luce,anche gli interni hai saputo renderli molto bene anche se io avrei preferito,su alcune, un'inquadratura piu' stretta in modo da far rendere di piu certi particolari.....ma e' un parere personale ne'... il racconto poi mi porta letteralmente a viaggiare con te.....molto piacevole e interessantissimo
continua pure,aspettiamo (gwaszx.....diamine ma come ti chiami..... )
ciao a presto
Non avevo ancora avuto il tempo di gustarmi le tue foto. L'ho fatto oggi e devo proprio farti i miei più sinceri complimenti e invitarti a continuare! In mezzo a tante belle e interessanti foto ci sono delle autentiche Perle!
Bravo... molto belle le immagini e molto piacevole il tuo racconto
Ivan
Namaste
a tutti!
Davvero non mi aspettavo un'accoglienza così favorevole.
Allora, come promesso ieri altre immagni e storie legate alla tradizione buddista.
Il guardiano presentato ieri è: Visharavana, protettore degli yak, guardiano del nord (come dicevo i guardiani sono 4 e ciascuno di essi fa riferiferimento a un punto cardinale), ed è l'immagine della vegetazione che muore.
Come detto, lo stesso monastero viene raffigurato in affreschi che ne adornano le stanze
Una delle immagini più suggestive e interessanti che si possono trovare in un monastero buddista è quella della sidpa-korlo (ruota della vita)
In estrema sintesi (la descrizione delle rappresentazioni allegoriche di un sidpa-korlo richiederebbe svariate pagine!) rappresenta l'orrore del ciclo delle rinascite che attende chi sceglie le gioie terrene e si lascia guidare dai tre dugsum (cattive bevande) che avvelenano la natura umana: collera, desiderio e ignoranza. Il "mostro" in alto che addenta la ruota è Mahahala, signore del tempo e quindi della morte...
Il concetto di ciclicità e "ruota" permea fortemente la cultura buddista, tanto che un fondamentale elemento della sua ritualità sono i famosi choskhor (cilindri da preghiera) che, costruiti in vario materiale e di varie dimensioni, in ogni caso devono essere fatti girare dal fedele sempre secondo un movimento orario. Non si tratta di una preghiera meccanica, ma di un movimento che facilita la preghiera...
L'unico modo per interrompere il ciclo delle rinascite è quello di seguire una via di purificazione e allontanamento dai veleni dell'animo.
Questo percorso viene spesso rappresentanto come la via di un elefante (l'animo umano) che all'inizio del percorso è nero e alla fine diventa bianco (puro).
Anche la vita monastica aiuta ad interrompere il ciclo delle rinascite e raggiungere l'illuminazione, ma non è condizione necessaria e, peraltro, da sola non è nemmeno condizione sufficiente.
Le vite di monaci particolarmente illuminati sono rappresentate sulle pareti dei monasteri, in vari episodi della loro vita. Un rapporto particolarmente "positivo" con gli animali selvatici è associato anche in questa cultura (anche nel cristianesimo, si pensi a S. Francesco d'Assisi) al raggiungimento di una sorta di "consapevolezza" superiore.
Il raggiungimento di tale consapevolezza è ottenuto attraverso pratiche di meditazione anche estrema ai nostri occhi. Qui di seguito vedete uno yoghi, un monaco che è stato in eremitaggio in una grotta per tre anni, raggiunto solo una volta al giorno da un confratello per portargli il cibo. La forma esteriore che "segnala" il suo perido di meditazione è dato dalla lunga barba e capigliatura che sono un tratto distintivo rispetto ai monaci generalmente completamente rasati.
Questi monaci sono sicuramente un significativo "modello" all'interno della vita della comunità: chissa se questi monaci ragazzini che oggi chiacchierano tra loro seguiranno questa via o torneranno al villaggio?
Per oggi basta così...
Nei prossimi giorni sarò un po' via per lavoro: al rientro continuerei cercando anche di accontentare la richiesta che mi è venuta di "particolareggiare" di più alcune inquadrature...
Ciao.
Bel reportage, alcune foto in cui hai giocato con luci e ombre mi gustano molto.
Complimenti
Saluti
Sono incantato. Qualche foto potrebbe anche essere perfezionata, ma il testo che le documenta le rende facilmente comprensibili. Insomma, l'insieme è degno di un reportage per le migliori riviste di viaggi.
Un piacevole e mirato racconto, adornato da alcune interessanti immagini reportagisitche di un luogo che ancor ora ricordo con grande gioia ed interesse.
Osservo tra alcuni Tuoi scatti in cui hai saputo gestire l’ effetto di movimento delle Persone senza però cadere nel fastidioso “mosso”, in alcune istantanee sei invece caduto in una lieve ma erronea lettura esposimetrica evidenziando troppo le ombre a discapito dei vivaci colori e delle luci sempre essenziali in quel contesto.
Piacevoli anche alcune tra le riprese paesaggistiche, anche se il racconto in questo caso lo fanno le Persone con le loro gesta..con la loro semplicità ed innocenza, attraverso il loro sorriso…. sempre presente, attraverso una spiritualità lontana dalle nostre visioni d’insieme ma molto più vicina di quanto crediamo al vero progresso religioso dell’ individuo.
Per un istante ho rivissuto questi bellissimi luoghi cui…mi auguro rimangano inviolati nella loro autoctonia ancora per tanto tempo!
Un saluto
G R A Z I E a tutti per i commenti così benevoli, probabilmente anche troppo. Da quando ho aperto la discussione si sono scomodati anche vari mostri sacri, e non so se essere più soddisfatto o imbarazzato...
A questo proposito, se qualcuno di coloro che ha lasciato un commento, avesse la voglia e la gentilezza di specificare quale foto ritiene "ben riuscita" e perché, e quale invece sbagliata e perché, mi farebbe un enorme piacere... Il forum per me è una vera e propria scuola e avere delle "lezioni private" sarebbe il massimo!
Come dicevo oggi conterei di accontentare chi mi chiedeva dei particolari...
I monasteri buddisti sono pieni di fiammelle che trasmettono all'ambiente una luce particolarissima...
L'incenso rilascia i suoi profumi, ma talvolta offre anche interessanti spunti cromatici...
Si possono trovare dei contenitori per l'acqua particolarmente fotogenici(l'acqua è una delle offerte fondamentali nella liturgia buddista e ogni statua ha sempre davanti a sé alcune ciotole, in numero dispari, piene d'acqua). Un'altra offerta tipica sono piccoli dolcetti come quello che vedete sul coperchio del contenitore (il piccolo cubetto bianco)...
Un altro posto importantissimo nella liturgia buddista è occupato dai libri delle preghiere, dal "dorje" e dal "drilbu". Nelle foto che vedete qui di seguito trovate tutto ciò...
Il dorje è un piccolo scettro rituale usato nella liturgia. Si impugna con la mano destra e rappresenta il principio maschile dei mezzi idonei (upaya). E' il "completamento" dell'altro strumento liturgico denomiato drilbu, una campanella da impugnare anch'essa con la mano destra e che rappresenta il principio femminile della consapevolezza (prajna)
I libri ladaki (e quelli tibetani in generale) sono un insieme di fogli non rilegati, ma collocati tra due assicelle di legno che li tengono raggruppati quando non sono in uso.
I libri vengono ricoverati in una delle sale meno accessibili dei vari monasteri, e conservati avvolti in spessi panni...
Particolarmente "cromatiche" sono anche le porte delle sale del culto e i loro "maniglioni"...
E, giustamente, con una porta usciamo dai monasteri e dirigiamoci verso altri simboli della sacralità, ma ritrovabili appunto soprattutto all'esterno. Ma questa è una storia dei prossimi giorni...
Ciao a tutti!
P.S. Un grazie particolare a Marco Negri, perchè ha saputo "ritrarre" al meglio (come poteva essere diversamente? ) e con pochissime parole il mondo del Ladak e la sua gente meravigliosa...
Un piccolo aggiornamento "weekendizio"...
Come dicevo al di fuori dei monasteri ci sono almeno due tangibili segni della spiritualità ladaka.
Il primo sono le lung-ta (cavallo nel vento), ovvero le bandierine tibetane che prendono il nome dal cavallo generalmente rappresentanto al loro centro. Il cavallo trasporta le preghiere nel vento portando benessere a tutte le creature che incontra. In Ladak sono praticamente ubique, ma se ne incontrano delle vere e proprie "concentrazioni" in luoghi particolari come all'esterno dei templi, o - soprattutto - nei passi di montagna...
Il secondo sono i mani (pietra): si tratta di veri e prorpi muri in alcuni casi lunghi anche Km.; sono costruiti a secco e praticamente tutte le pietre sono scolpite con raffigurazioni e/o versetti sacri. Talvolta invece i mani sono raccolti in cumuli che ricoprdano la forma degli Stupa. Purtroppo un crescente forma di turismo irresponsabile saccheggia tali costruzioni...
A questo punto direi che possiamo riprendere il cammino per conoscere un po' meglio la gente e i paesaggi del Ladak.
Vi avevo già sottoposto un po' di foto di gente di Leh. Possiamo ricominciare da li.
Il signore qui di seguito indossa il copricapo tipico ladako, un cappello in feltro e pelliccia con grandi paraorecchi: il perak. Vive vendendo ai turisti i cristalli che racoglie nelle montagne circostanti...
Questa signora invece si mostra in un misto di timidezza e vanità...
Quest'uomo gestisce una piccola bottega dove vende e ripara vasellame, stoviglie, oggetti in ferro...
.
Anche per oggi basta.
Da lunedì, prenderemo un fuoristrada e ci dirigeremo verso la regione dei laghi. Un luogo assolutamente remoto, con un altitudine sempre superiore ai 4.000 m., praticamente senza strutture turistiche ma con paesaggi mozzafiato e abitato solo in estate da pastori nomadi...
Ciao e grazie a tutti quelli che vorranno seguirmi e in particolare a chi vorrà lasciare un commento...
Bravo Paolo! So che mi hai chiesto di fare qui qualche intervento da orientalista, ma sono talmente preso a seguire il tuo viaggio che non credo mi metterò a dissertare ulteriormente: i tuoi commenti sono semplici ed efficaci e, soprattutto, costruiscono atmosfera. :-)
Al massimo posso notare, per chi non lo sapesse, che il dorje (vajra, in sanscrito, kongo-sho in giapponese - per chi fosse interessato ai dettagli su quest'oggetto, li può trovare nella http://it.wikipedia.org/wiki/Vajra) viene usato non solo nel buddismo esoterico, ma anche nelle arti marziali di ispirazione buddista, in particolare dalle donne, sia per aumentare il peso e il volume del pugno quando si sferra un colpo, sia come strumento di pressione dei punti vitali nel combattimento a distanza ravvicinata. Per chi ama i fumetti posso aggiungere che il Kongo era uno degli attrezzi preferiti (e letali) usati dall'avventuriera http://en.wikipedia.org/wiki/Modesty_Blaise.
La prossima volta che capiti da quelle parti, se potessi cercare di fotografare i monaci guardiani mentre si allenano, almeno col bastone...
Complimenti
Grazie per i contributi...
Per quanto riguarda gli aspetti più marziali, in Ladak non sono molto presenti, almeno nella quotidianità. Ci sono i festival in cui tale tradizione viene recuperata, ma in forme molto diverse da quelle, ad esempio, del monastero di Shaolin. Vorrà dire che quando andrò in Cina...
Invece rispetto alla strada verso la zona dei laghi...
Lungo la Leh - Manali ci si inerpica verso il Taglanla, il secondo passo del Ladak per altezza (circa 5.360 metri). Daltronde Ladak vuol dire paese dei passi (La) alti (Dak).
Prima di iniziare la vera e propria "ascensione" del tratto più duro ci siamo fermati per prendere un po' d'aria e abbiamo incontrato un gruppo di ragazzini socievolissimi con sguardi e sorrisi impagabili:
Come ho già avuto modo di dire la popolazione è meravigliosa, aperta e dispononibile: abbiamo passato insieme una mezzoretta in cui abbiamo "comunicato" indipendentemente dalla lingua, dalle tradizioni, dalle abitudini, dall'età...
Poi abbiamo ripreso la strada...
Le strade in Ladak sono una vera e propria esperienza a parte. Attraversano paesaggi incredibili e "tagliano" letteralmente le montagne, inerpicandosi su fianchi scoscesi e strapiombanti. Sono sterrate chiuse al traffico da novembre a maggio; nei restanti mesi sono in continuo rifacimento per sottrarle alla natura che cerca (e parzialmente riesce) di riprendersele...
Le strade, come vedremo sono frequentatissime di camion multicolori.
Per stasera due immagini di avvicinamento al Taglanla, la porta della regione dei laghi.
Nella prima si vede chiaramente la strada che taglia il fianco della montagna...
nella seconda la si intuisce mentre si addentra nelle gole che portano al passo.
.
Nei prossimi giorni il passo e alcuni camionisti...
Ciao a tutti!
Di nuovo complimenti anche per questa serie!
Mirko
Ancora grazie per l'attenzione...
Come dicevo la puntata precedente, lungo le strade del Ladak i camion la fanno da padroni. D'altronde, in quella situazione, il trasporto merci su gomma è davvero l'unica alternativa.
In ogni caso, camion e camionisti, ai nostri occhi sono particolarmente "folkloristici"... e, nonostante la durezza di tale lavoro, particolarmente disponibili
Un tipico automezzo nel fulgore del technicolor...
(foto realizzata a letterale rischio della vita... gli autisti sono molto bravi, ma come vedete le "vie di fuga" delle strade ladake lasciano piuttosto a desiderare... )
Autisti altrettanto "colorati" in un momento di pausa al passo...
e un loro giovanissimo aiutante, dallo sguardo molto adulto...
(come detto in post precedenti, i ragazzini in Ladak sono generalmente molto accuditi, ma alcune eccezioni di lavoro minorile sono comunque purtroppo presenti)
Una visione del culmine del Taglangla (le bandierine ve le avevo già mostrate)...
Ed infine iniziamo la discesa verso il Rusphu, la regione dei Laghi e paradiso del trekking...
Nei prossimi giorni lo Tso Kar (tso vuol dire lago), una regione assolutamente selvaggia , praticamente incredibile.
Un piccolo assaggio di commiato...
Ciao a tutti!
Bellissime!!! Continua a postare!
Marcello
Non essere modesto, nel tuo reportage ci sono scatti eccellenti!
Sinceramente...spero che il reportage non sia finito!
Grazie per aver condiviso questi scatti che ben rappresentano questi magnifici luoghi.
Anna
Complimenti vivissimi, ottimo reportage.
I miei più sinceri complimenti per le foto...
Luca
Ho visto oggi le tue foto per la prima volta e sono rimasto molto colpito.
Devo dirti che sia l'impostazione del racconto sia gli scatti danno un'impressione di professionalità.
Aspetto le successive con molta curiosità.
P.S: tra le più belle secondo me ci sono quelle dei manoscritti che restituiscono un'atmosfera incredibile.
a tutti!
A "reportage" finito ringrazierò nominativamente tutti coloro che hanno voluto lasciare un commento su queste pagine...
Riprendo dopo alcuni giorni (il lavoro miete anche le ore di tempo libero ).
Come dicevo lo Tso Kar si trova in una regione assolutamente selvaggia e disabitata. Appena arrivati ci siamo sistemati in un paio di tende...
...e poi abbiamo fatto una bella scarpinata di un'oretta attraverso la piana alluvionale fino alle sponde del lago, dove finalmente c'era un po' di vita (notare gli altri DUE turisti in riva al lago).
Infine rientro al campo e preparativi per la notte: chi non ha provato a trovarsi sotto il cielo a quasi 5.000 mt, nel pieno della notte, non sa che cosa si è perso...
Ma la vera meraviglia è l'alba al mattino dopo. Alzandosi prestino (verso le 5), lasciando le moglie a brontolare dentro sacco a pelo e coperte varie, coprendosi benino e tornando a scarpinare un po' si può assitere a spettacoli indescrivibili:
Poi, via verso l'altro grande lago della ragione, lo Tso Moriri. Ma lungo la strada una serie di incontri con alcuni pastori nomadi: gli unici abitanti stagionali della regione.
Una piccola anteprima...
Ciao a tutti e ai prossimi giorni
Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati.
La signora dell'ultima foto del messaggio precedente è una nomade Bakharval (una delle etnie dedite alla pastorizia nomade in Ladak).
E' l'etnia che si sposta più a monte di tutte, generalmente occupa le testate della valli e si dedica alla pastorizia prevalentemente di capre da cui viene ricavata la lana pashmina del Kasmir (le capre selvatiche da cui veniva ricavata originariamente la pashmina sono ormai praticamente estinte e severamente protette).
Siamo stati brevemente suoi ospiti e abbiamo assaggiato anche un po' di capra essiccata..
Ripreso il cammino, un po' più a valle abbiamo incontrato un altro gruppo di nomadi, questa volta di etnia Gujar (provenivano originariamente dal Gujarat, sono caratterizzati dagli abiti e dalle coperte dai colori sgargianti e generalmente si collocano a un'altitudine intermedia tra i pastori semistanziali locali e i pastori Bakharval).
Ci siamo intrattenuti per un po' con loro e abbiamo potuto scattare alcune foto anche ai loro simpaticissimi bambini
Infine ci siamo diretti verso lo Tso Moriri...
...dove abbiamo avuto occasione di fare una bella passeggiata tra le luci e le ombre di un temporale d'alta montagna (4.800 msl).
Ma di questo parliamo nei prossimi giorni.
Ciao a tutti
Aspettiamo con curiosità....
E allora premiamo la curiosità...
Intendiamoci: niente scalate nella tormenta, solo un bell'acquazzone, anche se a quell'altezza non è comunque il massimo.
Il tempo non prometteva niente di buono, ma la luce era fantastica...
... e quindi, via per una camminata alla ricerca di qualchje lama di luce...
Salendo di un paio di cebtinai di metri di dislivello il panorama sull'altra riva del lago si fa entusiasmante, anche se le colonne d'acqua che cade (si tratta proprio di piaggia!) sia vvicinano minacciose...
... e infatti ben presto sono sopra di noi!
E allora una bella corsetta a valle, per non prenderla proprio tutta! Ma quando siamo di nuovo a riva il sole è tornato e ci regala splendidi colori del tramonto.
Il mattino dopo fuori dalle tende alle 5 per un altro mini trekking verso una valle interna. L'abbiamo vista nella passeggiata di ieri dall'alto e ci è sembrato di vedere un accampamento nomade... se siamo fortunati dovremmo ritrovarlo.
Ma questa è una storia dei prossimi giorni...
Ciao a tutti
Sono incantato!!!
Attendo con ansia il seguito!
Marcello
Fantastiche!
Mi complimento in particolare per la tua abilità sia nei paesaggi che nei ritratti che negli altri campi della fotografia.
Di solito ognuno di noi é più bravo in un settore.
DEVI continuare a postare! siamo in attesa!
maurizio
ancora per l'incoraggiamento.
Come dicevo ci siamo incamminati prima dell'alba verso il campo avvistato la sera prima e...
...siamo stati fortunati: l'abbiamo trovato e per di più al risveglio degli occupanti.
Una signora procede alle abluzioni di prima mattina al di fuori della tenda...
...bambini appena svegli si scaldano al sole...
...o si occupano di fratellini insonnoliti...
...sotto gli occhi vigili dei più anziani.
E infine vediamo anche gli yak al pascolo
Lo yak è meno comune da vedere di quanto la fantasia occidentale non sia portata a credere: in estate questo bovino che arriva fino a 7 quintali di stazza si trova raramente sotto i 4.000 metri. Lo yak (gli zoologi occidentali lo hanno definito "bue brontolone" - bos grunniens mutus) viene utilizzato come animale da soma, da latte (il formaggio di yak è veramente ottimo!) e - sebbene molto raramente - da carne. Con il pelo si intessono tappeti (dal dorso) e stole morbide e caldissime (dal sottogola). Le corna sono utilizzate per ricavarne pipe o strumenti musicali, mentre la coda è un potente talismano che viene appeso alle tende...
Terminata la nostra visita ci siamo riavviati al passo (la strada nel frattempo non era migliorata...)
da cui tornare a Leh per poi, nei giorni successivi, dirigergi attraverso il Kardungla nella valle di Nubra.
Arrivederci ai prossimi giorni.
Ciao a tutti
Un grabdissimo reportage. Più vado avanti a leggerlo e più me ne rendo conto. Le riprese, per i colori saturi per le inquadrature scelte sono sempre piacevoli, mai stancanti. Certe foto, poi, hanno un non so che di onirico. Raramente ho visto su questo Forum opere di questo livello.
Grandissimo lavoro!
Foto molto belle e interessanti... aspetto con ansia la prossima puntata...
Grazie!
Antonio
Come diavolo ho fatto a perdermi questa meraviglia fino ad adesso????
Le foto sono (per la stragrande maggioranza) splendide... Ma il TESTO non è da meno, e "cresce" man mano che il viaggio continua.
Ed è il CONNUBIO fra foto e testo a fare la meraviglia di questo lavoro: equilibrato, avvincente, coinvolgente, interessante.
Continua così... io mi sono iscritto alla discussione, così, per essere sicuro di non perdermi più nemmeno una puntata!
Davide
premetto sono un principiante alla prime armi...... Sono rimasto incollato davanti allo schermo e mi sono scorso tutte le tue immagini, meravigliose Non sono mai stato in questi posti ma posso dirti che almeno a me sei riuscito a rendere benissimo l'idea, hai interagito con la popolazione locale e ci hai riportato dei ritratti eccezionali, sei riuscito a spiegarci e ad appassionarci alla loro cultura , religione e vita comune e monastica, su alcuni paesaggi giuro mi sono venuti i bordoni ( in senso positivo) per come hai reso i colori di quei posti meravigliosi.... Ancora complimenti...
Saluti
Andrea
Vabbè ragazzi, adesso non esagerate... anche perché buonissima parte del merito va a questa terra e alla sua gente: fare buone foto in Ladak è veramente facile!
Dicevamo della valle di Nubra...
Dopo una notte a Leh per riprendersi un po' dai "camping" in altura ripartiamo alla volta del Kardungla, il passo carrozzabile più alto del mondo (5.606 m.) che mette in comunicazione la capitale appunto con la valle del fiume Nubra.
Dopo alcuni tornanti, se siete attenti potete vedere la kardungla frog, una strana pietra che è stata dipinta a mò di rana...
(foto "documentaria" a cui si è gentilmente prestata un'amica...)
La strada con cui si sale al passo è veramente particolare ed è frequentata dai famosi camionisti ladaki di cui abbiamo già parlato...
I camion in questione sono tutti Tata (il gigante indiano che ha appena stretto un joint venture con Fiat), ma la personalizzazione operata dagli autisti sul proprio mezzzo, trasforma ogni veicolo in un'opera d'arte unica...
Quando poi si incolonnano lo spettacolo si moltiplica...
Comunque, verso il passo vero e proprio la strada si fa estremamente strapiombante!
E una volta arrivati al passo da un lato si possono guardare le prime propaggini del Karakorum (i mitici 8.000!) quasi da pari a pari...
...e dall'altro gli infaticabili operai addetti alla manutenzione delle strade (un lavoro durissimo, fatto spesso ancora a mani nude da donne e ragazzi).
Nei prossimi giorni, scesi a valle faremo conoscenza con la tipica casa ladaka...
Saluti a tutti.
Dicevamo della casa ladaka...
A seconda della zona in cui si trovano o sono addossate le une alle altre (dove la terra coltivabile è poca la si risparmia il più possibile) o sono più isolate e addirittura circondate da aie, giardini, pioppi o salici.
La forma è generalmente regolare e simmetrica, rastremata verso l'alto e intonacata a calce
In ogni caso il materiale di costruzione è povero: argilla o pietra mista ad argilla.
Molta attenzione però è posta ad alcuni elementi decorativi, quali gli stipiti delle finestre che sono sempre molto vivaci e conferiscono eleganza all'abitazione. Molto spesso il piano terminale è caratterizzato da un loggiato con una terrazza esposta a meridione. Il tetto del loggiato è costruito con graticci di pioppo e uno strato di argilla che lo rende impermeabile, mentre la terrazza viene utilizzata come un'aia sopraelevata dove far essiccare leguni e frutta come riserve per l'inverno.
Tuttavia la caratteristica più notevole delle case ladake è l'orlo del tetto che è delimitato da un cornicione sporgente costituito da ordinate fasce di rami di ginepro dipinti di un rosso cupo...
Nei cortili delle case più tradizionali si trova ancora il tarcho, un palo a cui è appesa la bandiera da preghiera che simboleggia il principio buddista dell'illuminazione...
L'interno è molto affascinante sia per i giochi di luce che vi si trovano...
....che per le scene di vita famigliare che sono assolutamente comuni, ma a noi sembrano fuori dal tempo....
Nei prossimi giorni ancora alcune immagini della valle di Nubra...
Ciao a tutti
In effetti non sono molto solerte, ma gli impegni si accavallano...
Giusto 4 foto per non perdere l'abitudine
Donne che lavano i panni al fiume, come si faceva in alcune vallate delle nostre montagne fino a non moltissimo tempo fa
Padre e figlia in abiti (semi) tradizionali. L'abbigliamento quotidiano e di lavoro in questa valle è un pastiche di abiti tradizionali e "occidentali"
Madre e figlio (delizioso secondo me il contrasto tra il broncio del pargolo - un fatto quasi unico da queste parti - e il sorriso orgoglioso della madre). Sono su una gettata in cemento, forse di una casa in costruzione. Persino i rametti subito dietro sembrano i famigerati tondini, che fanno tanto Grecia o Paesi Arabi: potenza della suggestione. Anche a Nubra stanno arrivando le tecniche edili moderne. Un bene, un male? Difficile dirlo: la comodità (il "progresso") è sicuramente una bella cosa, ma quali sono i prezzi? Peraltro da quelle parti anche solo il fattore climatico è molto duro e trovare soluzioni per migliorare la qualità di vita non è una cosa disprezzabile in sè, anzi... Il discorso sarebbe molto lungo e complesse e le convinzioni sicuramente diversissime.
E infine un gruppetto di giovani monaci-studenti: serenità e felicità. Anche nella valle di Nubra ci sono molti monasteri...
Come dicevo, una toccata e fuga.
Arrivederci ai prossimi giorni e ciao a tutti
Bellissimo reportage!!
mi hai fatto venire la pelle d'oca...
le immagini sono favolose (specialmente i paesaggi) ed il racconto rende perfettamente l'idea delle sensazioni che hai provato trasmettendole a chi guarda...
grazie per questo regalo...
continua ancora se hai tempo...
ciao, Carlo
Un racconto fantastico per la qualità delle immagini e le parole che le accompagnano.
Grazie mille per aver condiviso con il tuo spendido viaggio!
a tutti. Come ho detto un po' di tempo fa, a cose finite ringrazierò tutti nominativamente: mi avete incoraggiato tantissimo...
Anche oggi solo pochi scatti, giusto per dare l'idea d'insieme della valle di Nubra, ma prima ho ripescato uno scatto documentario fatto a Leh (la capitale, vi ricordate?) che mi è venuto in mente postando la foto di madre e figlio sul cemento...
da questa foto si vede bene come le moderne tecniche di costruzione (il cemento armato), vengano comunque gestite con "metodologie" molto locali!
Un paio di paesaggi della valle di Nubra (o meglio del Nubra, che è un affluente dello Shyok, il fiume che attraversa tutta la valle)...
Come vedete la regione è molto arida e il fiume che la attraversa è più che altro una enorme striscia di fango in movimento, che però diventa particolarmente stretta e veloce in alcune gole.
In alcuni punti, tra le montagne e le anse del fiume, all'improvviso compaiono vere e proprie oasi d'alta quota...
...macchie di un verde intenso tra paesaggi lunari...
Proprio in queste oasi spesso si concentrano le abitazioni della valle, a ridosso delle poche aree coltivabili.
I monasteri invece tendono a collocarsi in posizioni più defilate, ma ne parleremo prossimamente...
Ciao a tutti
Non ci sono molte parole: SBALORDITIVE
Perdona la banalità della domanda che di certo poco si addice al "tenore" delle foto che hai postato ma qualcuno la deve pur fare che corpo e ottiche hai utilizzato?
Complimenti e perdonami ancora
Francesco
E oltre a quanto chiesto da Francesco, potresti magari anche raccontare, Paolo, come hai risolto il problema della ricarica delle batterie e aneddoti analoghi sugli aspetti tecnici della parte fotografica del bel viaggio (mentre ti prepari per il prossimo di questa estate, eheheh!)... :-)
soffro maledettamente guardando questi scatti, l'invidia mi assale e mi distrugge
e vabbè continua significa che devo soffrire
Grazie a tutti! per quanto riguarda la strumentazione fotografica, se non vi dispiace vi chiederei di aspettare ancora un po': vorrei "svelarla" alla fine. In realtà non manca molto perché il viaggio è quasi finito...
Oggi sono proprio nelle curve e quindi vi posto una sola foto, che mette in collegamento monasteri e vita quotidiana, generazioni più giovani e un po' più attempate: una foto di famiglia abbastanza particolare... che solo il Ladak e la valle di Nubra possono regalare
Saluti a tutti e ai prossimi giorni.
un reportage semplicemente splendido, con che coraggio ti definisci un dilettante.
foto e parole si sposano in un connubbio entusiasmante, raccontando in modo semplice ed efficace la vita di questa gente.
rimango anch'io in attesa di vedere il seguito
Non esageriamo, con i complimenti. Sono assolutamente un dilettante
Comunque oggi ho un po' più di fiato e ne approfitto....
Il monaco ragazzino della foto precedente in un momento di pausa all'interno del monastero
In realtà i piccoli monaci hanno pochissimi momenti di vita non strettamente comunitaria.
Gli impegni sono moltissimi tra lezioni di vario genere,
funzioni
e - ovviamente - i pasti. Qui una colazione imbandita tra gli affreschi...
In uno dei monateri della zona abbiamo anche avuto occasione di visitare la camera che viene sempre tenuta a disposizione del Dalai Lama quando passa in visita
E, naturalmente - per unire il sacro al profano - anche nella valle di Nubra i primi timidi tentativi di "coinvolgimento commerciale" del turista
La maggior parte dei monasteri in questa valle è molto vivace e afflollata, ma uno in particolare, proprio a i confini con la Cina è occupato da un unico monaco...
ma custodisce alcune vere chicche artistiche. Che vedremo nei prossimi giorni...
Ah, dimenticavo... Quel cilindro che vedete in primo piano è la stufa che da sola scalda (si fa per dire) l'intera sala del tempio: vi ricordo che in inverno si va tranquillamente a meno 30!
Ciao a tutti
Ciao!
Mi metto in coda a tutti solo per rafforzare quanto ti hanno detto: fantastiche foto e soggetti. Uno splendido reportage.
Mi hai fatto "assaporare" una serie di "passaggi" al tuo fianco veramente entusiasmanti.
Sarà anche che mi piace molto viaggiare ma non posso che rinnovarti i miei complimenti.
Grazie
Rieccoci qui...
Come dicevo, con alcune chicche artistiche che si trovano in questo sperduto monastero
Innanzitutto dei particolarissimi e antichi affreschi praticamente monocromatici: questo rappresenta una dei vari "protettori"
E poi, ancor più antiche raffigurazioni della vita del Buddha storico: Siddhartha Gautama che fu chiamato successivamente semplicemente Buddha, l'illuminato o il risvegliato.
Tra l'altro è da notare che l'errata trascrizione "Siddharta" al posto della corretta "Siddhartha" è diffusa unicamente in Italia, in seguito a un errore (in seguito mai corretto) nella prima edizione del romanzo di Hermann Hesse.
Siddhartha Gautama proveniva da una famiglia ricca e nobile della tribù degli Śākya, da cui anche l'appellativo di Śākyamuni, si sposò all'età di 16 anni e a 22 anni lasciò il palazzo nel quale viveva, abbandonando con esso tutti i lussi e le comodità di cui fino ad allora aveva goduto, per raggiungere il completo risveglio, e da qui in poi avrà origine il buddismo.
Prima di raggiungere l'Illuminazione o Risveglio (in sanscrito Bodhi) e intraprendere la predicazione della Dottrina (Dharma), Gautama intraprese per sei anni (così tramandano le fonti) varie forme anche estreme di ascesi (definite tapas, forme arcaiche di meditazione e yoga). Questo periodo della sua vita segnò un punto molto importante per il suo insegnamento: il Buddha visse tutte le esperienze umane possibili: l'ascesi, il potere, la fame, la mortificazione del corpo, la povertà, la solitudine, e - appunto - il matrimonio e l'amore.
In questo affresco una scena d'amore, nella quale per noi occidentali è facile riconoscere le reminescenze dalla bella Kamala del romanzo di Hesse, l'affascinante e colta prostituta da cui il principe Siddhartha ebbe un figlio prima di raggiungere l'illuminazione.
Si tratta di una rappresentazione molto particolare, soprattutto in una cultura come quella indiana che nel corso dei millenni è passata dalla celebrazione e rappresentazione dell'amore fisico come una delle vie alla sacralità a una visione estremamante sessuofobica (nei film di Bollywood non solo è completamente bandito il nudo anche solo evocato, ma è assolutamente impossbile che una coppia semplicemente si baci: la trasmissione della tensione erotica è completamente affidata alle scene danzate).
Anche le statue offrono spunti molto interessanti.
Innanzitutto una statua del Budda praticamente unica nel suo genere, almeno rispetto ai tratti somatici che somo molto spigolosi e severi
ed estremamente diversi dalla iconogrofafia corrente che prevede tratti arrotondati e dolci
Per non parlare delle statue dei protettori del villaggio che vengono conservate con il viso costantemente coperto in una apposita cappella a loro dedicata. Si tratta di entità tendenzialmente benefiche, ma non completamente "docili" per così dire: il loro potere è molto grande e potrebbe diventare pericoloso se il loro sguardo non fosse "contenuto" e liberato solo in determinate occasioni e feste
E' anche interessante notare come spesso nei luoghi sacri compaiano fotografie dei lama dei vari monasteri. Spesso assolvono a una pura funzione iconografica, ma nel caso delle foto che vedete in basso insieme ai protettori si tratta di monaci tibetani imprigionati dagli occupanti cinesi: quella del Tibet cinese, dei suoi profughi, dei suoi prigionieri è una delle grandi tragedie ancora aperte e spesso dimenticata...
Per finire questa carrellata, un paio di immancabili finestre: dall'interno
e dall'esterno
Non sono vere e proprie espressioni artistiche, ma secondo me sono (letteralmente e metaforicamente) una delle migliori rappresentazioni dell'apertura, dell'accessibilità di questa cultura anche verso chi vi si avvicina come semplice turista, ma ancor meglio come viaggiatore curioso e disponibile...
Per oggi basta così
Nei prossimi giorni il ritorno a Leh, e prima dei saluti, una sorpresina finale...
Ciao e ancora grazie tutti!
ho appena finito di ammirare una ad una le tue immagini e ...complimenti!
Ho comprato un libro sul Ladak nel 1986 affascinato dai volti delle persone e dai paesaggi. Rivedo quelle espressioni e quei colori nelle tue foto e sono ancora una volta affascinato. Ti ringrazio per le sensazioni che sei riuscito a trasmettermi.
Ciao.
Complimenti per le magnifiche foto, sono ormai tanti giorni che seguo appassionato il tuo reportage secondo me ottimo.
Comunque volevo chiederti un consiglio, considerato che domenica 5 agosto parto per il Ladak, circa l'abbigliamento da portare.
Ti sarei grato se tu mi aiutassi.
Grazie francesco.
Innanzitutto GRAZIE.
Il tour che farò prevede un giorno a Delhi, 2 giorni a Srinagar, poi Srinagar-Leh in autopulman (con notte in campo tendato presso Saspol) via Kargil-Lamayuru-Uleytopko, quindi sette giorni a Leh con gite in Jeep ed al passo.
Ho previsto abbigliamento che va da leggerissimo per Delhi fino a pile e giacca a vento tecnica con scarponcini da trekking, nonchè un sacco a pelo.
Ovviamente lo zaino con l'attrezzatura fotografica: Nikon D2x con 12-24, 17-55, 20, 105 micro VR e 70-200 VR + un sb800 + Epson P5000.
Sono solo ancora indeciso se portare o meno il 70-200 per il peso ed ingombro.
Cosa ne pensi visto che tu hai già fatto questa esperienza?
Poi se ritieni di darmi qualche suggerimento io ne sarei felicissimo: quando si parte per un paese sconosciuto i dubbi sono tanti.
Saluti e grazie, francesco.
Ed eccoci arrivati alla fine (e meno male direte voi! )
Prima di riprendere la strada per Leh abbiamo ancora fatto un incontro con una signora che nei pressi di un tempio pregava con il suo "khorlo" un cilindro da preghiera portatile (il corrispettivo dei choskhor fissi di cui avevamo parlato all'inizio) che il fedele porta con sé mentre recita il rosario dei 108 grani.
Ancora un panorama della valle di Nubra con un segnale stradale...
...che un tipico abitante del luogo sembra voler ignorare...
...e dopo un bel po' di tornanti finalmente un po' di movida nella piazza principale (!) di Leh all'ora dell'aperitivo (te alla menta arabo!)
(In primo piano Sara, la mia consorte con cui condividiamo varie passioni tra cui i viaggi)
In chiusura un omaggio a chi ha trasformato un viaggio in un esperienza indimenticabile: la nostra guida Anu. Un concentrato di competenza, disponibilità, e docezza veramente grandiosi!
E davvero infine la sorpresina: primo non tutte le foto che avete visto sono opera mia, ma una parte è appunto di Sara che oltre ai viaggi condivide anche la passione della fotografia (e se no come mi sopporterebbe? ) e, secondo - riguardo all'atrezzatura - mia moglie utilizza una Minolta Dimage A200 e io una D70 con il 18/70 del Kit e il 70/300 g che il pusher mi ha regalato (nel senso reale del termine) al momento dell'acquisto e con il quale ho fatto parecchi dei ritratti che avete visto in queste pagine.
Eccoci con gli "strumenti"
SARA
PAOLO (così mi presento anch'io)
Come vi ho ripetutamente detto nei post precedenti sono (siamo) davvero dilettanti assoluti, ma con una buona dose di passione e di voglia di imparare. In ogni caso per noi la cosa più importante è che una foto racconti qualcosa: se lo racconta bene, con una buona tecnica è mooooolto meglio e cerchiamo di impegnarci in questo senso, ma comunque le emozioni, i pensieri in immagini vengono prima (e comunque spesso - purtroppo - non vengono proprio!).
Un saluto a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di seguirmi fin qui, sperando di essere riuscito a condividere con tutti voi una parte di questo splendido paese e dellasua gente meravigliosa. Se avete curiosità o altre questioni in merito chiedete pure: se sarò in grado vi risponderò molto volentieri!
Ed ora, come promesso, nei post successivi un ringraziamento personale a tutti quelli che hanno voluto lasciare qui un loro GRADITISSIMO commento.
CIAO!!!!!!!!
Questa idea della stampante la trovo veramente interessante e penso anche io che la gente del posto sarebbe molto felice di avere una foto su carta da poter conservare. In questi quattro giorni che mi restano mi attrezzerò per questa cosa e spero di riuscire a farla. Grazie per l'idea.
ho riguardato tutte le tue foto...e non posso che rinnovare i miei complimenti. Un'ottima luce è stata la tua compagna di viaggio. Complimenti
Sono appena tornato da quei posti...magari a fine estate metterò anche io un po'di foto
Luca
Ciao Paolo, ho visto tutto il tuo lavoro solo oggi e non posso che confermare i pareri positivi già espressi . Luoghi personaggi e ambienzazioni davvero stimolanti che hai saputo riprendere al meglio! Noto che il Ladakh ha fatto il pieno di italiani quest'anno e da quanto vedo nei vari reportages capisco anche il perchè.
Buon ferragosto!
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